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Quota 102, Ape Sociale, Opzione Donna: novità in Manovra

FIRSTonline

Alla fine fu Quota 102. Solo l’anno prossimo, agli italiani sarà concesso di andare in pensione anticipata con almeno 64 anni di età e 38 di contributi. È questa la soluzione individuata dal governo per superare Quota 100, che scadrà il 31 dicembre e non sarà rinnovata.

È importante sottolineare la natura temporanea di Quota 102: non si tratta di una misura che sostituisce Quota 100 in via strutturale, non è un modo per aumentare stabilmente la flessibilità in uscita. È piuttosto uno scivolo di durata annuale che punta a rendere meno ripido il cosiddetto “scalone”, vale a dire gli anni di lavoro in più cui sarà costretto chi puntava ad andare in pensione anticipata nel 2023 con le regole di Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi).

Il palliativo è però limitato: chi l’anno prossimo compirà 62 o 63 anni ricadrà nelle regole della legge Fornero (che lega l’età pensionabile alla speranza di vita) e quindi per andare in pensione dovrà aspettare il 67esimo compleanno.

Tuttavia, la Lega ha ottenuto di inserire nella legge di Bilancio un fondo da 200 milioni l’anno per il triennio 2022-2024 che garantirà “un’uscita anticipata” ai lavoratori delle piccole e medie imprese in crisi “dai 62 anni”, senza alcun vincolo contributivo. A gestire il fondo sarà il ministero dello Sviluppo economico.

APE SOCIALE

Per quanto riguarda l’Ape sociale, viene prorogata al 2023 e allargata ad altre otto categorie di lavori usuranti, tra cui gli insegnanti delle elementari (quelli della materna c’erano già), i magazzinieri, le estetiste, i portantini, i giardinieri, gli addetti alle pulizie, gli autisti di veicoli, macchinari mobili e sollevamento. Viene poi eliminato il requisito che dava diritto all’Ape Sociale solo una volta passati tre mesi dalla fine del sussidio di disoccupazione (Naspi).

OPZIONE DONNA

Rinnovata per l’anno prossimo anche Opzione Donna, ma l’età di uscita viene alzata: potranno accedere le donne che entro il 2021 compiono 60 anni (se lavoratrici dipendenti) o 61 anni (se autonome) e hanno 35 anni di contributi. La misura si autofinanzia, perché l’assegno di chi usufruisce di Opzione Donna viene ricalcolato al 100% con il metodo contributivo, il che – secondo l’Inps – provoca un taglio medio della pensione pari al 33%.

CONTRATTO DI ESPANSIONE

Infine, il contratto di espansione viene allargato alle imprese dai 50 dipendenti in su (non più 100), che potranno prepensionare con un anticipo massimo di 5 anni in cambio di assunzioni.

POSSIBLI INTERVENTI FUTURI SULLA FLESSIBILITÀ IN USCITA

Quanto all’ipotesi di mettere mano in futuro a una nuova riforma delle pensioni, il Presidente del Consiglio considera il ricalcolo dell’intero assegno con il contributivo come la condizione decisiva per ottenere due risultati: aumentare la flessibilità in uscita e al tempo stesso salvaguardare la tenuta dei conti.

Del resto, nel presentare la manovra, Mario Draghi non ha usato giri di parole: “Bisogna tornare al contributivo, vedremo a quale età e con quale flessibilità, come recuperare i pensionati che lavorano in nero e correggere le pensioni squilibrate dei giovani”.

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Categories: Pensioni