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Rai a caccia di 200 milioni, un rebus per Gualtieri

Anche la Tv pubblica deve fare i conti con gli effetti della pandemia: debiti in rialzo, meno canone e meno pubblicità. Un situazione “Non sostenibile” a detta dell’Ad Salini. Oggi il ministro Gualtieri in commissione Vigilanza e si riunisce il Cda in viale Mazzini

Rai a caccia di 200 milioni, un rebus per Gualtieri

Salvo sorprese dell’ultima ora, oggi alle 13.30 il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri sarà ascoltato in Commissione di Vigilanza Rai a seguito di una lettera inviata dal suo presidente, Alberto Barachini, il quale ha rilevato  “l’assoluta priorità e urgenza” di un confronto con  il titolare del MEF (nonché azionista della Rai). L’incontro è di particolare rilevanza non solo per quanto riguarda la Rai ma interessa indirettamente tutto il perimetro del sistema delle TLC: vedi transizione al DVB-T2, mercato della pubblicità e banda larga. Questa stessa mattina, alle 10, è anche convocato il Cda di Viale Mazzini e non è difficile supporre che si potrà mettere in modalità “stand by” in attesa delle dichiarazioni del Ministro dalle quali potrebbero scaturire scelte strategiche importanti.

La richiesta di audizione a Gualtieri è stata inoltrata in quanto si ritiene ”indispensabile per raccogliere ogni elemento informativo utile, in particolare sulle attuali problematiche in cui versa il bilancio della Rai, con particolare riguardo al preoccupante indebitamento finanziario, nonché sulle difficoltà di completa destinazione alla Società concessionaria delle risorse provenienti dal gettito del canone”. Una lettera analoga è stata inviata anche all’AD di Viale Mazzini, Fabrizio Salini, che ha risposto nei giorni scorsi (con una coda di polemiche per le ventilate minacce di licenziamenti) con un lungo documento dove si descrive dettagliatamente la situazione dei conti Rai: “La pandemia in corso ha ulteriormente aggravato se non addirittura compromesso la situazione economico-finanziaria per gli anni 2021-2023 e non si è ancora in grado di valutare le ulteriori possibili conseguenze. Pertanto, per invertire la rotta, è necessario pensare ed implementare interventi di carattere straordinario, come mai accaduto in passato”. In particolare, scrive sempre Salini “… ad oggi si sono registrati impatti particolarmente negativi sulle risorse valutabili nell’ordine di circa 200 milioni di euro alla luce dei seguenti principali fattori: canone con trend negativo degli incassi dei canoni speciali in funzione delle criticità delle imprese ricettive e commerciali; pubblicità: generalizzata e significativa riduzione degli investimenti pubblicitari a seguito della contrazione economica e dei consumi e altri ricavi per il forte ridimensionamento di alcune linee di business (es. theatrical)”. 

La sintesi è netta e inequivocabile: “…l’evoluzione inerziale delle risultanze del quadriennio 2020-2023 evidenzia una situazione economico-finanziaria tendenzialmente non sostenibile”. Ce n’è quanto basta per accendere la luce rossa dell’allarme sulla tenuta dei libri contabili e porre il Ministro dell’Economia di fronte a scelte difficilmente derogabili.

Quali potrebbero essere gli scenari di intervento e cosa potrebbe dire oggi il Ministro? Il primo, forse quello formalmente e politicamente più agevole, è non partecipare all’audizione di oggi (al momento in cui scriviamo è confermata). Ci sarebbero mille buone motivazioni per disdire all’ultimo minuto, plausibili e comprensibili data la situazione generale del Paese dove non sono certo i conti della Rai al centro dell’attenzione pubblica. Anzi, proprio per questo motivo, essere chiamato a sanare i conti per responsabilità non certo tutte di sua competenza potrebbe essere alquanto complicato. Già nei mesi precedenti lo stesso Gualtieri aveva incontrato l’AD Rai e gli ha chiesto chiarimenti proprio sui conti in ordine e sul Piano Industriale, attualmente “congelato” proprio a causa Covid. Inoltre, lo stesso partito a cui appartiene il Ministro da tempo ha dato visibili segnali di insofferenza verso questo vertice: vedi le recenti dichiarazioni della capogruppo PD in Vigilanza Rai, Valeria Fedeli, che ha dichiarato chiaro e tondo: “Questa Rai deve cambiare”. 

Il secondo scenario è quello “interventista”: si prende atto delle gravi difficoltà in cui si trova il Servizio Pubblico e si impegna a trovare una soluzione, almeno in grado di fronteggiare l’emergenza. Si tratta di una prospettiva non facile da disegnare: i margini di azione sono stretti e di non agevole percorribilità: si può immaginare un contributo straordinario “una tantum” da inserire nella prossima Legge finanziaria come pure si potrebbe intervenire sul fronte canone, magari riconoscendo alla Rai il “maltolto” avvenuto con il prelievo forzoso di oltre 100 milioni dell’extragettito ricavato dalla riscossione dello stesso ovvero intervenendo con la restituzione della trattenuta del 5%, pari a circa 84 Mln, di quanto lo Stato incassa complessivamente dalla tassa di scopo, come la Corte Costituzionale ha definito puntualmente il canone pagato dai cittadini per il Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Sono tutte sfere di azione molto delicate e complesse e soprattutto non di rapida attuazione, alcune delle quali non di sua diretta competenza e che interessano invece il MISE diretto dal Ministro Stefano Patuanelli che, su alcuni perimetri Rai, potrebbe non essere in piena sintonia con il MEF. Comunque, in questa ipotesi e bene che vada, si prospetta solo un intervento in conto ordinario, a mala pena sufficiente a sostenere le partite correnti. Tutt’altro discorso invece per quanto riguarda gli investimenti di medio e lungo periodo: vedi appunto l’innovazione tecnologica necessaria a sostenere la transizione al nuovo standard di trasmissione digitale e la partecipazione alla partita UBB. Servono soldi e tanti, altrimenti il rischio di rimanere tagliati fuori è molto elevato.

Da tenere poi conto di un ulteriore contesto politico (con evidente ricaduta economica): nei giorni scorsi il Governo Conte ha esercitato una sorta di “golden power “ sulla vicenda Vivendi – Mediaset che a molti è apparsa come una cambiale a futura riscossione nei confronti di Silvio Berlusconi che potrebbe ricambiare la gradita attenzione con un atteggiamento più morbido nei confronti dello stesso Governo. Sempre in questo ambito rientrano le altre due grandi partite che si giocano intorno a Viale Mazzini. La ripartizione della torta pubblicitaria, sempre più stretta e non sufficiente per tutti (e in tale conteso si capiscono le ragioni di quanti sostengono l’ipotesi di ridurre la quota Rai) e quella sulla banda larga alla quale molti guardano con crescente attenzione e che non è certo nelle priorità di Viale Mazzini già alle prese con la difficile transizione al DVB-T2.

Infine non si può escludere il terzo scenario: il Ministro, seppure con delicata diplomazia, si chiama fuori dalla partita e lascia l’Azienda in balia del suo destino. Si tratta di una ipotesi non del tutto remota che potrebbe combaciare con un diffuso proposito “politico” di mettere alle strette l’attuale CdA e rimettere mani sulla governance di Viale Mazzini, ritenuta espressione di una maggioranza Lega-5S ormai da tempo superata. Anche questa potrebbe rivelarsi una strada difficile da percorrere: lasciare la Rai allo sbando non fa comodo a nessuno, meno che meno all’Azionista di maggioranza che Gualtieri rappresenta.  

Quali che siano le scelte, certamente si tratta di valicare un Rubicone oltre il quale non si torna indietro. 

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