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Raggi, guai giudiziari ma il sindaco di Roma merita 10 e lode (!)

FIRSTonline

Virginia Raggi ha appena spento la prima candelina da sindaco di Roma ma le feste sarà meglio rinviarle. Il rischio che corre è che ora la Procura della Capitale spenga lei, rinviandola a giudizio per falso e abuso d’ufficio sulle nomine comunali e rinfocolando l’ala giustizialista del Movimento 5 Stelle proprio nel bel mezzo della prossima campagna elettorale. Fortunatamente, Beppe Grillo, dall’alto della sua incommensurabile saggezza, ci ha ricordato, in occasione delle elezioni comunali a Genova, che “uno vale uno” è sì un tratto distintivo dei Cinque Stelle ma solo quando conviene a lui e quando lo decide lui. E Roma, si sa, non è Genova.

Battute a parte, sarebbe un vero peccato se il primo sindaco grillino della Capitale cadesse per via giudiziaria. E’ vero che la città sta andando in rovina, che i rifiuti la stanno soffocando, che i topi ballano, che le buche delle strade sono sempre là, che i trasporti pubblici sono da terzo mondo, ma i critici della Raggi dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza e chiedersi: dove lo troviamo un altro sindaco che, anziché chiedere scusa ai cittadini che un anno fa l’hanno votata plebiscitariamente o preoccuparsi della caduta libera del suo indice di gradimento per l’assoluta nullità della sua azione amministrativa, si libra leggera sui mali di Roma e impudicamente si attribuisce un votone, un bel 7 e mezzo. Presunzione, egocentrismo, superbia? Ma no, nulla di tutto questo. Anzi, la Raggi meriterebbe molto ma molto di più. Diciamolo senza ipocrisia e con il rischio di prenderci gli insulti dei romani: noi alla Raggi daremmo un bel 10 con lode.

Ma i mitici sindaci della Capitale del passato – da Nathan ad Argan e a Petroselli – non si rivolterebbero nella tomba? Assolutamente no, perché probabilmente sarebbero stati d’accordo anche loro, convenendo sul fatto che la Raggi non merita 10 e lode come migliore sindaco della storia (che sarebbe un po’ complicato dimostrare) ma perché ha il merito indiscusso e impareggiabile di esistere.

Senza la Raggi alla guida del Campidoglio, tutti i discorsi sui grillini sarebbero solo chiacchiere da bar o pregiudizi che lasciano il tempo che trovano. Raggi invece ci aiuta a risolvere un teorema politico altrimenti impossibile:come governa il Movimento 5 Stelle quando conquista una grande realtà, come Roma ieri e forse l’Italia domani?

Finora il pregiudizio popolare era che M5S fosse bravissimo a guidare la protesta, ma non avesse la più pallida idea di come si governa una grande città o addirittura un Paese. Poi però sono arrivati Pizzarotti, la Appendino e soprattutto la Raggi. Pizzarotti ha stupito tutti amministrando benissimo la sua Parma ma è stato buttato fuori dal Movimento da Grillo. A Torino la Appendino ha sfruttato i suoi studi bocconiani e la sua appartenenza alla buona borghesia sabauda per guidare con equilibrio l’amministrazione della città, al netto della gravissima leggerezza sull’ordine pubblico e sulla sicurezza dimostrata a Piazza San Carlo in occasione della finale di Champions tra la Juve e il Real Madrid. Ma Torino non è Roma e forse la Appendino dovrebbe chiedere scusa alla precedente amministrazione comunale di Fassino e del Pd per aver demagogicamente paragonato, in campagna elettorale, il capoluogo piemontese a Calcutta.

Poi c’è la Raggi. Superficialmente c’è chi, forse pensando al No alla Olimpiadi, l’accusa di immobilismo, ma è sbagliato. Quello del sindaco di Roma non è immobilismo, ma arretratismo, perché, se non risolti, i tanti problemi della Capitale non è che restino sempre allo stesso punto, ma peggiorano. Così è per i rifiuti, la cui emergenza ricorda la Napoli dei giorni peggiori, così è per le buche, che sono ormai un pericolo mortale per ciclisti e motociclisti e sono la fortuna per le officine di riparazione delle auto, così è per i trasporti pubblici. Il più classico dei derby, quello tra Roma e Milano, non si gioca più da tempo perché la Capitale, surclassata dal risveglio di Milano, non è più in partita.

Eppure, al netto di questi rovesci e di queste sciagure, ha perfettamente ragione Giuliano Ferrara a sostenere sul Foglio che la Raggi merita un premio perché, con la sua encomiabile leggerezza e con la sua impareggiabile inconsistenza, dimostra con precisione svizzera che cosa fanno i grillini quando governano e che cosa non sarebbero capaci di fare se vincessero le elezioni nazionali e conquistassero Palazzo Chigi. Peggiorismo? Ma no, solo che chi crede alla favole è bene che prima o poi si svegli e i secchi di acqua gelata che la Raggi gli rovescia addosso ogni giorno sono una manna. ” I dodici mesi della nostra adorata Virginia – scrive Ferrara – non sono da crocifiggere, sono da monumentalizzare”. Ben detto. Grazie di cuore, Virginia. Grazie di esistere.

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