Il pendolo che segna la salute degli europei sembra impazzito. A Strasburgo 381 parlamentari hanno votato una direttiva contro l’inquinamento dell’aria. Il provvedimento ha un che di rivoluzionario, poiché prevede addirittura il risarcimento a favore di coloro che lamentano danni alla salute a causa di quantità elevate di emissioni. Ben 225 parlamentari hanno votato contro, rappresentando – si spera involontariamente – un brutto cinismo per i 300 mila morti all’anno, appunto, per inquinamento ambientale. L’impazzimento del pendolo batte in particolare per l’Italia.
Tra tutti i Paesi europei il governo di centrodestra a marzo è stato sanzionato per non aver applicato nemmeno le norme precedenti. Si dà il caso che entro giugno Il ministro dell’Ambiente debba portare a Bruxelles il Piano Clima indicando cosa vuole davvero fare per proteggere il Paese da disastri di ogni tipo. Il giudizio della Commissione Ue sulla capacità ambientale italiana è sospeso, ma sarebbe meglio dire che è negativo. E questo al di là delle photo opportunity dei G7 o degli impegni assunti, per i quali non ci sono denari e quelli del Pnrr sono spesi a passo di lumaca.
Ottantamila morti premature
La nuova direttiva, tuttavia, non è un buon esempio politico. La stretta sulle emissioni di ossido di azoto, anidride carbonica ha sei anni di tempo per andare a regime. “Il piano d’azione per l’inquinamento zero – è scritto – definisce una visione per il 2050, in cui l’inquinamento atmosferico è ridotto a livelli non più considerati nocivi per la salute”. Davanti a migliaia di morti ogni anno i parlamentari europei si sono accordati per bacchettare governi e sindaci tra un quarto di secolo. È un approccio graduale, è stato detto, e la direttiva è scarsa di cifre da investire, declama solo le tipologie per eventuali risarcimenti. È fondamentale che i governi uniformino le norme da mettere in campo ha spiegato la Commissione
Cosa farà l’Italia dopo che la direttiva sarà approvata dal Consiglio europeo? Prima di tutto dovrà inserirla nel Pniec che deve spedire a Bruxelles. E poi dovrebbe cominciare a strutturare le disposizioni nazionali per dimezzare l’inquinamento nelle città. Non ha bisogno di aspettare il 2030 o il remoto 2050. Da Nord a Sud la situazione è già molto grave con città della pianura padana che sistematicamente vanno ai primi posti a in Europa. La destra che ha speculato e attaccato provvedimenti come la velocità delle auto a 30 all’ora a Bologna ha l’occasione per fare un esame di coscienza. Le statistiche indicano 70 mila decessi prematuri all’anno per smog, emissioni di pm10 e tanto altro. La nazione di Giorgia Meloni è ferita a morte e lei ha tutto l’interesse a farsi sentire dai suoi ministri. Lo fara?