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Pwc: il mercato Media e Entertainment varrà 56 mld nel 2017. Torna col segno più la pubblicità

La ripresa sarà pure lenta ma c’è. Almeno per l’industria dei media e dell’intrattenimento, che secondo la stima elaborata dal rapporto annuale di PricewaterhouseCooper (Pwc) in Italia registrerà una crescita media del 3,5% annuo tra 2013 e 2017 per arrivare a un totale di 56,2 miliardi, per lo più dovuta a un aumento della spesa dei consumatori finali (+3,8% annuo a 49,1 miliardi, soprattutto per servizi internet e in mobilità) e solo in piccola parte legata a un incremento della pubblicità (+1,4% annuo a 7,1 miliardi).

Così recita il rapporto annuale di PricewaterhouseCooper, spiegato da Andrea Samaja, partner advisory E&M market leader di Pwc, nella consueta conferenza di presentazione: “Nel 2017 quasi tutti i segmenti torneranno positivi e registriamo i segnali di un’inversione di tendenza nel mercato pubblicitario che ha il digitale come driver principale grazie alla diffusione della banda larga e dei device mobili la cui penetrazione nel 2017 sarà pari all’85% della popolazione”.

Secondo l’outlook di Pwc nel 2017 il mercato italiano Entertainment&Media varrà dunque 56,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo 2013-2017 pari al 3,5%. Internet, video games e gaming (compreso il gambling) si confermano i segmenti a maggior crescita nei prossimi 5 anni, con tassi d’incremento medi annui del 10,4%, 5,9% e 4,6%. L’advertising varrà 7,1 miliardi di euro, con una crescita annuale dell’1,4%. Nel 2014 la svolta nell’adv che passa da un segno negativo nel raffronto con l’anno precedente a uno positivo.

Da notare ancora una volta l’influenza pesante che il mondo del digitale continua ad avere sul mercato, tant’è che entro il 2017 il digitale rappresenterà il 31% del mercato totale dei media e dell’intrattenimento italiano, raggiungendo un valore totale di oltre 17,4 miliardi di euro. “Soffre particolarmente il publishing, un comparto spesso ancora legato a dinamiche organizzative e di business tradizionali, mentre occorre grande flessibilità”, ha ancora spiegato Andrea Samaja, “la sfida per gli editori è conoscere sempre meglio i consumatori e offrirgli contenuti su tutte le piattaforme possibili. Occorre flessibilità anche nei modelli di business e di organizzazione del lavoro per affrontare il digitale. Attività digitali che hanno sempre avuto – e hanno ancora – il loro punto debole nel far crescere le marginalità”.

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