Parlare di superamento della Legge Fornero sulle pensioni, allo stato attuale, appare un po’ un esagerazione. Ciò che è certo è che il rischio delusione per quanti avevano pensato di poter sfruttare la quota 100 per andare in pensione non è da sottovalutare.
Se ne saprà di più quando avremo sotto mano il testo della Manovra di Bilancio 2019, ma in base alle indicazioni fornite dalla Nota di aggiornamento del Def, la platea dei beneficiari sarà molto ristretta.
PENSIONI, QUOTA 100: LE RISORSE
Come previsto, saranno sette i miliardi che il Governo Lega-M5s metterà a disposizione di coloro che intendono andare in pensione prima, bypassando le regole previste dalla riforma Fornero. Una cifra che avrà bisogno di maggiori chiarimenti in sede tecnica, ma che certamente non basterà per coprire anche l’abbassamento del requisito contributivo a 41 anni di contributi dai 43 anni e 3 mesi necessari da gennaio 2019. Per fare anche questo servirebbero almeno altri 5 miliardi. L’anno.
Del resto lo ha ammesso anche il ministro dell’Interno e Vicepremier, Matteo Salvini: “Non mando tutti in pensione l’anno prossimo, l’obiettivo finale è quota 41”, ma questo obiettivo dovrà aspettare probabilmente fino al 2020.
PENSIONI, QUOTA 100: LE REGOLE GENERALI
Nonostante dovremo attendere ancora un po’ per i dettagli, il quadro generale è già stato tracciato. Dall’anno prossimo, per usufruire della quota 100 e andare in pensione prima di quanto previsto dalla legge Fornero saranno necessari 38 anni di contributi versati e un’età pari o superiore a 62 anni.
Le regole varranno sia per gli uomini che per le donne, ma attenzione, il paletto dei 38 anni sarà insuperabile, sebbene per il conteggio varranno anche i contributi figurativi, come disoccupazione indennizzata, periodi di integrazione salariale, contratti di solidarietà e mobilità.
Chi non possiede l’anzianità contributiva necessaria, ma magari ha un’età anagrafica superiore non potrà sfruttare la nuova opportunità concessa dal Governo. Chi ha 63 anni potrà andare in pensione anticipata con la “quota 101” che diventa “102” per chi ne ha 64 ecc. Ma chi per esempio ha 63 anni e 37 anni di contributi, o 64 e 36, dovrà rassegnarsi.
La buona notizia è che chi andrà in pensione con la quota 100 non subirà alcuna penalizzazione: l’assegno non subirà dunque tagli.
QUOTA 100: CHI PUO’ ANDARE IN PENSIONE
Bisognerà aspettare la legge di Bilancio per sapere con precisione quante persone potranno andare in pensione anticipata con la quota 100. Ciò che è certo è che la platea potrebbe essere abbastanza ridotta, si tratta di circa 370mila persone. Lo stesso ministro Salvini parla di un numero di uscite compreso tra i 350 e i 400mila italiani. Di questa platea faranno sicuramente parte circa 25.000 medici del servizio sanitario nazionale, secondo i calcoli dell’Anaao (il più grande sindacato dei medici ospedalieri) ma anche nel settore scuola e università si prevedono parecchie uscite. Nel settore privato invece, lo “scivolo” non farà grandi numeri. Tutt’altro. La Cgil teme infatti che la nuova misura metterà in serie difficoltà 40.000 lavoratori “precoci” e “usurati” che godevano di norme più favorevoli introdotte dal governo Gentiloni.
Tutti gli altri, inclusi quelli con un requisito contributivo pari a 41 anni, saranno costretti ad attendere ancora.
Secondo le prime simulazioni, a fare la parte del leone tra i beneficiari saranno i dipendenti pubblici – insegnanti, lavoratori degli enti locali, ministeriali, ma anche medici ospedalieri. – che potrebbero rappresentare circa il 40% dei “nuovi” pensionati.
PENSIONI: LE REGOLE IN VIGORE DAL 2019
Ricordiamo che, al livello generale, a partire dal 1°gennaio del 2019, l’età necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia salirà a 67 anni, mentre quella valida per usufruire dell’assegno sociale passerà da 65 anni e otto mesi a 67 anni.
Chiunque voglia accedere alla pensione anticipata (senza la quota 100) dovrà possedere almeno 43 anni e tre mesi di contributi (uomini) o 42 anni e tre mesi (donne).
Sul tavolo del Governo l’ipotesi di bloccare lo “scatto” stabilito dalla legge Fornero, fermando l’anzianità contributiva a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne.