Non sono numeri certi, ma altamente probabili, quelli pubblicati da una ricerca del Sole 24 Ore che tenta di stimare il numero di eccedenze nelle istituzioni provinciali.
Dal 2014, trentacinque sedi che non hanno i requisiti per rimanere in attività dovranno accorparsi a zone di area vasta contigue, il che fa sorgere il problema del personale in eccesso, quantificato in 12mila unità.
Si è arrivati a questo numero incrociando l’organico totale delle province, come comunicato dalle statistiche dell’Upi, con i provvedimenti sanciti dai decreti Salva-Italia e sulla spending review, affiancati dal riordino entrato mercoledì nella fase esecutiva.
Su circa 57mila lavoratori impiegati, in totale, nelle amministrazioni provinciali, ventisettemila appartengono a quelle che si accorperanno o che verranno integrate, e tra questi 27mila rientrano proprio i 12mila in potenziale esubero.
Tuttavia non si parla di licenziamenti, bensì di trasferimenti, a cui sarebbero soggetti i dipendenti “accorpati”, mentre gli organici già di ruolo nelle sedi “riceventi” dovrebbero rimanere ai loro posti. I dipendenti da trasferire verranno probabilmente destinati alle amministrazioni decentrate che erediteranno le funzioni “liberate” dalle sedi cancellate.