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Protesti dimezzati in 3 anni

Indagine InfoCamere per conto di Unioncamere – Rispetto al 2014, giù sia nel numero (-47%) sia nel valore (-61%) – Cambiali dimezzate in termini di numero e giù del 70% in termini di valore – Mancanti pagamenti degli assegni in frenata del 36% nei valori assoluti e dimezzati in termini monetari.

Protesti dimezzati in 3 anni

Protesti dimezzati rispetto al 2014. E’ la fotografia che emerge dai dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere.

Rispetto ai primi nove mesi del 2014, nel 2017 i mancati pagamenti si sono infatti ridotti del 47% in termini di numero e del 61% in termini di valore, unendo nella discesa sia l’andamento delle cambiali, dimezzate in termini di numero e del 70% in termini di valore, che quello degli assegni, in frenata del 36% nei valori assoluti e dimezzati in termini monetari.

Fra gennaio e settembre 2017 le occasioni in cui un cittadino o un’impresa si sono visti costretti a ricorrere ad un pubblico ufficiale per notificare la mancata accettazione di una cambiale o di un assegno hanno toccato quota 385.107, per un valore complessivo di quasi 630 milioni di euro. L’80% dei “pagherò” è rappresentato da cambiali (309.146), mentre gli assegni costituiscono il 20% (75.961).

Rispetto ai primi nove mesi 2016, si registrano oltre 52mila effetti levati in meno (-12%) e una riduzione del monte complessivo di quasi 145milioni di euro (-19%). A ridursi un po’ di più è il numero delle cambiali (-13%), mentre gli assegni calano del 7%. In termini economici, il valore delle cambiali protestate diminuisce di oltre 118 milioni di euro, quello degli assegni di quasi 26 milioni.

L’analisi territoriale mostra come la frenata più vistosa degli effetti protestati tra i primi nove mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2016 si sia registrata nelle Marche (-33,1%); seguono Trentino-Alto Adige (-25,2%) e Veneto (-18,8%). In termini monetari lo stop più evidente è però quello fatto registrare dalla Valle d’Aosta (-52,8%) che distanzia di otto punti percentuali il dimezzamento dei “pagherò” trentini ed altoatesini (-44,8% rispetto al 2016).

Tra le province, se le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno guidano la classifica per numero di titoli protestati, in termini di importi levati salgono ai vertici della graduatoria Rovigo, Fermo e Frosinone in cui, in media, i “pagherò” superano il valore di 2mila euro. All’altro capo della classifica i residenti di La Spezia, Belluno (con importi medi di circa 600 euro) e Livorno (700).

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