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Putin: dopo la Cina, accordo con la Mongolia

Una visita lampo di Putin a Ulaanbaatar ha dato come risultato l’impegno di portare entro il 2020 a dieci miliardi di dollari il valore degli scambi commerciali tra Russia e Mongolia. Lo spettro delle sanzioni occidentali spinge Putin a cercare nuovi sbocchi commerciali o a rinverdire quelli che in anni recenti erano stati trascurati. 

La penetrazione economica e commerciale russa in Mongolia è sempre stata notevole – basti ricordare che la Russia possiede il 51% delle Ulaanbaatar Railways e il 49% della miniera di rame di proprietà statale Erdenet –, ma negli ultimi tempi gli scambi erano andati rallentando e nel 2013 avevano superato a stento il valore di un miliardo e mezzo di dollari. 

I due leader hanno siglato 14 differenti accordi di cooperazione commerciale e industriale, che vanno dalla costruzione di infrastrutture ai trasporti, dalle fonti energetiche – petrolio soprattutto – alle telecomunicazioni, all’aviazione civile e militare. Putin ha inoltre manifestato interesse anche per l’industria alimentare locale, identificando nella carne mongola un prodotto di cui la Russia potrebbe aver bisogno, purché la Mongolia sia in grado di soddisfare gli standard qualitativi cui i russi sono abituati. I

 due leader hanno partecipato insieme alla commemorazione della battaglia di Khalkhiin Gol, episodio bellico del 1939 in cui truppe russe e mongole furono impegnate insieme contro le armate giapponesi in una guerra di confine. “Quest’anno” ha detto il presidente mongolo Elbegdorj “le popolazioni di Mongolia e Russia celebrano insieme il 75° anniversario della battaglia di Khalkhiin Gol e aprono una nuova pagina nelle relazioni tra i due Paesi”. 


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