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Quando il bambino piange di notte…

Secondo la teoria economica, imprese che operano in un regime di concorrenza imperfetta aumentano i loro prezzi quando osservano una riduzione dell’elasticità della domanda (cioè della propensione del consumatore a rivolgersi altrove all’aumentare dei prezzi).
Tale relazione dipende dal grado di concorrenza presente sul mercato: in particolare a un più elevato numero di imprese si associa una minore possibilità di estrarre surplus dai consumatori con il risultato che la relazione di cui sopra diviene meno intensa.

Quattro studiosi: Giacomo Calzolari, Andrea Ichino, e Viky Nellas dell’università di Bologna e Francesco Manaresi di Banca d’Italia, hanno sottoposto a verifica empirica queste previsioni teoriche, pubblicando i loro risultati nella collana “Temi di discussione” della Banca Centrale italiana.
Gli autori si sono concentrati sul mercato farmaceutico, esempio di mercato poco concorrenziale, considerando i dati relativi ai prezzi e alle quantità di tutti i prodotti acquistati presso un ampio campione di farmacie italiane (pari al 18,6 per cento del totale) nel periodo 2007-2010.

Il primo legame che la ricerca vuole verificare riguarda la variazione dei prezzi dei prodotti per l’infanzia praticati dalle farmacie in relazione al numero di nascite a livello comunale, assumendo che i genitori dei neonati, tipicamente meno informati sui prezzi e più affrettati (verosimilmente a causa del maggiore costo-opportunità del tempo), rappresentino consumatori meno attenti alle differenze di prezzo tra beni, ovvero “meno elastici” .
I risultati dell’analisi suggeriscono che un aumento delle nascite avrebbe effettivamente un effetto positivo e significativo (in senso statistico) sui prezzi dei prodotti per l’infanzia. Tale effetto sarebbe riconducibile esclusivamente alla riduzione dell’elasticità media della domanda di consumatori meno informati e più affrettati.

La seconda relazione che viene testata riguarda l’effetto causale dell’aumento del grado di concorrenza sulla variazione dei prezzi dovuto all’afflusso dei genitori di neonati. A tal proposito lo studio frutta la Legge 475/1968 (e successive modificazioni) in tema di autorizzazioni all’apertura di farmacie, che prevedeva (è stata modificata dal D.L. 1/2012 cosiddetto “Cresci-Italia”), che nei Comuni con meno di 7.500 abitanti vi fosse una sola farmacia mentre in quelli al di sopra di tale soglia e al di sotto dei 12.500 abitanti ve ne fossero due. L’elaborato procede quindi confrontando, la relazione tra prezzi e nascite nei Comuni che stanno immediatamente al di sotto di questa soglia con quella nei Comuni mediatamente al di sopra.
Ne è emerso che il maggiore grado di concorrenza riduce i margini di aumento dei prezzi da parte dei farmacisti a seguito di un incremento delle nascite. L’effetto è infatti positivo e significativo nei Comuni che hanno popolazione immediatamente inferiore a 7.500 abitanti, ma statisticamente non diverso da zero in quelli al di sopra di tale soglia. In altri termini, in un Comune con poco più di 7.500 abitanti l’aggiunta di un concorrente è sufficiente per annullare il potere di mercato di una farmacia monopolista.


Allegati: Banca d’Italia – working papers

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