Condividi

Rai, da Sanremo all’amianto al calo di ascolti: i tormenti della tv pubblica nel 2025

Ad aprile 2027 scadrà la concessione con la quale lo Stato assegna alla Rai lo svolgimento in esclusiva dell’esercizio del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale sull’intero territorio nazionale. In questa prospettiva sarà importante capire quali sono i problemi e le visioni che s’intravvedono all’orizzonte, non solo per Viale Mazzini ma per tutto il perimetro del mercato audiovisivo nazionale

Rai, da Sanremo all’amianto al calo di ascolti: i tormenti della tv pubblica nel 2025

L’anno appena iniziato si presenta alquanto complesso per la Rai e per il servizio pubblico. I temi ed i problemi sul tappeto sono molti e fortemente intrecciati tra loro. Proprio a partire dai primi giorni dello scorso dicembre si sono sovrapposte notizie e avvenimenti intorno ai quali si concentrerà il dibattito politico ed economico: le prospettive appaiono incerte e complesse. Il 5 dicembre il Tar della Liguria dichiara sul Festival di Sanremo “illegittimo l’affidamento diretto del Festival alla Rai, serve una gara” (Corriere della Sera). Il dispositivo non impatta sull’edizione 2025 ma sull’anno successivo. La Rai ha presentato ricorso ma il problema è aperto.

Nei giorni scorsi Enzo Mazza, il Ceo della Fimi (Federazione industria musicale italiana) ha dichiarato: “Il tema della nuova location è serio sia per noi sia per la Rai. Il teatro Ariston (a cui Rai, comunque, paga 2,5 milioni di euro all’anno solo per l’affitto, ndr) non è più adatto” per ribadire quanto noto da tempo, ovvero che la città ligure potrebbe non essere più la sede migliore per lo svolgimento del Festival.

Rai, l’emergenza amianto

Poi, succede che il 17 dicembre la rottura di una parte dell’impianto di riscaldamento del Palazzo di Viale Mazzini mette in moto un meccanismo di accertamenti che, successivamente, sveleranno la presenza di particelle di amianto nelle zone interessate e quindi, a seguito di un intervento della Asl, renderà necessario lo sgombero dello storico palazzo entro la fine del mese corrente. Tutto questo nel contesto del progetto di trasferimento nella nuova sede di Viale Cristoforo Colombo già in cantiere e previsto non appena aggiudicata la gara (valore oltre 110 milioni) per una durata dei lavori stimata di oltre 1.200 giorni (forse 2029).

Rai, le possibili aggregazioni

Il 19 dicembre l’ufficio stampa di Viale Mazzini comunica che “Rai, F2i e Mfe – MediaForEurope hanno sottoscritto un memorandum of understanding non vincolante per l’avvio, anche con il coinvolgimento di Rai Way ed EI Towers di taluni approfondimenti preliminari sugli aspetti industriali di una eventuale aggregazione tra Rai Way ed EI Towers”. Il tema è stato affrontato in diverse occasioni da FIRSTonline. A questo proposito si è letto nei giorni scorsi che si vorrebbe giungere ad una chiusura dell’accordo a breve periodo (entro luglio?). Ipotesi che appare alquanto improbabile: troppo complessi i problemi sul tappeto, a partire dal contratto di servizio che lega Rai e Rai Way in scadenza nel 2028.

Rai, il calo degli ascolti

Il 27 dicembre AgCom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) rende noto il 4° Osservatorio 2024 sulle Comunicazioni dove si legge che diminuisce complessivamente il numero dei telespettatori per tutte le emittenti nazionali che passano nel Prime Time da 22,7 milioni prima della pandemia a 18,7 milioni del terzo trimestre 2024 (-17,4%). In particolare poi si riduce la platea del Day Time che passa da 9,9 milioni a 8,1 milioni (-18,5). Si legge poi che il Tg1 continua a perdere telespettatori (in buona compagnia del Tg concorrente di Mediaset) e che pure RaiNews24 è sulla china di ascolti sempre più magri (43 mila nell’intero giorno dei tre trimestri 2024).

Pochi giorni dopo, il 29 dicembre, entra in vigore il nuovo metodo di rilevazione degli ascolti tv di Auditel: il Total Audience che terrà conto anche delle nuove e diverse modalità di fruizione dei prodotti audiovisivi e dove si sommeranno gli “ascolti” tradizionali a quelli “digitali”.

Rai, quali costi sono stati tagliati?

Succede infine che la legge di Bilancio 2025 risolve “last minute” il problema del canone 2025 con il ritorno a 90 euro rispetto ai 70 dell’anno precedente mentre passa l’emendamento all’art. 1, c. 861, dove si legge che “al fine di contribuire alla riduzione degli oneri di esercizio della società Rai, la predetta Società nell’anno 2025 promuove l’adozione di misure di razionalizzazione dei costi per consulenze esterne mantenendoli nel complesso ad un livello non superiore a quello conseguito nell’anno 2023…” per l’anno 2026 in relazione all’ammontare complessivo dei costi di cui al primo periodo la predetta società è tenuta a realizzare una riduzione pari ad almeno il 2% rispetto al corrispondente ammontare sostenuto nella media del triennio 21-23”. Nella prima stesura dell’emendamento, era previsto un taglio anche sulle spese del personale poi ritirato ed ora in vigore solo, appunto, per le “consulenze esterne” genericamente intese.

Rai, manca ancora il nuovo presidente del cda

Tutto questo avviene in un contesto istituzionale e normativo ancora incerto e confuso. A dicembre in commissione parlamentare di Vigilanza Rai si svolgono ulteriori tentativi di votazione per la nomina del/la nuovo presidente del cda di Viale Mazzini, carica ormai vacante dallo scorso ottobre, senza giungere a soluzione. Al momento, la trattativa tra maggioranza e opposizione è bloccata. Come noto, per la ratifica della nomina in Vigilanza occorre la maggioranza dei voti che i partiti di Governo non hanno: ne mancano due. FdI, FI e Lega sostengono Simona Agnes e l’opposizione invece si oppone e richiede un nome condiviso “autorevole e di garanzia” che al momento non è emerso.

Rai, il nodo della riforma

A complicare ulteriormente il quadro c’è il tema della riforma Rai, da anni sul tavolo del confronto politico senza aver visto finora significativi passi in avanti. All’indomani del voto del 26 settembre in Parlamento quando vennero nominati gli attuali consiglieri di amministrazione era stato “calendarizzato” un programma di lavoro in Commissione Ambiente e lavori pubblici del Senato dove, finora, sono stati depositate sette proposte. Ad oggi, mancano quelle dei due partiti di Governo (FdI e FI). I lavori si dovrebbero concludere entro la fine del prossimo luglio per non incorrere nella possibilità di infrazione comunitaria per inadempienza per quanto previsto dal recente European Media Freedom Act laddove si richiede uno specifico adeguamento riferito all’autonomia del servizio pubblico.

Commenta