“Serve una iniziativa del Parlamento presso l’Europa per avere regole comuni di accesso, pianificazione e realizzazione delle reti infrastrutturali trans-europee, come i corridoi (compresi i processi di formazione del consenso sul territorio)”. E’ l’appello lanciato alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati da Maurizio Maresca, Ordinario di Diritto internazionale e dell’Ue presso l’Università di Udine. L’Italia infatti rischia di scontare le lentezze burocratiche, per la parte di propria competenza, nello sviluppo dei corridoi che attraversano più stati. Gli altri Paesi al contrario si mostrano tempestivi nel cogliere e sfruttare il vantaggio di mercato che assicurano loro queste infrastrutture strategiche (vedi per esempio il Corridoio 24 Genova-Rotterdam completato nelle tratte svizzere, tedesche e olandesi, ma indietro in Italia dove il Terzo Valico non è stato ancora iniziato). Alla Camera infatti si discutono oggi i lavori per l’approvazione della legge quadro sugli interporti (che riformerà la legge 84 del 1994).
Ma bisogna fare i conti con la realtà di un’Europa in crisi. L’Italia, come l’Ue in generale, deve fare scelte drastiche soprattutto per quanto riguarda le opere prioritarie. Occorre concentrare le risorse finanziarie su infrastrutture immediatamente produttive di crescita economica, come i “porti corridoio” e quelli di collegamento tra questi e il loro mercati.
“Sotto questo profilo”, suggerisce Maresca, “il Parlamento italiano potrebbe proporre al Parlamento europeo di inserire una disposizione di favore degli investimenti comunitari e nazionali sulle infrastrutture europee immediatamente produttive di comprovati volumi di traffico”. Un’indicazione forte per la pianificazione in Italia, dove in questa logica realtà come Genova e Savona finora in competizione (ma la situazione non cambia per Venezia-Monfalcone-Trieste) tenderanno a rappresenteranno un’unica infrastruttura a servizio di un comune mercato di riferimento.