Andrea Fabiano, Ilaria Dallata e Daria Bignardi. Sono questi i nomi dei prossimi direttori di RaiUno, RaiDue e RaiTre. I primi due, meno noti, sono rispettivamente l’attuale vicedirettore della prima rete (barese, classe 1976, entrato in Rai nel 1999 con un incarico presso la Direzione Marketing e a breve il più giovane direttore nella storia di RaiUno) e la fondatrice della società di produzione Magnolia (laureata in Lettere, nata a Parma nel 1976).
Inoltre, il veterano Angelo Teodoli (in Rai dal 1983) passerà dalla direzione di RaiDue a quella di Rai4, mentre alla guida di RaiSport e Rai Pubblicità arriveranno Gabriele Romagnoli (bolognese, ex inviato negli Stati Uniti per La Stampa ed ex direttore di GQ) e Antonio Marano (eletto deputato nel 1994 con la Lega Nord, già membro della commissione di Vigilanza Rai, sottosegretario alle Telecomunicazioni, direttore di RaiDue e vicedirettore generale della Rai). Giancarlo Leone sarà probabilmente il coordinatore editoriale dell’offerta.
I nomi sono stati annunciati oggi dall’amministratore delegato, Antonio Campo Dall’Orto, nella riunione con i 9 consiglieri di amministrazione. La nomina formale arriverà nella riunione del Cda di domani. Ma non c’è alcuna incertezza sull’esito delle nomine, perché – in base alla riforma in vigore da gennaio – per la prima volta nella storia l’ad della Rai non avrà bisogno della maggioranza dei voti in consiglio.
Le scelte delle nuove direzioni – secondo Dall’Orto – sono “basate su competenza esperienza e merito, autonomia dai partiti, guidate dalla volontà di rinnovamento proprio attraverso la competenza e nel segno della valorizzazione delle risorse interne”. Le pressioni delle lobby non sono mancate e neanche quelle della politica, ma Campo Dall’Orto giura di aver scelto in autonomia.
Molto critico il sindacato Usigrai: “Nei fatti una sonora sfiducia e delegittimazione di tutti i dipendenti della Rai. Se fossero veri i nomi che domani saranno proposti dal Dg al Consiglio di Amministrazione, saremmo di fronte a un fatto grave. Salvo l’eccezione di Rai1, l’ennesima infornata di esterni. Evidentemente il Dg ritiene che tra gli 11mila dipendenti non ci sono professionisti in grado di assumere ruoli di rilievo. Si dà corpo così al pregiudizio che l’Usigrai ha denunciato da subito, nei confronti di tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per il Servizio Pubblico, assicurando il primato alla Rai in termini di ascolto e credibilità”.