Mamma Rai alza il velo sui suoi figli preferiti. Giusto allo scadere del tempo previsto dall’ultima riforma della tv pubblica, viale Mazzini ha pubblicato online la lista dei “compensi dei dirigenti oltre i 200 mila euro e quelli delle consulenze e collaborazioni non artistiche oltre gli 80 mila euro”.
Ecco la top 5:
1) Antonio Campo Dall’Orto, amministratore delegato – 652 mila euro, con un contratto di tre anni;
2) Antonio Marano, presidente Rai Pubblicità – 390mila euro;
3) Monica Maggioni, presidente Rai – 330 mila euro, di cui 270 mila da ex direttore di Rainews e 60 mila da consigliere;
4) Mauro Mazza, ex direttore Tg2 e Rai1 – 340mila euro;
5) Carlo Vardelli, direttore editoriale informazione, e Mario Orfeo, direttore Tg1 – 320mila euro.
Insieme a Mazza, sono tanti gli ex dirigenti ormai senza lavoro che continuano a guadagnare stipendi molto ricchi in virtù di contratti a tempo indeterminato: il notista politico del Tg1 ed ex deputato Francesco Pionati 203 mila euro, l’ex dg Alfredo Meocci 240 mila, lo storico volto del Tg2 Carmen Lasorella 205 mila, l’ex direttore di Raiparlamento Anna La Rosa 240 mila, l’ex dg Lorenza Lei 240 mila euro.
Numeri con cui Campo Dall’Orto vuole dimostrare che le sue assunzioni sono avvenute a costi inferiori, soprattutto perché con contratti di tre anni: i nuovi assunti, anche se esterni (come Daria Bignardi, che guadagna 300mila euro per dirigere Rai 3), guadagnano meno e non riceveranno la paga dai contribuenti per tutta la vita.
Eppure, siccome da luglio si comincia a pagare il canone in bolletta (in tutto 100 euro), le polemiche erano inevitabili. “Ci vogliono 6.500 famiglie per pagare il solo stipendio del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto”, fa notare Giorgia Meloni.
“Lo sforamento del tetto dei 240 mila euro è stato possibile grazie a un cavillo del quale il Movimento aveva chiesto l’eliminazione ma tutto il Pd ha votato contro”, si legge sul blog di Beppe Grillo. Da parte sua, il Pd rivendica invece di avere introdotto con la Riforma del 2015 l’obbligo della trasparenza.
Ma secondo l’Usigrai, il sindacato dei 1.700 giornalisti Rai, l’azienda dovrebbe pubblicare tutti i dati: “A quanto ammontano gli appalti? Quali sono le società di produzione che guadagnano di più? Chi sono gli agenti più utilizzati? E quali sono gli ingaggi dei conduttori?”. Tutto questo è stato denunciato alla Corte dei conti e all’Autorità Anticorruzione, che chiederà chiarimenti alla Rai sugli extra concessi a manager, tra cui parti variabili dello stipendio, carte di credito e perfino abitazioni”.