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Rai: cosa c’è dietro la bocciatura di Campo Dall’Orto

Il consiglio d’amministrazione ha bocciato il piano editoriale presentato dal Dg e, di fatto, ha aperto la crisi. Ma il rappresentante del governo si è astenuto e ciò lascia pensare che, per ora, la poltrona di Dall’Orto traballa ma non crolla. Oltre al nodo dell’informazione spunta anche l’ipotesi di danno erariale. Il possibile addio di Raffaele Agrusti.

Rai: cosa c’è dietro la bocciatura di Campo Dall’Orto

I corridoi del palazzo Rai di Viale Mazzini sono semplici: hanno tutti una pianta quadrata ed è veramente difficile perdersi. Ieri, al termine di una lunga giornata di aspre tensioni nel Consiglio di amministrazione, qualcuno ha perso qualcosa. Il primo a perdersi sembra sia stato il Direttore Generale, Antonio Campo Dall’Orto, e qualcuno del suo staff. Il qualcosa invece riguarda il vero oggetto dei timori dei consiglieri.

Cerchiamo di ricostruire. Alle 15.30 esce la prima Ansa dove si legge che il consigliere Paolo Messa, il più giovane e di area centrista, lascia i lavori del Consiglio e dichiara di “essere venuto meno il rapporto fiduciario con il DG”. Oggetto del dissenso è stata la relazione del Collegio sindacale sui rilievi ANAC di Raffaele Cantone, dove, sembra, siano emersi rischi concreti di ricorsi alla Corte dei Conti per possibile illegittimità nelle procedure di assunzione di 21 megadirigenti. L’antifona è chiara a tutti e, per Messa, lo è ancora di più. Se le cose dovessero andare male, i consiglieri sarebbero chiamati a risponderne in proprio per danno erariale e, per quanto ci potrebbe essere un paracadute assicurativo, la faccenda non si presenta affatto semplice. Mentre buona parte degli altri consiglieri sono o già pensionati o con prospettive di ulteriore carriera abbastanza limitate, per il giovane consigliere Messa un incidente di percorso del genere potrebbe risultare duro da gestire.

Del resto, la situazione ANAC sulla Rai è molto semplice e delle due l’una: o i rilievi di Cantone hanno un senso ed è quindi doveroso dare seguito tangibile e significativo, o altrimenti le sue osservazioni possono essere considerate come fumo al vento e quindi chiunque è legittimato ad ignorarle. Questa seconda ipotesi, con l’aria che tira, appare ben difficile da sopportare. In ballo, su questo tema, non c’è solo la Corte dei Conti, ma la messa in discussione di gangli vitali dell’Azienda. Ad esempio, la Security, dove dopo le dimissioni del responsabile Genseric Cantournet, al primo posto tra le assunzioni contestate, si è aperta una falla non di poco conto considerati i pericoli che si corrono su questo terreno. A Viale Mazzini qualcuno ricorda, inoltre, che la stessa società di headhunters che ha proposto il suo nome, ne ha proposti anche altri di non menor rilievo, come il responsabile risorse umane Piero Galletti.

E poi, sempre ieri, è circolata una notizia che non ha avuto molta attenzione ma non è di poco conto. Il CFO Rai, Raffaele Agrusti, lo scorso venerdì avrebbe presentato le sue dimissioni per aver accettato la proposta di nomina come DG dell’InAss. Abbiamo cercato di saperne di più ma la sola risposta che abbiamo ottenuto è stata: “non ha smentito”. Ora, si dà il caso che il CFO Rai sia anche Presidente di Rai Way, società quotata che proprio nei giorni scorsi ha rinnovato il suo vertice.

E allora, posta la relazione sui rilievi ANAC – secretata – al primo posto, tutto il resto appare sotto una luce diversa. Non è un caso che, su questo argomento, per tutto il pomeriggio di ieri, nessuno ha raccolto il segnale partito con il primo colpo di cannone sparato da Messa. Ed è a questo punto che scatta il piano occulto: far emergere il dissenso con il DG su un tema più facilmente “notiziabile” e sperare che su questo fronte di poter ottenere le sue dimissioni. La riunione poi ha proseguito i lavori con l’altro punto all’ordine del giorno: il progetto sull’informazione e su questo c’è stato buon gioco, da parte di tutti, a scatenare il putiferio.

Pronti subito dopo, però, a trattare una tregua: sia Carlo Freccero che Arturo Diaconale, hanno sostenuto che, qualora il Dg sia disponibile ad aggiustare il progetto, se ne può riparlare e andar avanti. E già che il punto, sembra, sia proprio questo. È noto che in Parlamento è in ballo una sorta di accordo sulla legge elettorale che possa consentire di andare alle urne anticipate e, allora, si ragiona, a chi potrebbe convenire aprire la bolgia di nuove nomine a Viale Mazzini proprio a ridosso di nuove elezioni? E, inoltre, chi si prenderebbe una responsabilità del genere per così poco tempo? Vale la pena ricordare che, sempre ieri, il CdA ha approvato i palinsesti solo per il prossimo trimestre, rinviando il “malloppo” pubblicitario più interessante, la programmazione autunnale, ad una prossima riunione.

Sul tema news Rai il dibattito è avviato da almeno due anni e le prime idee sono una delle eredità del precedente DG Luigi Gubitosi. Nel frattempo, su questo tema, si è recentemente dimesso Carlo Verdelli, incaricato di portare a termine la complessa operazione. Ma, sempre nel frattempo, la “politica” è entrata a gamba tesa sull’argomento: sono ancora fumanti le macerie dell’esito referendario e ancora urticanti le polemiche sui compensi, così come sui servizi di Report che, guarda caso, hanno dato particolare fastidio ad uno dei partiti di governo.

Campo Dall’Orto dovrà avere un confronto con il suo azionista di maggioranza, e, come ha sostenuto “è stato lui a nominarmi e sarà lui a sfiduciarmi”. Come FIRSTonline ha scritto, ieri, formalmente, non è successo nulla di rilevante e, visto anche il comportamento del rappresentante del Governo in seno al Cda, Marco Fortis, che si è astenuto sulla bocciatura del piano editoriale, è difficile immaginare uno scenario catastrofico. Almeno per ora, salvo, appunto, colpi di scena.

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