Guerra più vicina, anzi probabile. La decisione di Vladimir Putin di riconoscere le repubbliche ribelli di Donetsk e Luhansk è la conferma della volontà russa di invadere il territorio ucraino senza lasciare spazio ai tentativi diplomatici. Di riflesso scattano le prime sanzioni occidentali, per ora in forma limitata. La Casa Bianca ha fatto sapere attraverso un alto funzionario che nelle prossime ore ci sarà una riunione del consiglio per la sicurezza nazionale. Il Dipartimento di Stato ha diffuso un comunicato nel quale riafferma la volontà di voler evitare un brutale e sanguinoso conflitto.
Facile prevedere che si profila una giornata di passione sui mercati. La prima conseguenza è stata l’immediata ascesa dal prezzo del petrolio: 97, 66 dollari al barile per il Brent (+2,4%), per il greggio Usa 95.10 dollari. Ma potrebbe essere solo l’inizio: JP Morgan prevede che, senza una schiarita, presto si arriverà a 120 dollari.
In profondo rosso i listini asiatici. Il Nikkei di Tokyo perde quasi il 2%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen -1,5%. Kospi di Seul -1,7%. Peggior seduta degli ultimi cinque mesi per l’Hang Seng di Hong Kong (-3%) scivolato stamane ai minimi di sempre. Alibaba perde il 4%.
I future sui mercati Usa segnalano un avvio sotto dell’1,7% per l’indice S&P e del 2,3% per il Nasdaq. Ieri le Borse Usa sono rimaste chiuse per il President day. Nonostante le pesanti perdite dei Big della tecnologia (-30% da settembre), un report di JP Morgan sostiene che il ribasso sarà ancora più profondo: dai massimi Facebook perde il 38%, Netflix e Google il 35%. Amazon l’8,7%. Si difende Apple: -5,7%. La previsione si basa sulla parallela ascesa dei rendimenti del T bond fino a 2,35%. Ma stamane il decennale Usa tratta a 1,89%, in calo di5 punti base. L’emergenza geopolitica potrebbe imporre alla Fed di rivedere i tempi e le modalità del rialzo dei tassi.
Il cross dollaro-rublo è in rialzo stamane del 3%. Quinto giorno consecutivo di calo per l’euro a 1,130. Bitcoin a 37.000 dollari, sui minimi delle ultime tre settimane.
Anche per l’Eurostoxx si prepara una nuova seduta difficile, dopo un lunedì di tensioni.
Listini europei sulle montagne russe (e in rosso)
Una giornata sulle montagne russe, con inevitabile finale in rosso. Non poteva esordire diversamente la settimana finanziaria europea, investita dalla pioggia di segnali contrastanti sull’andamento della crisi ucraina. Tanto per sottolineare la fragilità della Ue, per tutta la giornata ha contribuito ad alzare il tasso di volatilità e a ridurre i volumi l’assenza di Wall Street, chiusa per il Presidente Day. Il rimbalzo tra le posizioni dei due duellanti principali ha oscurato le aperture del presidente francese Emmanuel Macron, frenate dallo scetticismo di Mosca. A far salire la temperatura della crisi hanno contribuito poi altri scontri a fuoco al confine del Donbass e l’uccisione di cinque “sabotatori” ucraini che cercavano di varcare la frontiera, benché Kiev neghi tale sconfinamento. Il presidente Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Pandemia in frenata, ripartono i servizi
L’emergenza bellica fa passare in secondo piano i dati confortanti della ripresa economica della zona euro, che ha visto un forte rimbalzo a febbraio, con il settore dei servizi sostenuto dalla revoca delle restrizioni contro il coronavirus, anche se i consumatori sono alle prese con prezzi in crescita a ritmi record. È quanto emerge dal sondaggio flash Composite Purchasing Managers’ Index a cura di Ihs Markit. L’indice è salito a febbraio ai massimi di cinque mesi a 55,8 punti.
Spread a 171, i Cds di Mosca schizzano a 327
Cresce in questa cornice l’avversione al rischio sui mercati obbligazionari. A farne le spese, al solito, sono i Btp a pochi giorni dall’avvio delle aste di fine mese a partire da mercoledì con l’offerta di Btp short per 3 miliardi. Se i Bund hanno visto a metà seduta un recupero – con il tasso del decennale al minimo dal 4 febbraio a 0,174% – la carta italiana è rimasta in territorio negativo con un conseguente allargamento dello spread sul tratto decennale, spintosi oltre i 170 punti base, e il tasso del decennale di riferimento salito fino a 1,92%. Il rendimento del Bund decennale scende a +0,2% (da +0,21%).
Al di fuori della zona euro, a soffrire è soprattutto la Russia, con i Cds saliti a 327 punti base e oltre la soglia di 300 per la prima volta dall’aprile 2016. Il rublo è arrivato a perdere fino al 3%.
A Zurigo Credit Suisse -3% dopo gli scandali
Nel resto d’Europa, Parigi -2,04%; Amsterdam -2,04%; Francoforte -2,09%; Madrid -1,18%; Londra -0,42%. Debole Zurigo (-1,13%), sotto la pressione dell’ennesimo scandalo del Crédit Suisse (-3,10%). L’istituto di Zurigo, tutt’altro che nuovo a operazioni di riciclaggio e violazione delle norme bancarie, è finito al centro dell’indagine su 18 mila conti e 30 mila persone per un totale di oltre 100 miliardi di euro incriminati per riciclaggio o altri reati politici e no.
Vivendi alza l’offerta per Lagardere
A Parigi Vivendi ha alzato a 25,50 euro (da 24,10) l’Opa sui titoli di Lagardère, con l’obiettivo di conquistare il controllo di Hachette che, combinato con Editis, può dare il via libera alla nascita del primo editore di libri in Francia.
SocGen ha retrocesso il rating di L’Oréal: -1,6%.
Exor (-4,5%) fa pace con il fisco. Sotto tiro Cnh
A Piazza Affari le vendite hanno contagiato tutti i settori. Sotto tiro in particolare la scuderia Agnelli, alla vigilia del Capital Markets Day di Cnh Industrial (-3,74%) e dopo le indicazioni fornite dalla concorrente statunitense Deere. A guidare il ribasso è stata Exor (-4,51%). La cassaforte del gruppo venerdì sera ha annunciato un accordo transattivo, da 746 milioni, con l’agenzia italiana delle Entrate in merito al trasferimento della sede legale in Olanda nel 2016. Ribassi più contenuti ma consistenti per Stellantis (-2,32%), Iveco (-2,61%) e Ferrari (-1,72%).
Juventus +1,36%: chiusa l’indagine federale sulle plusvalenze
Sale solo la Juventus (+1,36%) che oggi si gioca buona parte della stagione in Champions contro il Villareal. In serata la società ha comunicato la fine delle indagini della Federcalcio sulle plusvalenze della società e di altre dieci società.
Giù i petroliferi, effetto Ucraina su Pirelli, Danieli e il lusso
In forte ribasso i petroliferi: Saipem -3,18% davanti a Tenaris -3,14%. In rosso anche Eni (-1,16%).
Le ipotesi di sanzioni alla Russia in caso di invasione dell’Ucraina pesano su Pirelli (-2,7%), che nei due stabilimenti russi realizza circa il 10% della sua produzione globale di pneumatici. Tra i titoli esposti alla Russia anche Danieli (-3,5%). Scende anche il lusso, frenato dalle possibili sanzioni verso Mosca.
I venti di guerra sgonfiano la ripresa di Autogrill (-4,71%).
Debole Tim, la maglia rosa tocca a Nexi
Debole Telecom Italia (-2,8%). La società esprime “disappunto e preoccupazione” per ricostruzioni di stampa sui target del nuovo piano cui lavora il neo ad Pietro Labriola, bollando come “infondate e dannose per l’azienda” e preannunciando esposti in Procura e in Consob. “Il piano”, precisa Tim, “è in via di definizione” e sarà discusso in Cda.
Vivace Nexi (+1,02%). Trova conferme l’anticipazione di Bloomberg secondo cui la società è in trattative esclusive per l’acquisto dell’attività di merchant acquiring di Bper (-1,02%), debole come le altre banche: Bpm -2,01%, Intesa Sanpaolo-1,76%, Unicredit -1,75%.
In arrivo la quotazione di De Nora, leader nell’idrogeno
In vista un’Ipo d’eccezione per il mercato italiano. Il Cda del gruppo De Nora ha approvato l’avvio dell’iter di quotazione delle azioni ordinarie su Euronext Milan, gestito da Borsa Italiana, e la richiesta a Consob di autorizzazione alla pubblicazione del prospetto informativo. L’eventuale operazione di collocamento sarà avviata compatibilmente con le condizioni di mercato.
Il valore dell’azienda dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 miliardi di euro, secondo quanto riferisce una fonte a conoscenza della situazione. De Nora è una multinazionale italiana specializzata in elettrochimica, leader nelle tecnologie sostenibili e nella nascente industria dell’idrogeno verde. La compagine azionaria vede il controllo da parte della famiglia De Nora (64% delle azioni), mentre il socio di minoranza è Snam Rete Gas con circa il 36% del capitale. Entrambi i soci resteranno nel capitale dopo la quotazione.