Canone Rai in bolletta? Niente da fare, almeno per il momento. Il Governo fa marcia indietro su una delle novità più note fra quelle introdotte recentemente nella manovra. Non si tratta però di un addio, ma di un arrivederci: l’intenzione di ridurre e semplificare il pagamento è confermata, “ma appare improbabile che l’ipotesi di mettere il canone in bolletta possa maturare entro questa legge di Stabilità, visti i tempi tecnici troppo stretti”, fanno sapere da Palazzo Chigi.
IL SOTTOSEGRETARIO SMENTITO
La Presidenza del Consiglio smentisce quindi Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni, che appena ieri aveva dato praticamente per certa la misura: “Il canone Rai – aveva assicurato ai microfoni di Radio 24 – sarà in bolletta elettrica dal gennaio 2015”.
IL PROGETTO ORIGINARIO
Il progetto del Governo era di far pagare il canone in base al reddito (tenendo conto dei valori Isee) e insieme alla bolletta elettrica dell’abitazione, così da ridurre l’evasione (oggi non inferiore al 27%) e seguire il principio del “pagare tutti per pagare meno”. L’importo da versare si sarebbe quindi notevolmente ridotto rispetto agli attuali 113,50 euro, arrivando quasi a dimezzarsi.
Sarebbe dovuto cambiare anche il presupposto dell’imposta: non più il possesso di un apparecchio radiotelevisivo, ma quello di qualsiasi apparecchiatura in grado di ricevere segnali radio e tv, quindi anche computer, tablet e smartphone. Il gettito complessivo era stimato in 1,7-1,8 miliardi, almeno 300 milioni in più rispetto alle entrate attuali del canone. Le risorse aggiuntive sarebbero state destinate in parte alla Rai e in parte alle emittenti private.
LE RAGIONI DELLA MARCIA INDIETRO
Sulla decisione di rinviare il dossier canone hanno inciso principalmente due fattori: da una parte l’opposizione delle aziende di fornitura di energia, supportate dal presidente dell’Authority per l’Energia, Guido Bortoni; dall’altra il problema dell’applicazione (eventuale) del canone alle abitazioni diverse dalla prima casa. A questo punto è probabile che il governo scelga la strada di un decreto ad hoc.