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Rai-Rcs, le crisi parallele dei due dei colossi dell’informazione italiana

Entrambe le realtà stanno vivendo un periodo concitato – Per quanto riguarda la Rai, uno studio di Mediobanca ha analizzato che la sua vendita porterebbe nelle casse del Tesoro 2,1 miliardi – In Rcs è corsa ai diritti ma Rotelli non aderisce all’aumento

Tutti gli occhi sono puntati su di loro. Due delle maggiori realtà dell’informazione italiana, il gruppo Rcs e la Rai, stanno vivendo un periodo particolarmente concitato.

Rcs Mediagroup. La famiglia Rotelli, prima azionista privata e fuori dal patto di sindacato con il 16,55%, dopo aver dato il proprio appoggio all’operazione di rafforzamento patrimoniale, si è chiamata fuori dalla sottoscrizione. Di conseguenza è scattata la corsa all’acquisto dei diritti relativi alla robusta partecipazione dell’imprenditore a capo del Gruppo ospedaliero San Donato e del San Raffaele di Milano che potrebbe cambiare gli equilibri e i pesi in campo. Per quanto riguarda poi le testate periodiche in chiusura, il Cda oggi ha analizzato le offerte definitive pervenute e ha deliberato di procedere con la scelta dell’acquirente, dando mandato di finalizzare l’operazione all’ad Pietro Scott Jovane. Secondo le indiscrezioni, le offerte sarebbero arrivate da Prs Communications, dal gruppo Veneziani e da Visibilia.

Rai. Sull’onda della messa sul mercato della tv pubblica greca (Ert) – bocciata però dal Consiglio di stato ellenico – torna sottotraccia la sempreverde idea di privatizzare la Rai, anche se difficilmente i partiti molleranno la presa. A parlare sono gli analisti di Mediobanca Securities che hanno effettuato uno studio secondo cui privatizzare la concessionaria del nostro servizio pubblico radiotelevisivo porterebbe nelle casse del Tesoro ben 2,1 miliardi. Un incasso non esaltante che il coordinatore dello studio Fabio Pavan ha giustificato così: “La profittabilità della Rai è ben inferiore a quella della media del settore, anche se questo gap sarebbe compensato considerando un premio di controllo in caso di vendita”. In parole povere, il potenziale acquirente avrebbe spazi di efficienza non indifferenti, a patto di riuscire a rivoluzionare l’azienda, da sempre regina di sprechi e inefficienza.

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