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Radiografia della sanità italiana ma i medici insorgono contro il Governo

FIRSTonline

Il Consiglio dei ministri ha appena approvato la manovra finanziaria per il 2025. Di fatto, il governo ha richiesto “sacrifici” a tutti i ministeri, tranne uno: la sanità. In conferenza stampa, il ministro dell’Economia Giorgetti ha dichiarato che alla sanità saranno destinati 3,5 miliardi nel 2025. Sarebbe la prima volta che l’incidenza della spesa sanitaria pubblica supera il 7% del Pil, con l’eccezione del 2020. Tuttavia, dal Documento programmatico di bilancio emerge che alla sanità il prossimo anno arriveranno solo 900 milioni. Per i restanti miliardi dovremo attendere il 2026.

Sanità, una manovra insufficiente

Molte associazioni di medici hanno espresso il loro disappunto: 900 milioni non sono abbastanza per salvare dal naufragio il Sistema sanitario nazionale. Tra le lacune del nostro sistema spicca quella della carenza di medici e infermieri. Secondo il Rapporto annuale dell’Osservatorio In-Salute dal titolo “Un Paese in Salute. Prospettive e sfide del Sistema sanitario nazionale tra presente e futuro” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) – il think tank guidato dall’economista Stefano da Empoli con base a Roma e Bruxelles – nel 2022 sono oltre 3mila i medici che si sono licenziati, con un incremento rispetto al 2021. Ogni anno 30 mila infermieri vanno in pensione, mentre dall’università ne escono solo 10 mila. La recente decisione di rendere libero l’accesso alla facoltà di Medicina non garantisce un miglioramento della situazione. “Non serve solo aumentare il numero dei medici, ma aumentare il numero di medici nel pubblico, e in specializzazioni poco remunerative e quindi poco attrattive per i giovani” – afferma il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato.

Ieri, quando la cifra dei 3,5 miliardi destinati alla sanità ha iniziato a circolare, si è ipotizzato di piani di assunzione, sblocco al tetto di spesa, e defiscalizzazione dell’indennità di specificità, una misura che avrebbe aumentato le retribuzioni e avrebbe reso più attrattive alcune delle specializzazioni ad oggi meno retributive. Tutte queste manovre, a fronte di un budget di soli 900 milioni sembrano essere state rimandate, se non accantonate totalmente.

Il Rapporto dell’Osservatorio fotografa un sistema sanitario soggetto alle pressioni di una popolazione in continuo invecchiamento, sempre più esposta a malattie croniche e a fattori di rischio. Tra le criticità evidenziate dal rapporto c’è quella dell’antibiotico-resistenza, che continua a far preoccupare. Anche le abitudini degli italiani destano allarme, aumenta il tasso di sedentarietà, quasi la metà degli italiani non raggiunge le ore di sonno consigliate dall’Oms, e il numero degli adulti in condizione di obesità aumenta, superando i 6 milioni. Spaventano anche le cifre sugli under 40 affetti da tumori, che sono in aumento. Gravano sul sistema sanitario anche i disturbi psicologici, e in questo quadro, desta sempre più apprensione la salute mentale dei giovani: il 22% di loro la valuta scarsa o pessima.

Le criticità del Sistema sanitario nazionale

All’aumentare dell’esigenze degli italiani non corrisponde una maggiore efficienza del sistema sanitario, che, con soli 900 milioni, potrà fare ben poco per colmare le proprie lacune. Le opinioni degli italiani sul sistema nazionale sono basse, specialmente se si guarda all’accessibilità delle cure. Il 45% delle persone intervistate dall’Osservatorio nel 2024 afferma di aver aspettato 6 o più mesi per ricevere le proprie prestazioni sanitarie. Un tempo medio di attesa ritenuto “scandaloso”, che va dai 114 giorni al Nord ai 126 giorni al Sud. Il 30% afferma di aver dovuto rinunciare ai trattamenti proprio per le liste d’attesa eccessivamente lunghe.

Sono molte le richieste degli italiani al Servizio sanitario nazionale, a cominciare dalla digitalizzazione, con la richiesta di sistemi di prenotazione digitale, o un maggiore utilizzo di telemedicina. Il 37% degli intervistati chiede maggiore accessibilità e facilità d’uso del Fascicolo sanitario elettronico. Stamattina, al convegno di Icom, Gemmato aveva ipotizzato di usare una quota di quei 3,5 miliardi che si pensava fossero stati stanziati per quest’anno, con l’obiettivo di utilizzare l’Intelligenza artificiale al fine di trasformare il fascicolo da strumento amministrativo a strumento sanitario. L’IA sarebbe un utile strumento per poter studiare in fretta un gran numero di dati e ipotizzare diagnosi. Tutto ciò, alla luce dello slittamento dei fondi al 2026, è stato messo in discussione.

Il Sistema sanitario nazionale ha 46 anni, è stato creato in un momento in cui l’Italia aveva altre esigenze, altre caratteristiche, e, ha da molti anni bisogno di una revisione. Inoltre, i sindacati dei medici italiani richiedono misure strutturali, e questo non è il caso dei 900 milioni stanziati per l’anno prossimo, che provengono dall’anticipo sulle future imposte pagate da banche e assicurazioni.

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