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Prometeia, Pil Italia: taglia le stime 2023 a 0,1% da 1,9 di luglio. Scenario peggiore rispetto a Nadef

FIRSTonline

L’economia italiana ha retto bene fino alla prima metà di quest’anno, ma nei mesi a venire inflazione e riduzione nei consumi porteranno a un rallentamento del Pil vicino allo zero.
Lo dice il nuovo rapporto di previsione di Prometeia, società di consulenza e ricerca economica, che risulta più pessimistico rispetto alla Nota di aggiornamento del Def (Nadef) appena varata dal governo uscente.

“Stiamo vivendo il susseguirsi di avvenimenti eccezionali: prima la pandemia, ora una guerra nel cuore dell’Europa con la prospettiva di vedere l’energia razionata durante l’inverno mentre i prezzi del gas hanno toccato livelli mai visti” dice il rapporto.

Prometeia “vede uno scenario al ribasso” per l’Italia: la stima sulla crescita per il 2023 subisce un taglio allo 0,1 pct dall’1,9 pct della previsione di luglio scorso. Il governo vede invece la crescita allo 0,6%, senza considerare eventuali interventi legislativi da parte del nuovo esecutivo. La situazione è addirittura più pesante nell’ Eurozona secondo Prometeia che vede un Pil 2023 a -0.1%, dato rivisto dal +1,6% del rapporto di luglio.

Il 2022 sta andano meglio delle attese, grazie a un’euforia post-Covid. Bene Turismo e Tempo libero

Per quest’anno invece Prometeia continua a vedere un buon andamento, con una crescita del Pil del 3,4 pct, migliorando in questo caso le sue stime di luglio che si limitavano a un +2.9 pct. Il secondo trimestre 2022 ha portato risultati migliori delle attese in particolare nella spesa delle famiglie che, in una sorta di euforia post-pandemia, hanno puntato soprattutto su tempo libero e turismo. Altrettanto buono il risultato per la manifattura, con investimenti ed esportazioni ancora in espansione. Ma non tutti i settori hanno recuperato le perdite, alcuni lavoratori non hanno trovato lavoro e alcuni nuclei familiari mostrano difficoltà.

Poi l’inflazione ha cambiato il quadro: le famiglie taglieranno i consumi di luce e gas

L’inflazione ha poi continuato ad aumentare in prevalenza a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e Prometeia vede per l’intero 2022 una crescita del 7,3 pct. In agosto, anche i prezzi degli alimentari sono cresciuti oltre il 10 pct, mentre l’inflazione al netto di energia e alimentari è arrivata al 4 pct e questi aumenti potrebbero durare a lungo, dicono gli economisti di Prometeia che per altro non si aspettano un razionamento dell’energia elettrica quest’inverno sempre che si risparmino i consumi. Oggi l’Istat ha reso noto il dato dell’inflazione italiana di settembre che segna un aumento dello 0,3 pct su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente).

Lo scenario delineato da Prometeia muove dall’idea che le famiglie taglieranno il 7% dei consumi di luce e gas entro il 2023, “sia perché l’aumento del loro prezzo ne scoraggia l’uso sia per rispettare le regole di risparmio previste dal piano del governo”. Le famiglie che non hanno margini ulteriori di spesa dovranno comunque ridurre quella per consumi, dice ancora il rapporto.

Pil in calo: dalle aziende meno investimenti. Qualche beneficio da euro debole

L’effetto si vedrà sulle aziende, che freneranno gli investimenti: gli aumenti dei costi energetici sul valore della produzione arrivano al 15% in alcuni comparti, con medie del 2,4% (mentre nel 2019 eravamo all’1,1%). Allo stesso tempo, le imprese esportatrici italiane beneficeranno dell’indebolimento dell’euro, sceso sul dollaro a livelli nominali mai registrati ma dovranno fronteggiare un arretramento della domanda estera, soprattutto in Europa. Per la media del 2023 gli economisti dell’Istituto di ricerca bolognese prevedono un cambio euro/dollaro che continuerà sotto la parità, anche se in termini effettivi il deprezzamento è minore.

Le cicatrici del Covid-19 sul debito pubblico

La pandemia, e ora anche il caro energia, lasciano il nostro Paese con un fardello di debito pubblico su Pil appesantito di oltre 15 punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid, con una previsione del 149% nel 2023.
Finora due sono stati i fattori che hanno aiutato l’Italia. Da una parte la sospensione delle regole di bilancio europee (vale a dire l’attivazione della general escape clause del Patto di stabilità) fino a fine 2023. Dall’altra una politica monetaria molto favorevole e anni di massicci acquisti da parte della Bce di titoli di stato, tanto che oggi il 30 pct del debito pubblico italiano è detenuto dall’Eurosistema. Ma nei mesi a venire l’Italia dovrà confrontarsi con un contesto molto meno favorevole per il rifinanziamento del debito pubblico. Per quel che riguarda le prossime mosse del governo, “riteniamo che non potrà non rimanere nel solco di un controllo dei conti pubblici, non facendo però mancare il supporto a famiglie e imprese”.

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Categories: Economia e Imprese