La parola Coronavirus è entrata, ormai, prepotentemente nel lessico di tutti dopo gli interventi diretti delle istituzioni, i servizi e i reportage giornalistici, i grandi approfondimenti televisivi e gli appelli in dialetto dai sindaci alle loro comunità tramite web e radio-tv (una decisione piena di significati che invece di generare, in alcuni casi, inutile ilarità avrebbe dovuto rappresentare un ulteriore segnale della gravità del momento). E la tv – come ha scritto Antonio Dipollina il 17 Marzo su “la Repubblica”- ha finito per sostituire il focolare domestico.
Il Tg1 raggiunge ormai gli otto milioni di telespettatori fissi e i canali all news di Sky, Mediaset e Rai raddoppiano gli ascolti. Tutto ha avuto inizio il 9 di marzo quando il Paese ha cominciato a chiudersi progressivamente avendo compreso la gravità della situazione. Nel periodo 8-16 marzo, l’ascolto medio televisivo, in prima serata, è salito del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi su 30 milioni spettatori. Il discorso in diretta tv del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, alle 21.30 di lunedì 9 Marzo è stato seguito tv da 22 milioni 600mila telespettatori con uno share del 71,5%. E il Fatto Quotidiano, il giorno dopo, ha potuto titolare “La tv torna tutta di servizio pubblico”. E sabato sera, la “straordinaria” con Conte da “Facebook”, “intorno alle 23.00”, nonostante l’attesa (che non si addice alla sacralità della comunicazione istituzionale in televisione, peraltro in un periodo di emergenza) è stato seguita , in totale, da 16 milioni 250 mila telespettatori registrando uno share del 60,1%.
Mentre, in tutta la Penisola si chiudevano le scuole di ogni ordine e grado, sono cominciati i ragionamenti di docenti e genitori per individuare soluzioni alternative all’insegnamento tradizionale e per utilizzare al meglio gli strumenti già a disposizione. Una modalità per evitare di aggravare i disagi dei bambini e delle loro famiglie e dei ragazzi dell’ultimo anno delle superiori, in procinto di concludere i loro percorsi scolastici.
Aldo Grasso nella sua rubrica “Padiglione Italia” sul Corriere della Sera dell’8 Marzo ha proposto di riaccendere “Telescuola”, il vecchio programma televisivo della Rai, realizzato nel 1958 con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione, allo scopo di consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie (il ministro era Aldo Moro, che volle anche l’introduzione della Educazione civica come materia di insegnamento nelle scuole). E sulla scia dei risultati ottenuti arrivò, due anni dopo, nel 1960, “Non è mai troppo tardi” il programma curato e condotto dal maestro e pedagogista Alberto Manzi, che fece prendere la licenza elementare a circa un milione e mezzo di “alunni” in gran parte adulti.
Nel suo intervento, Aldo Grasso ha proposto la riscoperta della tv pedagogica, sfruttando l’enorme materiale didattico della Rai, per lasciare internet alle università e alle superiori. E la risposta di chi lavora nell’azienda di Viale Mazzini, nonostante le difficoltà, non si è fatta attendere. Oltre a potenziare la tv pedagogica con RaiCultura ha messo in rete lo Speciale “Scuola 2020” . Con “Scuola a casa” si propone “L’introduzione alla didattica on line” mentre “La Scuola non si ferma” presenta una serie di strumenti di supporto alla didattica. Veri e propri approfondimenti con lezioni che vanno dall’Arte all’Economia, dalla Storia alla Musica, dalla Filosofia all’Inglese, dalla Matematica alla Letteratura. E un apposito programma è dedicato alla Scuola dell’infanzia.
Lo stesso Governo ha chiesto alla Rai con il Sottosegretario alla Salute Sandra Zampa di “trovare il modo di spiegare ai bambini l’emergenza che l’Italia sta affrontando. Intrattenere non basta” ha affermato la senatrice in un’intervista al Corriere della Sera del 19 Marzo. Anche i bambini – ha sottolineato – hanno paura, hanno diritto di sapere cos’è questo virus e perché devono rimanere in casa rassicurandoli che ritroveranno la scuola, i compagni, le certezze di prima”. E da sabato scorso va in onda “Diario di casa” una sorta “di gioco del perché”, a cura di Rai Ragazzi, su Rai1 alle ore 14.00, su Rai Yoyo alle 16.10 e su RaiPlay. Nella striscia quotidiana, condotta da Carolina Benvenga e Armando Traverso, pediatri, psicologi ed educatori rispondono alla domande inviate dai bambini tramite i social.
E così in questi giorni casalinghi tanti telespettatori hanno scoperto un’altra tv che invece conoscono bene i giovani genitori e i nonni: da tempo Rai Ragazzi dedica spazio e risorse all’istruzione e all’intrattenimento dei più piccoli. Quelli in età prescolare, ad esempio, possono imparare l’inglese con i personaggi dei cartoni animati di “Let’s Go Pocoyo” e di“Peppa Pig” che propone lo stesso episodio prima in inglese e poi in italiano o con la serie interattiva “Disney English”.
Luca Parmitano spiega, invece, ai più “grandicelli” i misteri dello spazio con “Space to ground”. E da Torino seguita ad andare in onda, al mattino e nel pomeriggio, lo storico programma “Albero Azzurro”, che propone un intrattenimento educativo con spazi dedicati alla creatività e al gioco e ai momenti di svago. La trasmissione compirà 30 anni a maggio. Contemporaneamente, in questi giorni, su Rai Gulp e Rai2 sono partiti nuovi cartoni dedicati ai ragazzi, tra cui “Leo da Vinci” un teenager nella Toscana del XV secolo già geniale inventore che ha come amica la quasi coetanea (Monna)Lisa. E questo grande impegno è stato scoperto anche dalle redazioni “Spettacolo” dei quotidiani che da quando ha avuto inizio l’emergenza dedicano sempre più spazio a questo tipo di programmazione dedicata ai bambini.
La Rai non si è limitata solo a pensare ai più piccoli, ma ha integrato anche la proposta per gli adulti. Rai3 trasmette dalla scorsa settimana una serie di 20 puntate dedicate ai grandi della letteratura, da Dante a Pasolini presentati da Edoardo Camurri. E sulla stessa rete si ripropone il “Grande Teatro di Eduardo” con Massimo Ranieri e Maria Angela Melato nella serie di commedie di Eduardo De Filippo prodotte al Centro Rai di Napoli, che riscosse enorme successo su Rai1: “Filumena Marturano”, “Napoli milionaria”,”Questi fantasmi” e “Sabato, Domenica e Lunedì”.
La capacità della Rai di stravolgere i palinsesti a tempo di record per soddisfare le mutate esigenze televisive a cominciare da più piccoli “è stata evidenziata addirittura da Variety” come ha scritto Michela Tamburrino su La Stampa dell’11 Marzo. Il riconoscimento dell’importante magazine americano, considerato come una sorte di Bibbia del mondo dello spettacolo a livello mondiale, dovrebbe andare alle migliaia di tecnici, impiegati, giornalisti e operatori dell’informazione e dell’intrattenimento, conduttori, funzionari e dirigenti che seguitano a fare il loro dovere in un momento di grave difficoltà, nonostante la precarietà dell’attuale dirigenza che dovrebbe governare l’azienda di Viale Mazzini.