La mappa delle Province italiane sta per essere rivoluzionata. Oggi pomeriggio il Consiglio dei ministri metterà a punto il decreto sulla revisione degli enti locali cosiddetti “intermedi”. L’intenzione del Governo è di varare il testo questa sera stessa, al più tardi domani. L’intervento rientra nel piano per la riduzione della spesa pubblica e prevede che le Province siano quasi dimezzate tramite una serie di accorpamenti. Non subiranno modifiche gli enti che fanno capo a un Comune capoluogo di Regione. Il riordino avverrà sulla base di due criteri: la dimensione territoriale (non più di 2.500 km quadrati) e la popolazione (non meno di 350 mila abitanti).
Le Province a statuto ordinario passeranno da 86 a 50 o 52. Di queste faranno parte anche le nuove Città metropolitane, che dovranno essere istituite dal primo gennaio 2014 e sostituiranno del tutto le rispettive Province. Saranno dieci e sorgeranno nelle zone di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. E’ probabile che il territorio di competenza delle Città metropolitane non coinciderà perfettamente con quelle delle Province di cui prenderanno il posto. Dopo una riunione fra il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e una rappresentanza dell’Upi (l’Unione delle Province d’Italia), l’orientamento prevalente sembra quello di inglobare nei nuovi enti anche le zone delle Province limitrofe.
Più incerta la situazione per le Province a statuto speciale, anche se la Sardegna ha già deciso di passare da 8 a 4. Umbria, Molise e Basilicata avranno invece una sola Provincia.
L’attesa per il decreto è alta, soprattutto perché il Governo è chiamato a fare chiarezza su una serie di punti ancora avvolti dal mistero. Su tutti, la gestione del periodo di transizione dallo scacchiere attuale a quello nuovo. Nel 2013 dovrebbe scattare il commissariamento per tutte le Province, anche per quelle che manterranno i confini di sempre. Questa soluzione – avversata dall’Upi – prevede che una serie di commissari ad hoc guidi la fase di modifica fino al 2014, quando il nuovo ordine vedrà finalmente la luce.
Le Province superstiti avranno le seguenti competenze: ambiente (soprattutto per il settore discariche), trasporti e viabilità (anche per quanto riguarda la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade), programmazione della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica per gli istituti secondari di secondo grado. Passeranno ai Comuni tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle Province.
Lo scorso 11 ottobre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva esortato ad avviare una “rapida e positiva conclusione del confronto in atto per il completamento del processo di riordino delle Province”. Ma le resistenze politiche non mancano e prima di arrivare al via libera l’esecutivo dovrà schivare ancora qualche ostacolo.