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Putin nazionalizza Ariston e Bosch: trasferite in gestione “temporanea” a Gazprom. Ecco cosa sta succedendo

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore russo in Italia per ottenere chiarimenti sulla vicenda, promettendo sostegno alle imprese nazionali e stretta collaborazione con Bruxelles e la Germania

Putin nazionalizza Ariston e Bosch: trasferite in gestione “temporanea” a Gazprom. Ecco cosa sta succedendo

Vladimir Putin nazionalizza l’italiana Ariston e la tedesca Bosch. Venerdì scorso, il presidente russo ha dato il via libera a un decreto che prevede il “trasferimento temporaneo” delle affiliate delle due aziende alla russa Gazprom Domestic Systems, controllata della società statale Gazprom. Un’operazione che ha scatenato un vero e proprio turbine diplomatico. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, non ha perso tempo e ha dato mandato al segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore della Federazione russa spiegando che “il governo è al fianco delle imprese” e “pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”. Il governo italiano sta collaborando attivamente anche con Bruxelles, in stretto raccordo con la Germania, per affrontare questa delicata situazione.

Il decreto, reso pubblico sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus Llc, controllata da Ariston Holding, e la Bsh Household Appliances Llc, controllata da Bsh Hausgerate GmbH. Ariston è presente sul mercato russo da quasi 30 anni, con uno stabilimento a Vsevolozhsk, nella regione di Leningrado, specializzato nella produzione di scaldacqua ad accumulo. Invece, Bsh Elettrodomestici si occupava principalmente di frigoriferi e lavatrici, vendita di pezzi di ricambio ed elettrodomestici, e forniva assistenza per marchi come Bosch, Siemens, Neff e Zelmer. Tuttavia, nel 2022, ha annunciato la sospensione delle sue attività di produzione e fornitura di elettrodomestici in Russia.

Perché Putin ha nazionalizzato Ariston e Bosch?

La decisione del governo russo ha innescato un turbinio di domande e incertezze su quali siano stati i veri motivi che l’hanno guidata. Una cosa è chiara: dall’inizio della crisi in Ucraina, Mosca ha adottato una politica di “gestione temporanea” dei beni di numerose aziende occidentali, presentando tali azioni come una sorta di risposta alle sanzioni imposte dai “Paesi ostili” contro le imprese russe. Quindi, la preoccupazione di Roma riguardo alla possibilità che la nazionalizzazione di Ariston possa essere un atto di ritorsione è più che giustificata, soprattutto ora che ha la presidenza di turno del G7.

Ma non è la prima volta. Un anno fa, Putin ha firmato un decreto analogo per trasferire temporaneamente la gestione delle filiali russe di due celebri aziende europee, Danone e Carlsberg, sotto l’egida dell’agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. In quel frangente, la mossa è stata giustificata come risposta al piano annunciato da queste aziende francesi e danesi di abbandonare il mercato russo. Di conseguenza, una grande parte delle azioni del birrificio russo Baltika, di proprietà di Carlsberg, e diverse migliaia di azioni di Danone sono finite sotto il controllo dell’agenzia governativa. Come ricorda il Corriere della Sera, sono oltre 180 le imprese passate sotto il controllo diretto di Mosca.

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