La settimana parte con un salvataggio. La banca centrale del Portogallo ha deciso di investire 4,9 miliardi di euro per acquistare gli assets del Banco Espirito Santo per destinarli alla creazione del Novo Banco. In un secondo momento, ha spiegato il governatore Carlos Costa, il Novo Banco sarà messo in vendita e il ricavato servirà a risarcire lo Stato.
Lisbona ha investito, con il pieno avallo della Bce, parte dei quattrini (6,6 miliardi) avanzati dagli aiuto Ue e Fmi. “Saranno gli azionisti, obbligazionisti juniors e manager di Espirito Santo e non i contribuenti a caricarsi sulle spalle le perdite dovute alla loro scarsa vigilanza”. Le partecipazioni più problematiche di Espirito Santo resteranno così nella vecchia banca controllata dagli attuali soci.
Viene così rimossa una delle minacce ai mercati che hanno contribuito ad un avio contrastato di agosto.
L’incertezza, comunque, domina: Tokyo e Hong Kong registrano guadagni modesti nonostante i buoni dati sull’occupazione Usa di venerdì. Meglio Shanghai +1,14% anche se la banca centrale ha annunciato che ridurrà il volume del credito dopo la massiccia iniezioni di questi mesi.
PESA SULLA UE L’EMBARGO VERSO MOSCA
I mercati riaprono così dopo una settimana turbolenta che, in cifre, si sintetizza in questo modo: l’indice S&P ha perduto nelle ultime cinque sedute il 2,7%: si tratta della peggior performance dal giugno 2012.
In Europa l’indice Euro Stoxx è arretrato del 3,23%. Ancor peggio il Dax di Francoforte -4,5%, il mercato più sensibile all’embargo verso Mosca. In calo anche l’Ibex spagnolo 3.44%. Nella media la frenata di Piazza Affari : l’indice Ftse Mb è sceso del 3,33%. Cresce la volatilità anche sui Bond.
Lo spread tra Btp e Bund è salito di 10 punti a quota 162 bp. Lo yield del Bonos spagnolo è risalito al 2,56%, il differenziale con il decennale tedesco è di 143 bp. Il due anni Usa, dopo aver toccato giovedì un rendimento massimo dello 0,59%, ha chiuso la settimana allo 0,48%. Il bund decennale tedesco ha toccato un minimo dell’1,11% giovedì, sotto l’incalzare dei timori per l’embargo alla Russia per poi risalire all’1,14% negli ultimi scambi. Tra le note positive, sabato l’agenzia Moody’s ha rialzato il rating della Grecia di due gradini, da Caa3 a Caa1. L’outlook è stabile
BORSA NELLE MANI DI DRAGHI E DEL PIL ITALIANO
L’Argentina, la crisi di Gaza, le sanzioni antirusse e non ultimo le multe a raffica alle banche inflitte dalle autorità Usa (la Francia porrà la questione al G20) sono all’origine dell’ansia che regna sui mercati. Ma queste turbolenze possono essere governate se rimangono circoscritte mentre i motori principali, governati dall’azione delle banche centrali, continua a funzionare.
Di qui l’importanza delle scelte della Fed e delle indicazioni che verranno dal direttorio della Bce del 7 agosto, l’appuntamento clou della settimana.
1) Le terapie della Bce producono i primi effetti sul fronte dell’euro, finalmente in calo sul dollaro. Ma sui destini dell’eurozona incombe sempre di più, a giudicare dalla dinamica dei prezzi, l’incubo deflazione. Specie per la periferia. Date le premesse, non è difficile prevedere che la prossima riunione della banca centrale di Francoforte, prevista per giovedì 7, sarà giocata su due temi: l’attesa dell’avvio degli acquisti Tltro previsto per la metà di settembre, ossigeno prezioso per il sistema bancario; la richiesta, sempre più pressante di un quantitative easing del Vecchio Continente entro la fine dell’anno, in grado di compensare la fine delle operazioni della Fed. I mercati guarderanno con attenzione ad ogni sfumatura dei toni di Mario Draghi per capire chi, tra falchi e colombe, stia prevalendo in questa fase, distinta dalle turbolenze geopolitiche.
2) Guardando agli Usa, e qualcuno nutriva dubbi sull’importanza dei tassi eccezionalmente bassi nel recente rally della Borsa, gli eventi della settimana passata dovrebbe averli, almeno in parte, fugati. I listini Usa hanno reagito con grande nervosismo ai segnali di rafforzamento della congiuntura, dal dato eccezionalmente favorevole del pil del secondo trimestre (+4%) al buon dato sul settore manifatturiero uscito nel pomeriggio di venerdì. Al contrario, la Borsa ha ripreso fiato con il report sul mercato del lavoro di luglio, meno positivo delle attese: 209.000 nuovi occupati ma disoccupazione in lieve ascesa dello 0.1% a 6.2%, e salari orari invariati, a conferma che la sottooccupazione è ancora rilevante. Pochi i dati rilevati nei prossimi giorni: domani l’Ism non manifatturiero, la bilancia commerciale mercoledì 6 e i dati sulla produttività non agricola venerdì 8 agosto.
3) Tra i dati macro più rilevanti della settimana spicca la rilevazione Istat del pil italiano del secondo semestre, in programma mercoledì 6. Nessuno si fa particolari illusioni: Una volta data per scontata una netta sforbiciata alle stime governative (+0,8% per l‘intero 2014) il timore è che la lancetta del pil sia rimasta resti sotto o pari a zero tra aprile e giugno.
ARGENTINA, SCATTANO I CDS. RISCHIO SCONTO PER TELECOM ARGENTINA
Riprendono, tra mille intralci, i negoziati tra Buenos Aires e gli hedge creditori. Intanto però stanno scattando i pagamenti sui Cds, cioè le polizze contro il fallimento sottoscritte dai grandi fondi speculativi. Il default ha fatto scattare, secondo the International Swaps and Derivatives Association, richieste di rimborsi per un miliardo di dollari; è l’allarme lanciato da Citigroup, una delle banche che custodiscono titoli di debito per conto di Buenos Aires. E’ la punta dell’iceberg della massa dei contratti derivati sull’Argentina in circolazione pari ad almeno 20 miliardi di dollari (ma al netto delle operazioni di coperture la cifra scende a poco più di un miliardo). Il pagamento dei cds ha fatto insorgere l’Argentina . Il governo di Buenos Aires parla di manovra per favorire la speculazione accusando il giudice di New Yok Thomas Griesa di sottoporre “il Paese ad una estorsione” e chiedendo la rimozione del mediatore Daniel Pollack. “L’Argentina – ha replicat Griesa – deve smetterla di raccontare mezze verità sulla crisi del debito”.
L’effetto default provoca effetti anche sulla vendita di Telecom Argentina. Potrebbe slittare la chiusura della cessione della controllata di Telecom Italia a Fintech, già prevista per martedì 12 agosto per 960 milioni di dollari. Il dossier sarà esaminato dal board guidato da Marco Patuano domani 5 agosto.
FIAT, PARTE LA MISSIONE ANTI RECESSO CON L’AIUTO DEL SOCIO CINESE
Dopo la storica assemblea di venerdì, Fiat affronta l’esame dei mercati, Con più di una novità, tra cui l’ingresso della banca centrale cinese nell’azionariato con una quota del2%.
L’operazione di fusione, innanzitutto, è stata approvata da poco più dell’84% del capitale presente all’incontro. I contrari sono stati poco più del’8%, ovvero oltre un terzo degli investitori istituzionali presenti. Fosse stato per loro, dunque, non sarebbe stato raggiunto l’obiettivo di un maggioranza di oltre due terzi necessaria. E’ stato decisivo l’atteggiamento di alcuni proxy fighters, a partire da Iss, che hanno consigliato il voto contrario per protesta contro le modifiche al diritto di voto della maggioranza. Nella nuova Fca Exor, che controlla il 30,4%, potrà votare per il 46,2%.
Nel caso che questi voti contrari dovessero tradursi in richieste di recesso al prezzo previsto (7,727 euro), verrebbe superato il limite dei 500 milioni stanziati da Fiat per saldare i soci in uscita: l’importo sarebbe infatti superiore ai 700 milioni. Ovvero, la fusione salterebbe. O forse no perché, secondo il regolamento, sulle azioni oggetto del recesso scatterà la prelazione degli altri azionisti che potrebbero procedere a nuovi acquisti.
In sintesi, chi effettuerà il recesso (data ultima 20 agosto) incasserà 7,727 euro per titolo, contro una quotazione di 7,111 di venerdì, ma lo farà senza conoscere i risultati del terzo trimestre. In caso di rimbalzo del titolo, l’affare potrebbe farlo il compratore.
PIRELLI, TRONCHETTI AL 100% IN MTP
Si completa la complessa architettura del nuovo controllo di Pirelli. Marco Trochetti Provra ha acquistato le quote di minoranza della famiglia Rovati (protagonista della cessione di Rottapharm) e della Gwm di Sigieri Diaz Pallavicini. Le due famiglie aumentano le quota in Nuove Partecipazioni, la società che avrà il controllo del 76% della Coinv, la nuova società cui farà capo il 50% di Camfin (l’atra metà è della russa Rosneft).
In sostanza, Nuove Partecipazioni sarà controllata al 52% da Mtp, il resto da un club di alleati del presidente della Bicocca: i Rovati, la Gwm, la famiglia Acutis, Massimo Moratti (con il 6,2%) ed Alberto Pirelli (il 6%).
Camfin, controllata dal pool italiano e da Rosnefet, controlla il 26,2% di Pirelli.
INTESA GUIDA LA RIPRESA DOPO ESPIRITO SANTO
Il settore prova a assorbire gli ultimi strascichi dello shock il Banco Espirito Santo, scivolato di un altro 40% ad una capitalizzazione di 675 milioni ( contro 8 miliari di inizio giugno).
A Piazza Affari venerdì ha brillato Intesa che ha guadagnato l’1,26% a 2,258 euro dopo avere stupito il mercato con 217 milioni di euro di utile nel secondo trimestre dell’anno e un Core Tier 1 al 12,9%, livello top tra le maggiori banche europee. L’ad della banca, Carlo Messina, ha dichiarato di avere una “forte fiducia” per l’asset quality review e a questo proposito ha chiarito di non essere in grado di valutare se modificare o meno la politica dei dividendi finché non sarà chiaro quale sarà la vera soglia del capitale fissata per le grandi banche.