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Putin dichiara guerra al mondo e lancia un missile balistico di medio raggio: “Chi aiuta l’Ucraina è nostro nemico”

Zelensky apre sulla Crimea ma lo zar russo getta la maschera e rinnega la volontà trattativista di due giorno fa: lancia missili su Kiev e giura guerra a tutti gli amici dell’Ucraina: così l’Occidente è avvertito

Putin dichiara guerra al mondo e lancia un missile balistico di medio raggio: “Chi aiuta l’Ucraina è nostro nemico”

Il messaggio di Vladimir Putin, trasmesso in televisione e rivolto ufficialmente alle forze armate russe, è in realtà un avvertimento per il mondo intero. Le sue parole segnano l’apice di un’escalation che, negli ultimi due giorni, ha raggiunto livelli mai visti. Dopo che Kiev ha usato per la prima volta un missile britannico su territorio russo, Mosca ha risposto con un missile balistico ipersonico di medio raggio, battezzato Orechnik. Il lancio – il primo con un’arma dotata di più testate, secondo fonti occidentali – non è solo un’operazione militare, ma un avvertimento esplicito: il Cremlino è pronto a giocare la partita su scala globale.

Russia-Ucraina, Il fronte si espande: alleati e tensioni crescenti

La tensione cresce su più fronti. Sul terreno, l’arrivo dell’inverno sta intensificando gli attacchi russi, mentre lo stanziamento di migliaia di soldati nordcoreani a fianco di Mosca aggiunge un ulteriore elemento di imprevedibilità. Dall’altra parte, l’Unione europea ha appena approvato un nuovo, sostanzioso pacchetto di aiuti militari e umanitari all’Ucraina, segno che il supporto a Kiev non accenna a diminuire. In mezzo, rimbalzano voci e smentite sull’eventuale possesso di armamenti nucleari da parte ucraina, un’ipotesi che, se confermata, cambierebbe drammaticamente gli equilibri del conflitto. E intanto, sullo sfondo, si intravedono i contorni di un futuro politico globale che potrebbe influire in modo decisivo sulla guerra. È  il ritorno di Donald Trump, e con lui un approccio potenzialmente diverso degli Stati Uniti al conflitto, ad agitare Mosca, Kiev e tutto l’Occidente.

Zelensky apre alla diplomazia, il ritorno di Trump agita Kiev

Con Trump sempre più vicino a un possibile secondo mandato, Kiev inizia a temere un cambio di strategia americana. Durante la campagna elettorale, il tycoon ha spesso promesso di chiudere rapidamente la guerra, sollevando dubbi sul livello di supporto che gli Usa continueranno a offrire.

In questo contesto, le recenti dichiarazioni di Zelensky segnano un cambio di rotta significativo. Parlando a Fox News, il presidente ucraino ha ammesso che “l’Ucraina non può permettersi di perdere decine di migliaia di vite per reclamare la Crimea, ma la penisola potrebbe essere restituita attraverso la diplomazia”. Pur ribadendo che il suo Paese “non può riconoscere alcun territorio occupato come russo”, Zelensky ha riconosciuto che le forze ucraine non sono attualmente in grado di respingere l’esercito russo entro i confini del 1991.

Questa posizione sembra prefigurare un possibile congelamento del conflitto, più che una sua risoluzione definitiva. Un’ammissione delle difficoltà militari e politiche che Kiev sta affrontando, soprattutto alla luce di un possibile ridimensionamento del sostegno americano.

Missili, avvertimenti e accuse: Putin alza il livello dello scontro globale

Putin ha definito il conflitto ormai di “carattere globale”, attribuendo agli attacchi missilistici occidentali questa trasformazione. Rivendicando il diritto di colpire i Paesi che forniscono armi a Kiev, il leader del Cremlino ha descritto l’arma usata contro una fabbrica aerospaziale a Dnipro: un missile ipersonico balistico di medio raggio, chiamato “Orechnik”, basato sul modello sperimentale Rubezh RS-26. Un test, ha precisato Putin, condotto però “in condizioni di combattimento reali” contro un obiettivo strategico dell’industria militare ucraina.

La logica di azione e reazione è chiara, e Putin non la nasconde: ha avvertito che, in caso di ulteriore escalation, Mosca risponderà in modo “deciso e simmetrico”. Non mancano attacchi diretti alla politica estera degli Stati Uniti, accusati di trascinare il mondo verso un conflitto globale.

Nonostante la tensione, il Cremlino si dice pronto a risolvere i problemi in modo pacifico, pur ribadendo che la Russia è preparata a qualsiasi scenario. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha sottolineato che gli Stati Uniti sono stati informati del lancio del missile 30 minuti prima, attraverso un sistema di allerta automatica. Anche il Pentagono ha confermato di essere stato avvertito, in linea con le comunicazioni costanti tra Washington e Mosca sulle armi nucleari.

In serata, dalla Casa Bianca è arrivata una replica secca: “L’escalation, a ogni passo, è colpa della Russia”, ha dichiarato la portavoce Karine Jean-Pierre, ribadendo che gli Stati Uniti intensificheranno l’assistenza all’Ucraina.

L’appello di Zelensky: “Il mondo deve reagire”

Parallelamente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato la comunità internazionale a reagire con maggiore fermezza: “Il mondo deve reagire. Ora non c’è una reazione forte da parte del mondo. Putin è molto sensibile a questo. Vi sta controllando, cari partner. È chiaro a tutti chi è l’unico colpevole di questa guerra, chi ha iniziato questa guerra il 24 febbraio e investe tutte le sue risorse per garantire che la guerra continui. Deve essere fermato. Se non c’è una forte reazione alle azioni della Russia, allora vede che è possibile”.

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