Troppo spesso nel nostro Paese vi sono abbondanti risorse finanziarie, sia a livello nazionale che europeo, per opere e infrastrutture che non vengono utilizzate. Si pensi, ad esempio, ai Fondi di Coesione: nel settennato 2007-2013 sono stati stanziati circa 100 miliardi di € di tali fondi, di questi circa 90 miliardi sono stati assegnati a progetti – 55 miliardi per progetti infrastrutturali – ma solo 40 miliardi sono stati già spesi. Restano, dunque, 60 miliardi di euro ancora da spendere – 12 miliardi sono di fonte europea e dovranno essere restituiti se non spesi entro la fine del 2015 – e 10 miliardi di euro addirittura da assegnare; altri 44 miliardi di euro arriveranno dai nuovi Fondi di Coesione 2014-2020, ai quali si aggiungono altri 20 miliardi di euro di cofinanziamento nazionale.
C’è poi il Piano Juncker, che prevede di mobilitare 315 miliardi di euro per le infrastrutture, attraverso la creazione di un primo fondo da 21 miliardi di €, che verranno utilizzati per emettere obbligazioni e raccogliere fondi sul mercato per circa 63 miliardi di euro con cui finanziare nuovi progetti e attrarre nuovi capitali da investitori istituzionali e privati.
Vi sono, infine, i fondi assicurativi previdenziali e pensionistici che sempre più stanno investendo in infrastrutture a livello mondiale ma non in Italia, ove il rischio connesso a questa tipologia di impiego è considerato ancora troppo elevato.
Ma di questa enorme quantità di denaro l’Italia sembra destinata a beneficiarne ben poco anche per la mancanza di progetti adeguati a essere finanziati. In altri termini, le cause di questa incapacità di catturare le risorse finanziarie disponibili sono molteplici, ma certamente vi è un deficit di capacità del sistema di proporre progetti di qualità che sappiano cioè coniugare il complesso delle esigenze sociali, ambientali, tecnologiche in una prospettiva di bancabilità.
Modificare questa situazione è centrale per garantire lo sviluppo del Paese. In molti casi, infatti, i progetti sono caratterizzati da piani economico-finanziari non sostenibili, basati su scenari poco verosimili o costruiti su strutture di ripartizione dei rischi non attraenti per l’investitore privato. Inoltre, permangono importanti cause di farraginosità a livello normativo, incertezza del quadro regolatorio e opposizioni locali verso nuove opere (effetto “Nimby”), con l’effetto di dilatare tempi e costi nella realizzazione delle opere, comportando un grave ostacolo alla loro bancabilità. L’eleggibilità delle opere da finanziare, dunque, continuerà a essere strettamente connessa a una ferrea progettazione basata su scenari attendibili e piani economico-finanziari sostenibili.
Il Quality Project Lab (QPLab), creato dalla Research&Advisory Unit sulle Infrastrutture di Agici, intende promuovere una metodologia e una cultura nel settore delle infrastrutture e delle opere pubbliche che guardi sempre più a Progetti di Qualità. Con tale espressione si intendono opere e infrastrutture che siano:
• utili nella accezione più ampia del termine;
• realizzabili nel rispetto dei tempi e dei costi pianificati;
• finanziariamente sostenibili e bancabili.
Le opere sono utili se capaci di rispondere a esigenze sociali, ambientali, economiche e produttive. Troppo spesso, infatti, la decisione circa la realizzazione di un’opera pubblica non segue logiche puramente utilitaristiche ma politiche o di altra natura. Circa la realizzabilità nel rispetto dei tempi e dei costi, invece, si osserva che spesso in Italia vi è una dilatazione dei tempi a cui si accompagna un aumento dei costi delle opere e, quindi, una crescita delle risorse che il pubblico deve investire per il loro completamento. Infine, riguardo la bancabilità dell’opera ci riferiamo all’insieme delle caratteristiche di sostenibilità finanziaria e di altro genere richieste dai soggetti finanziatori ed investitori nell’allocare le risorse in opere pubbliche e infrastrutture.
Tali tematiche saranno oggetto del primo Workshop QPLab, che si terra a Roma il 30 settembre presso l’Auditorium Via Veneto (visita il sito dell’evento).