Le cosiddette “beghe” Rai non sono, come talvolta appaiono, solo intrighi interni ad uno dei Palazzi del potere. Spesso riassumono, si riflettono e coinvolgono, anche tanta parte dell’economia del Paese. Se e in che modo il principale operatore radiotelevisivo nazionale partecipa ai grandi processi di innovazione tecnologica del Paese, vedi Industry 4.0, incide non poco sul complesso delle dinamiche in corso. Chi la dirige, chi ne guida e disegna le prospettive strategiche, assume un ruolo fondamentale. E allora, per attenerci alla cronaca di questi giorni, chi si prende la briga di notificare al Direttore Generale Rai, Antonio Campo Dall’Orto, che deve liberare l’ufficio al settimo piano di Viale Mazzini prima possibile? I soggetti, in ordine, possono essere: il Consiglio di Amministrazione, l’azionista di maggioranza, l’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone.
Al momento, nessuno dei consiglieri Rai ha predisposto una mozione di sfiducia che, perlomeno, andrebbe preventivamente concordata con il Ministero dell’Economia. “Non ci risulta nulla in tal senso” si sussurra nei corridoi di Viale Mazzini. Cerchiamo di tradurre: non è all’ordine del giorno del prossimo consiglio il cambio del Dg che, secondo una lettura attenta delle disposizioni in materia, potrebbero prefigurare una contestuale caduta del CdA, cosa che, nonostante tutte le grane, non viene vista affatto con piacere dai consiglieri in carica. Lo scoglio, a quanto sembra, è il possibile successore. Una ipotesi era una sorta di interim dell’attuale Presidente, Monica Maggioni, ma, a quanto sembra, il passaggio di deleghe non è cosa semplice. Allora è emerso il nome di Giancarlo Leone, da poco uscito dalla Rai e dal mese scorso nominato Presidente dell’Associazione Produttori Televisivi, ma la sua candidatura è tramontata presto e Leone si è chiamato subito fuori.
Il secondo soggetto, l’azionista di maggioranza, cioè il ministro Padoan, in questo momento sembra avere ben altre preoccupazioni e, comunque, si tratta di una operazione che vive sotto l’ombrello di una contingenza politica tutt’altro che serena. Il terzo, infine, Raffaele Cantone, dopo aver espresso chiaramente il suo disappunto “… la Rai è stata la mia più grande delusione …” non sembra avere particolari poteri per intervenire con forza tale da costringere il Dg a dimettersi, salvo esercitare una sorta di moral suasion dagli esiti incerti.
Morale, come racconta chi conosce bene le segrete alchimie della Rai: al prossimo Cda non succederà nulla. Salvo colpi di scena che, in un luogo dove si parla di spettacolo, sono sempre possibili.
Nel frattempo però, nelle retrovie, si sta per svolgere una battaglia di primissimo piano: il nuovo Contratto di servizio. È stato predisposto un gruppo di lavoro, interno alla Rai, incaricato di predisporre una bozza da concordare con il Ministero e da sottoporre poi alla Commissione Parlamentare di Vigilanza. I temi sul tappeto sono di estrema rilevanza e, senza voler assegnare punteggi, ne elenchiamo sommariamente alcuni. Anzitutto la separazione contabile, cioè il principio delle risorse economiche da assegnare ai programmi di cosiddetto “servizio pubblico” rispetto a quelli di natura più commerciale. Quali sono o quali dovrebbero essere i principi che regolamentano questo meccanismo? Un secondo punto è la questione della copertura del segnale radiotelevisivo sul territorio nazionale: è stato scritto nella Convenzione recentemente approvata, che dovrebbe essere pari al 100% ma che, per note ragioni dovute anche alle caratteristiche orografiche del Paese, è ben difficile da raggiungere. Il terzo riguarda propriamente la mission del Servizio Pubblico e quindi la programmazione che dovrebbe assolvere questo compito: ad esempio, quelli dedicati ai minori piuttosto che alle minoranze linguistiche. Infine, e non è certo l’ultima questione, il piano editoriale sull’informazione che, come noto, è tuttora uno degli scogli principali sui quali si potrebbe infrangere la nave Rai.
Ieri, per chiudere la panoramica su Viale Mazzini e dintorni, si è svolta l’audizione dei nuovi vertici di Rai Way di fronte alla Vigilanza parlamentare sulla Rai. Per quanto hanno dichiarato i nuovi vertici, recentemente insediati, tutto procede nel migliore dei modi. Sul tema del polo delle torri, il Presidente di Rai Way, Raffelle Agrusti, ha ripetuto quanto noto: non ci sono novità all’orizzonte e non è prevista alcuna dismissione della quota pubblica dal capitale societario. Come abbiamo scritto più volte: tutti concordano, in modo palese o meno, sulla necessità che l’operazione polo delle torri si dovrà pur fare – Ei Towers è sempre lì che attende segnali – in quanto operazione con una forte logica di politica industriale del Paese e, ciononostante, non si vogliono, o non si possono, fare passi avanti in questa direzione. Ma il perché è tutto da capire.