Il ritorno nel Governo francese della discussa ministra Rachida Dati è forse l’unico neo del nuovo Esecutivo macroniano guidato dal giovane e dinamico Gabriel Attal. E’ certamente un neo ma è un po’ eccessivo leggerlo come un segnale della svolta a destra del nuovo Governo. E’ un neo perché la Dati, che reggerà il ministero della Cultura dopo essere stata alla Giustizia ai tempi di Sarkozy, non è un figura specchiata e non solo perché è sotto inchiesta per corruzione (e andare al Governo non è il massimo delle stile, per quanto si voglia essere garantisti) ma anche perchè è nota per la sua litigiosità e per la sua volgarità. Al confronto il linguaggio popolaresco della Meloni sembra quello di Oxford. Ma è il significato politico quello su cui bisogna riflettere: Dati torna al Governo perché l’ha raccomandata Nicolas Sarkozy e non i Repubblicani francesi che infatti l’hanno subito espulsa. Hanno fatto bene Attal e Emmanuel Macron a imbarcarla? Sul piano dell’immagine certamente no, ma se il loro obiettivo – più di Macron che di Attal – è quello di mandare un segnale al mondo e all’elettorato di Sarkozy, la mossa, per discutibile che sia, ha un senso. Del resto la politica si basa sul compromesso e il nuovo Governo non ha una maggioranza in Parlamento ma soprattutto deve recuperare molti punti su Le Pen alle prossime elezioni europee. Ad ogni buon conto, Dati sicuramente giù dalla torre.