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PROMETEIA, RAPPORTO DI PREVISIONE – Nella seconda metà del 2013 sarà ripresa?

Prometeia ha presentato ieri a Bologna il Rapporto di Previsione sulle prospettive di breve-medio termine dell’economia internazionale e italiana. Questo Rapporto, elaborato sin dal 1974 ogni trimestre da Prometeia Associazione, è riconosciuto come uno dei momenti più importanti nell’analisi dell’economia internazionale e del nostro Paese.

Nei tre mesi trascorsi dalla presentazione dell’ultimo Rapporto di Previsione, l’Italia non ha dovuto richiedere il supporto dell’Esm, i mercati azionari sono in ripresa, quelli obbligazionari pure, sono tornati gli investitori stranieri ad acquistare i titoli del debito pubblico italiano e lo spread con i rendimenti degli analoghi titoli tedeschi è sceso vicino ai 250 pb, le prossime elezioni non sembrano più essere una fonte di instabilità ma le previsioni di crescita per l’ economia italiana vengono riviste verso il basso per il 2013 e, marginalmente, anche per gli anni prossimi. Siamo quindi di fronte ad una contraddizione? Solo apparente, poiché la velocità di uscita dalla recessione è condizionata dalla riduzione dei livelli di indebitamento, che nel caso dell’Italia è debito pubblico.

Pure se il terzo trimestre del 2012 è stato migliore delle attese, la fine dell’anno è stata ancora molto debole a causa di una correzione al ribasso delle stime della domanda per investimenti, in beni strumentali e in costruzioni poiché la ricostruzione delle aree terremotate dell’Emilia non è ancora partita e la debolezza prospettica della domanda sta frenando più del previsto i piani di produzione.

Prometeia conferma le previsioni di una caduta del Pil del 2.1% per il 2012 (-2.4% nel Rapporto di ottobre), e rivede marginalmente al ribasso le previsioni per l’anno in corso (-0.6% rispetto al -0.4%) perché il peggioramento del quarto trimestre si trascina negativamente sul 2013.

L’abbassamento del premio per il rischio paese non sarà sufficiente a contrastare gli effetti restrittivi del lento percorso di delevereging del settore pubblico intrapreso dal nostro paese: le sue conseguenze in termini di riduzione dei redditi disponibili del settore privato e di contrazione della domanda diretta di origine pubblica continueranno a dominare lo scenario italiano anche per il primo semestre dell’anno. Solo a partire dai mesi estivi la domanda interna si unirà a quella estera per porre fine a sette trimestri di caduta del Pil, la più lunga recessione del dopoguerra.

Gli scambi con l’estero

Motore della ripresa saranno le esportazioni. Anche se l’anno in corso si caratterizzerà per una crescita ancora modesta (2.1%), sia per il lento recupero del ciclo economico internazionale, in modo particolare di quello dei paesi dell’Uem, sia per l’apprezzamento del tasso di cambio dell’euro verso le principali valute. Il settore estero contribuirà  così positivamente alla crescita del Pil per il terzo anno consecutivo.

Gli investimenti

La tendenza al ridimensionamento dell’attività di investimento delle imprese potrebbe protrarsi fino alla metà dell’anno scontando le deboli prospettive della domanda, l’eccesso di capacità produttiva e, con molte probabilità, le ancora sfavorevoli condizioni di accesso al credito, nonostante le tensioni sui mercati finanziari abbiano cominciato ad attenuarsi. La ripresa prevista nella seconda parte dell’anno non sarebbe sufficiente a impedire un calo nella media dell’anno in corso ancora rilevante (-2.7%) dopo quello dell’11.3% stimato da Prometeia per il 2012.

I consumi

Molto più lenta, invece, la ripresa dei consumi delle famiglie. Anche nel quarto trimestre dello scorso anno è proseguita la contrazione della spesa per consumi con un calo del 4.1% in termini medi annui nel 2012. La fase di contrazione tenderà a protrarsi per gran parte dell’anno in corso e quindi anche il& 2013 dovrebbe registrare una diminuzione significativa della spesa per consumi in termini medi annui (-1.5%) confermando come, nel complesso, la caduta di questa componente della domanda sia, in questa fase, più intensa e prolungata di quella subita in occasione del pur rilevante aggiustamento fiscale attuato nel 1992-93.

La previsione per il biennio 2014-2015

La crescita della domanda interna tornerà positiva con un incremento dello 0.9% nel 2014 e dell’1.3% nel 2015, dopo tre anni di contrazione, contribuendo positivamente alla crescita del Pil. Quest’ultima si attesterebbe all’1.3% nel 2014 e all’1.4% nel 2015, sostanzialmente in linea con quella indicata nello scorso Rapporto di Previsione.

L’occupazione

Dopo la stasi estiva, in ottobre e novembre il tasso di disoccupazione ha ripreso a salire, arrivando all’11.1%, livello che non era più stato registrato dopo il 1999. A ritmi minori la disoccupazione, e con esso il tasso di disoccupazione, continueranno ad aumentare fino alla prima metà del 2014, per circa un anno dopo che la caduta di attività economica si sarà interrotta e la ripresa avviata. In questo periodo il tasso di disoccupazione sfiorerà e rimarrà a lungo vicino al 12%. Tale persistenza è espressione della lentezza con la quale il mercato del lavoro riflette le fluttuazioni cicliche, nonostante la sua maggiore flessibilità ne abbia accelerato le reazioni durante gli anni recenti.

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I conti pubblici e la spesa per interessi

La più rapida riduzione dello spread osservata già negli ultimi mesi del 2012 e le migliori prospettive per la sua evoluzione futura si riflettono in una stima più favorevole dei tassi a lungo termine e dunque, del costo medio del debito. Rispetto alle previsioni formulate a ottobre, il tasso sui Btp è più basso di 1.3 punti nella media del 2013, 0.5 nella media del 2014. Si può valutare che sulle scadenze di Btp, Cct e Ctz (154.7 miliardi nel 2013, 158.8 nel 2014) una riduzione di questa entità comporti 1.1 miliardi di minori interessi nel 2013, 3.3 nel 2014, 4 nel 2015, cui si aggiungono i risparmi sulle nuove emissioni nette, circa 300 milioni nel 2013, 600 nel 2014, 1.7 miliardi nel 2015.

La pressione fiscale si porterà ai massimi storici, vicino al 45% del Pil. Sarà sostenuta soprattutto dalla crescita delle imposte indirette su cui hanno insistito sia i decreti correttivi approvati nel 2011, sia la legge di stabilità dello scorso dicembre: aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 21 al 22% a partire dal 1° luglio, Tobin tax, ulteriori incrementi dei bolli e infine, l’introduzione della Tares, la nuova imposta locale sullo smaltimento dei rifiuti e sulla fornitura di servizi indivisibili.

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