Le modifiche al Quantitative easing annunciate ieri dal presidente della Bce, Mario Draghi, hanno deluso i mercati finanziari, che si aspettavano un intervento più incisivo. Eppure, i cambiamenti apportati dall’Eurotower al piano di acquisto titoli non sono affatto irrilevanti e avranno certamente delle conseguenze importanti non solo sui conti delle banche, ma anche sulla vita di famiglie e imprese. Innanzitutto, ricapitoliamo le novità introdotte ieri dal Consiglio direttivo della Bce:
1) la durata minima del Qe viene estesa di sei mesi, con lo spostamento della scadenza da settembre 2016 a marzo 2017 (il che comporta un incremento degli acquisti pari ad almeno 360 miliardi di euro);
2) le emissioni degli enti locali si aggiungono al paniere di titoli oggetto degli acquisti;
3) i proventi generati da tutte le operazioni legate al Qe saranno reinvestiti per garantire “favorevoli condizioni di liquidità” e i titoli rimarranno nel portafoglio della Bce anche oltre la nuova scadenza del marzo 2017.
4) Il tasso d’interesse sui depositi overnight è stato ridotto da -0,2% a -0,3%. Questa misura non ha a che vedere con il quantitative easing, ma è molto importante perché rende più costoso per gli istituti di credito parcheggiare la propria liquidità nelle casse dell’Eurotower.
Passiamo quindi alle conseguenze che tutto questo dovrebbe produrre.
FAMIGLIE
– L’Euribor sprofonderà sempre più sotto zero, alleggerendo ulteriormente le rate dei mutui a tasso variabile.
– A meno di particolari offerte lanciate dalle banche in una logica di marketing, i tassi sui depositi vincolati dovrebbero ridursi ancora.
IMPRESE
– L’euro continuerà a indebolirsi, avvantaggiando le aziende che esportano. Diversi analisti considerano ormai a portata di mano la parità con il dollaro, destinato a breve a rafforzarsi, considerando che la Federal Reserve sta per avviare il rialzo dei tassi americani.
– Con questi tassi, indebitarsi è più conveniente.
BANCHE
– Gli istituti di credito guadagnano sempre meno sui tassi dei prestiti: l’aumento dei volumi (soprattutto per quanto riguarda i mutui a tasso variabile) potrebbe aiutare la redditività, ma è comunque probabile che le banche puntino ancora sui ricavi da servizi, aumentando soprattutto le commissioni sul risparmio gestito.