In quanto a qualità della vita e sicurezza, Milano batte Roma, ma nessuna delle due città italiane è posizionata particolarmente bene nella classifica “Quality of Living” stilata ogni anno dalla società di consulenza Mercer aggiornando il suo database di oltre 450 città nel mondo. La graduatoria, che ha come obiettivo di aiutare le multinazionali e le grandi aziende a retribuire in modo equo i dipendenti chiamati ad incarichi internazionali, vede Milano al 41esimo posto della classifica generale, tallonando Londra e Barcellona e in posizione migliore rispetto a New York, Washington, Tokyo e a capitali europee come Lisbona e Madrid; mentre Roma condivide il piazzamento numero 53 con la britannica Birmingham e fa meglio di Miami, Praga e Hong Kong.
Dallo studio, giunto alla 18esima edizione, emerge che sono le città dell’Europa Occidentale a dominare la classifica: Vienna si riconferma al primo posto generale. Per la prima volta quest’anno Mercer ha poi redatto una classifica ad-hoc in materia di sicurezza personale, che ricomprende indicatori legati alle relazioni internazionali, alla stabilità interna al Paese, all’ordine pubblico ed al tasso di criminalità. In quel caso è Lussemburgo, capitale dell’omonimo stato, ad occupare il gradino del podio più alto, seguita dalle svizzere Berna, Zurigo e dalla finlandese Helsinki, tutte pari-merito in seconda posizione. Le città meno sicure al mondo, ultime in graduatoria sono – con buona evidenza – Bagdad e Damasco, che non ospita più stranieri espatriati.
Nella classifica ad-hoc sulla sicurezza Milano si posiziona 63esima e Roma 82esima, rispetto ad una posizione 32 di Tokyo, 40 di Dubai e 41 di Bruxelles. Roma viene essenzialmente penalizzata, rispetto a Milano, per temi legati alla micro-criminalità. Le capitali del Brunei, degli Emirati, dell’Oman sono considerate più sicure per l’espatriato persino rispetto a Milano, che tuttavia sorpassa sia Parigi che Londra sul tema.
“Le accresciute minacce alla sicurezza nei Paesi, gli esodi di massa a causa della violenza, ed il disordine sociale nelle capitali mondiali del business sono tutti elementi che si aggiungono alla sfida complessiva che devono gestire le multinazionali quando progettano programmi di espatrio per i dipendenti”, commenta Marco Valerio Morelli, Amministratore Delegato di Mercer Italia. “Le società hanno bisogno di informazioni accurate costruite a partire da metodi oggettivi per determinare le implicazioni derivanti dal mutamento degli stili di vita e dalle preoccupazioni legate alla sicurezza personale del personale da inviare all’estero”.