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Quintana vince la tappa. Contador perde il podio. Oggi il trionfo finale di Froome

L’extraterrestre  si è accontentato di sprintare a quattro km dall’arrivo, come fosse in piano e non su pendenze superiori al 10%, raggiungendo e staccando in un batter d’occhio Nairo Quintana e Joaquin Rodriguez, che avevano accelerato per mettere subito in crisi Contador. Poi nei restanti chilometri che portavano al traguardo di Semnoz, che domina il lago di Annecy, Froome, da monarca assoluto che decide l’assegnazione dei feudi ai suoi sottoposti, in quelle ultime rampe del Tour del centenario sanciva prima di tutto l’espulsione dal podio di Contador, reo di averlo attaccato mettendo a repentaglio anche la sua incolumità nelle perfide discese alpine, scavalcato ora in classifica non solo da Quintana ma anche da Rodriguez; poi, per la vittoria di giornata, agevolava Quintana, scalatore nato ai 3mila metri delle Ande colombiane, quando è scattato andando a ottenere il primo prestigioso successo nella Grande Boucle con annessa la maglia a pois di migliore grimpeur (vanamente inseguita per tutto il giorno da Rolland); quindi concedeva a Purito Rodriguez, l’onore della piazza d’onore sul traguardo di Annecy-Semnoz accontentandosi del terzo posto, dopo aver fatto un paio di accelerate dimostrative e rifilato un colpo da karaté a un tifoso troppo esuberante. Il re metteva così il sigillo definitivo sul Tour, che per la seconda volta di seguito viene vinto da un corridore di Sua Maestà la Regina. Ma come ha vinto il britannico nato in Kenya, tre tappe, una scalata al Ventoux da vertigini, spesso all’attacco alla continua ricerca dell’impresa che è l’essenza del ciclismo, non ha nulla da spartire con il successo di  Wiggins l’anno scorso, un predominio, quello di Bradley, che fu molto tattico e alla fine noioso, senza mai uno spunto che emozionasse, blindato da una squadra, tra cui il gregario Christopher Froome, al suo servizio. Visto cosa ha fatto Froome quest’anno, si capisce la titubanza di Wiggo a ripresentarsi ancora alla Grande Boucle.

Il Tour di fatto è finito ieri. Oggi a Parigi sarà solo una festosa formalità con i solo velocisti, Cavendish in testa, a considerarla una tappa per cui vale la pena ancora di rischiare la pelle nella volatona finale. Sul podio con Froome saliranno Quintana, secondo, e Rodriguez, terzo. Per il colombiano è una “nomination” per un futuro in maglia gialla. Di certo con Nibali e non si vedono altri, sarà il grande avversario di Froome negli anni a venire. Per Rodriguez, che aveva deluso sui Pirenei e nella crono di Mont-Saint-Michel, gran collezionista di podi tra Tour, Giro e Vuelta, è il premio frutto di una forma splendidamente recuperata solo nell’ultima settimana, un traguardo minore, pur sempre ambito, che dovrebbe spingerlo a riprovarci ancora, al Giro e al Tour.

Gli sconfitti del Tour sono tanti: Evans è sprofondato fino a confondersi nei gironi meno nobili della graduatoria, Andy Schleck non ha mai raggiunto la sufficienza, Hesjedal e Gilbert sono scomparsi fin dalle prime tappe, Van Garderen s’è fatto vivo senza grande fortuna solo nelled tappa dell’Alpe d’Huez: troppo poco per il migliore giovane del Tour dell’anno scorso . Ma su tutti esce con il morale a terra da questa edizione del centenario, Alberto Contador, lo spagnolo che vincendo la Vuelta 2012, appena rientrato alle corse dopo la squalifica, aveva dato l’impressione di volersi riappropriare del trono da cui era stato allontanato per colpa di una bistecca – è la sua tesi – al  clenbuterolo. Ma il suo scatto in salita, tutto sui pedali, “en danseuse” per dirla alla francese, non fa più male a nessuno. In discesa ci ha messo tutto il suo coraggio e  temperamento di lottatore assumendo più rischi che vantaggi fino a far arrabbiare anche Froome. Contador, che non trionfa più in un Tour dal 2009 (quello del 2010 vinto sulla strada è stato revocato a vantaggio del secondo classificato, Andy Schleck), non sembra più quello di prima. Il che, in un mondo di diffidenti quale è quello del ciclismo per tre lustri dominato dall’Epo, porta a dire che senza “aiuti” particolari, anche Contador è diventato meno matador. Un sospetto con cui Froome e tutto il Team Sky si sono trovati a convivere ogni giorno in questo Tour e che difficilmente verrà del tutto sradicato anche se il Team Sky da tempo fornisce tutti i  parametri biologici e fisici del “marziano”, peraltro super controllato, alle autorità della Wada, l’agenzia mondiale contro l’uso del doping.

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