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Putin, la parata militare di Mosca è solo uno show ma quella vera e tragica è in Ucraina

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A Mosca si celebra la vittoria sul nazifascismo e proprio oggi sono attesi due avvenimenti che rendono l’appuntamento diverso dal solito. Il primo è il discorso di Putin, che parlerà della guerra in Ucraina: la nota “operazione speciale militare per denazificare” il Paese. Il secondo – meno gravido di conseguenze, ma significativo dello spirito che aleggia sulla capitale – è il volo degli aerei Mig per formare nel cielo moscovita la lettera Z.

Cosa dirà Putin?

Che dirà Putin? Ci sono più suggestioni sul tavolo: c’è chi sostiene che il Presidente russo annuncerà l’annessione delle due Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk e della regione di Kherson per proclamare così la vittoria. L’analista Alperovitch, ad esempio, ritiene che Putin annuncerà l’avvenuta demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina, affermando di aver distrutto le infrastrutture militari e il battaglione Azov e di aver protetto i russi in Donbass e in Crimea.

Altri pensano che il numero uno del Cremlino dichiarerà guerra all’Ucraina ufficialmente, dato che Mosca ha finora bandito la parola e continua a sostenere di star compiendo solo un’operazione di “denazificazione”. Se fosse così, la conseguenza non potrebbe che essere una mobilitazione generale, cioè il richiamo di tutti gli abili al combattimento, dai riservisti più maturi ai giovani delle scuole superiori. Magari con l’annuncio di un’altra grande esercitazione in Bielorussia, servita, ricordiamolo, da base per entrare in Ucraina dal Nord.

Infine, c’è chi sostiene che il presidente russo non dirà assolutamente nulla di clamoroso. Come Sergei Markov, 64 anni, politologo, direttore Istituto ricerche politiche di Mosca, deputato del partito di Putin per sette anni (2011/18) e suo uomo di fiducia. “Il 9 maggio non accadrà nulla – ha detto ai giornalisti – Noi che veniamo dall’ex Urss abbiamo sempre odiato la consuetudine di fare annunci durante le feste patriottiche. E Putin non fa eccezione”.

Conseguenza del ragionamento: non illudetevi, l’attesa di avvenimenti decisivi per il cambiamento della situazione sul campo sarà ancora lunga. Ovviamente il Cremlino ha smentito ogni ipotesi, anche quest’ultima.

Il volo degli aerei per formare una Z

Quanto alla lettera Z, si ricorderà, è stata usata fin dall’inizio della guerra per marcare i carri armati russi. Che cosa significhi e perché sia comparsa resta un mistero. Significa “Zapad”, “Occidente”? O “Za Pobedy”, “per la Vittoria”? Oppure semplicemente “Zelensky”, come il nome del presidente ucraino, primo obiettivo nel mirino dei cecchini? Senza contare che la lettera non è una prerogativa di questa guerra, ma comparve per la prima volta sui mezzi pesanti durante l’altra invasione, quella della Crimea del 2014: sarebbe stato solo un escamotage per indicare a chi sparava dal cielo di stare attento a non colpire i propri compagni. Qualunque sia la verità, la Z è il simbolo di questa guerra che più è piaciuto ai russi, tanto che non c’è trasmissione televisiva che non trovi il modo di esibirla.

La vera parata militare è a Kiev

Tornando al discorso di Putin, l’unica cosa certa è che il presidente russo coglierà l’occasione della celebrazione per fare leva sul sentimento patriottico e sul mito dell’assedio, come accaduto nella Seconda guerra mondiale, per rinsaldare lo spirito dei russi e chiedere loro maggiori sacrifici mentre la “operazione speciale” in Ucraina va avanti e le sanzioni occidentali indeboliscono l’economia.

Ma quello che sarà chiaro a tutti, anche a quelli che, convinti o non convinti, stanno dalla sua parte, sarà il fatto che la vera parata militare, in ricordo del giorno della Grande Vittoria, non si svolge a Mosca, ma in Ucraina. È qui che muscoli e armi dell’ex impero comunista sono più che esibiti: dal Nord-Est al Sud-Ovest del Paese invaso i russi hanno schierato 93 battaglioni, pari a 93mila uomini su un fronte che arriva fino a 900 km. Ed è qui che Mosca ha deciso di mostrare al mondo la sua forza varcando il confine del Paese vicino il 24 febbraio 2022.

Cinque battaglioni sono collocati in direzione di Kharkiv su un fronte di circa 100 km; 22 sono impiegati verso Izyum, per quasi 60 km; 19 sono stati inviati in direzione di Sverodonetsk, su un fronte di oltre 100 km. Sono 7 i battaglioni mossi in direzione di Papasna, distribuiti per circa 20 km; mentre 20 sono diretti verso di Donetsk, per altri 140 km; 13 si trovano poi sulla linea di Zaporija, per oltre 130 km di territorio; e altri, infine, 7 sono posizionati verso Kherson, per quasi 160 km di fronte.

L’esibizione a Mosca

Niente a che vedere quindi con la realtà militare surrogata che sarà esibita sulla piazza Rossa dalle 10 di oggi (9 ora italiana). Nella capitale russa sfileranno 33 colonne composte da 11mila persone. I mezzi corazzati includeranno 131 veicoli: il primo a entrare sulla Piazza Rossa sarà il leggendario carro armato T-34, spina dorsale delle forze corazzate sovietiche nel corso della Seconda guerra mondiale, seguito, tra gli altri, dai tank T-14 Armata e dai sistemi di difesa aerea S-400.

Per la prima volta si vedranno anche i moderni sistemi lanciarazzi multipli Tornado-G da 122 mm. Mentre i carri armati più moderni, come il T-80BVM, e il sistema missilistico antiaereo Pantsir-S1, non sfileranno, evidentemente perché si trovano altrove. Non è difficile immaginare dove.

L’esibizione aerea sarà effettuata da 77 velivoli tra cui i bombardieri strategici a lungo raggio Tu-22M3, i caccia di quinta generazione Su-57, e gli elicotteri d’attacco e da trasporto. Torna dopo diversi anni a volare sulla Piazza Rossa l’Il-80, anche detto “aereo del giorno del giudizio”, non perché sia più letale degli altri, ma perché è stato progettato per ospitare le alte cariche della Federazione russa in caso di una guerra nucleare. Anche i Paesi occidentali ne possiedono uno simile e per lo stesso scopo: salvare i comandanti in capo.

Una data festeggiata solo in Russia

La celebrazione si svolge da anni solo in Russia, perché gli altri vincitori del conflitto mondiale hanno scelto di ricordare nel giorno in cui la Germania firmò la resa, l’8 maggio del 1945, la nascita della Ceca e quindi dell’Europa. Perché la discrepanza di data e di significati? Quando i tedeschi firmarono era sera tardi e a Mosca si era già entrati nel giorno 9. Da allora in Russia si celebra il 9, mentre nel resto dell’Europa è rimasto l’8. Quanto al significato insito nella differenza della celebrazione, è chiaro che per una parte (i russi) quella data ha sempre voluto esaltare e ricordare l’eroismo di un popolo; per l’altra (l’Europa) vuol dire ricordare che si è interrato ogni nazionalismo a favore di una nuova patria collettiva.

E Kiev? Gli ucraini fino al 2014 avevano la stessa data dei russi con lo stesso significato simbolico; poi, si capisce perché, hanno scelto di celebrare l’8 maggio, come nel resto dell’Europa, definendo inoltre la giornata “Festa del Ricordo e della Riconciliazione”.

I numeri della guerra

Comunque venga chiamata questa celebrazione una cosa è sicura: che mentre a Mosca sfila la parata di facciata, in Ucraina si fanno i conti di quello che provoca quella vera. Secondo le ultime cifre dell’Unhcr, i profughi sono oltre 5 milioni, più di 2mila edifici sono stati ridotti in macerie. Quanto ai morti, c’è chi ne conta già 50mila. Sono cifre che continueranno a cambiare fino a che non entreranno nei libri di storia. Ma non accadrà così presto.

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