La grana sul compenso di Fazio non è ancora chiaro se, come e quando sarà risolta. Nel frattempo ora si pone la vera sfida per il nuovo Direttore Generale Rai, Mario Orfeo.
La più importante è iniziata proprio nei giorni scorsi con la convocazione della prima riunione interna a Viale Mazzini finalizzata ad avviare la stesura della bozza di lavoro sul nuovo contratto di servizio. Si tratta, come noto, dell’impegno di maggiore rilevanza strategica per la vita del servizio pubblico radiotelevisivo per quanto lo impegna ad osservare le indicazioni operative contenute nella Convenzione con il Ministero dello Sviluppo economico recentemente approvata.
Il contratto di servizio tutt’ora in vigore risale al 2010-2012 in quanto la discussione su quello che si sarebbe dovuto sottoscrivere alla successiva scadenza naturale venne sospesa fintanto che, nel 2014, emerse la necessità di far cassa attraverso la vendita del 36% delle azioni della controllata Rai Way. Il quadro normativo e tecnologico, nel frattempo, è evoluto e non poche novità sono comparse.
Vediamo i punti salienti sui quali il gruppo di lavoro è chiamato a lavorare. Anzitutto affrontare il quadro generale di riferimento con un punto focale ben chiaro: con questa nuova Convenzione, sostanzialmente, si richiede alla Rai di fare più cose con minori risorse economiche. Vengono richieste nuove prestazioni, nuovi servizi, a fronte di un canone sostanzialmente ridotto- portato a 90 Euro – rispetto agli anni passati. Non solo, l’erogazione dello stesso viene concessa a condizione che ogni anno debba avvenire una specie di “verifica contabile”. Attraverso questo meccanismo, la pianificazione industriale dell’Azienda è resa ancora più complessa in quanto appare difficile poter contare su risorse incerte e periodicamente variabili. Nessuna azienda potrebbe scommettere sul proprio futuro in determinate condizioni. Nel confronto con il Ministero e le altre parti interessate questo punto appare dirimente.
Il contratto di servizio dovrebbe, appunto, mettere in pratica l’indirizzo generale espresso dalla Convenzione e, in tal senso, la sfida strategica per Orfeo, consiste proprio nel mettere in equilibrio gli interessi dell’esigenza pubblica espressa dalla Legge con la gestione ordinaria e straordinaria della Rai. Non è cosa da poco ed esattamente in questi termini che si gioca la credibilità, la forza e il futuro della sua direzione.
Le questioni nodali in discussione sono le seguenti. Anzitutto associare i temi tipici del servizio pubblico con l’estensione e il rafforzamento verso le nuove tecnologie e la multimedialità. Cioè assumere i tratti tipici di quella media company tanto immaginata. In questo ambito ci sono tutte le offerte editoriali e informative da rivolgere sia al pubblico tradizionale della radio e della televisione, sia ai cosiddetti “nuovi pubblici” che oggi hanno un approccio ed un utilizzo diverso, mobile, non tradizionale, ai prodotti audiovisivi. Ed ecco che in discussione al tavolo di lavoro compare la necessità di assegnare una quota maggiore di programmi tipici da “servizio pubblico” in termini di generi, di strumenti tecnologici e di destinatari degli stessi (minori, fasce deboli, minoranze linguistiche etc). Un nodo correlato è la necessità di garantire la copertura al 100% della diffusione dei segnali radiotelevisivi sul territorio nazionale. Si tratta di una questione scottante. anche in vista della prossima introduzione delle nuove normative europee sulla riallocazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz che potrebbe cambiare non poco le carte in tavola.
Altro argomento in ballo riguarda il sostegno che l’Azienda può fornire allo sviluppo dell’educazione digitale del Paese. Così come alle sue origini la Rai ha contribuito in modo determinante alla sua alfabetizzazione, allo stesso modo oggi può accompagnare la diffusione della conoscenza digitale. Il progetto Industry 4.0 è destinato prevalentemente alle imprese private ma la Rai, seppure indirettamente, non ne può essere esentata alla partecipazione.
Ci sono poi in ballo la creazione di nuovi canali (che peraltro dovrebbero rientrare nel più vasto abito della riorganizzazione dell’offerta informativa) destinati a rendere la Rai per un verso più vicina ai cittadini e per altro verso al vasto pubblico non solo nazionale. Si tratta del canale “istituzionale” dove trova voce la “politica” intesa nella sua forma più rilevante, cioè quella che dialoga e rappresenta tutti gli ambiti di rappresentanza civile e quindi da spazio e visibilità alle istituzioni nei vari livelli, centrali e periferici, nazionali e internazionali. L’altro canale del quale da tempo si parla è quello rivolto a quanti, in tutto il mondo, guardano con interesse e attenzione al nostro Paese, alla nostra cultura, storia e tradizione e dunque un canale in lingua inglese.
Infine, e non parliamo di un dettaglio irrilevante, compare la questione della pubblicità. La nuova Convenzione rinvia espressamente alle disposizioni del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (TUSMAR) che dispone limiti precisi sull’affollamento per canale, prefigurando una sostanziale riduzione degli spot e conseguenti minori risorse da inserzioni.
Il secondo terreno di sfida per Orfeo è invece, relativamente, molto semplice: dotarsi di una nuova squadra autorevole, efficiente, forte, dove i componenti li ha già tutti in casa. La scorsa settimana ha iniziato con la nomina del Direttore Risorse Umane, Luciano Flussi, storico dirigente di Viale Mazzini con un curriculum di tutto rispetto. Ora la casella da occupare con urgenza è quella del Chief Financial Officer, lasciata libera recentemente da Raffaele Agrusti. Poi è disponibile il posto da Chief Tecnology Officer, anch’esso vacante a seguito dell’uscita di Valerio Zingarelli. Rimangono in ballo altre caselle strategiche che potrebbe essere oggetto di valutazione come, ad esempio, quella degli Affari Legali, dello Staff (nodo cruciale) e delle Relazioni esterne. Da non dimenticare poi la quotata di Viale Mazzini, Rai Way, alla quale la Convenzione ha dato una specie di via libera ipotizzando che “per gli sviluppi a più lungo termine può essere prevista la realizzazione di impianti comuni con gli altri operatori televisivi e di telecomunicazioni.” In altre parole, come ha spesso ripetuto Giacomelli anche ad una nostra intervista “Si al polo delle torri, purché sia garantito il ruolo pubblico.” Anche a Via Teulada ci potrebbe essere presto un cambio della guardia alla presidenza della società, dove, al momento, viale Mazzini ha un solo rappresentante in un Consiglio a maggioranza di indipendenti.