Il Pil italiano crescerà più del previsto nel 2021, e anche di più – ovviamente in termini percentuali – di quello dell’Eurozona. A metterlo nero su bianco è Prometeia, che rivede al rialzo le sue stesse previsioni dello scorso mese di marzo: dal +4,7% al +5,3% per l’anno solare in corso, mentre l’economia dell’intera area euro è stimata crescere del 4,3% nello stesso periodo. L’anno della svolta sarà però il 2022: secondo Prometeia nel secondo semestre dell’anno prossimo l’economia italiana supererà definitivamente il Covid e tornerà ai livelli pre-crisi del 2019. Con uno sguardo anche oltre: nei due anni successivi, il 2023 e 2024, il Pil italiano potrebbe tornare a crescere in media di oltre il 2% l’anno, cioè ritmi doppi a quelli prevalenti nei 10 anni precedenti. Insomma anche una volta incassati i benefici del fisiologico rimbalzo, l’Italia si metterà su una carreggiata diversa, grazie anche agli aiuti del PNRR che via via consentiranno maggiori investimenti e si spera una crescita più sostenuta rispetto a quella alla quale ci siamo abituati da decenni.
Tuttavia ci sono ancora molte ferite da rimarginare, ad incominciare dal mercato del lavoro. Nella media del 2020 secondo Prometeia il mercato del lavoro ha perso 636mila occupati e 2 milioni e 486mila unità standard di lavoro, senza dimenticare le oltre 800mila persone che si sono ritirate dal mercato andando a ingrossare le fila degli inattivi, in prevalenza giovani e donne: “La disoccupazione rimarrà elevata a lungo”, scrivono gli economisti del centro studi bolognese. Basteranno i soldi del Recovery Plan? Prometeia fa due calcoli, ricordando che tali risorse ammontano per l’Italia a 205 miliardi di euro, l’11,5% del Pil 2019, fino al 2026, di cui circa 80 miliardi a fondo perduto. È stata inoltre prevista l’integrazione con un Fondo Complementare, pari a 30 miliardi di euro, portando così l’ammontare potenzialmente disponibile a 235 miliardi. Di questi, 183 miliardi di euro si configurerebbero come spesa addizionale, pari a circa 30 miliardi di euro ogni anno, l’1,7% del Pil. Una manovra rilevante, da non sottovalutare.
E l’impatto positivo sulla crescita da qui al 2026, cioè l’arco temporale previsto dal PNRR, secondo Prometeia non sarà così brillante come quello previsto dal Governo: solo +2,5%, cioè un punto percentuale in meno rispetto a quanto pronosticato dall’esecutivo. Prometeia conferma comunque “l’importanza che questi finanziamenti rivestiranno per la nostra economia, come sostegno alla domanda per rendere l’uscita da questa crisi più rapida e con meno lasciti permanenti di quelle del passato, ma soprattutto come occasione per imprimere un’accelerazione alla crescita potenziale, asfittica da oltre 20 anni: gli interventi previsti nel PNRR avranno un ruolo rilevante nel mantenerla, almeno per qualche anno, su ritmi molto superiori a quelli medi storici del nostro Paese”. La ripresa, secondo gli esperti, sarà trainata dagli investimenti in costruzioni e dagli investimenti strumentali, entrambi spinti dai progetti del PNRR. Le famiglie, invece, si riallineeranno agli stili di vita pre-crisi con gradualità e, comunque, dovranno fare i conti con una maggiore disoccupazione
Per quanto riguarda le questioni finanziarie come la riduzione del debito e l’aumento dei tassi d’interesse, la visione di Prometeia è prudente: “Con l’uscita dall’emergenza non si potrà che tornare verso politiche di rientro dell’indebitamento e a livello europeo di ridefinizione delle regole del Patto di Stabilità, con politiche monetarie che dovranno rientrare dalle condizioni di eccezionalità degli ultimi anni”. L’inflazione e le materie prime stanno salendo, in alcuni casi anche fortemente, ma Prometeia segue la linea ottimistica espressa dai governatori delle banche centrali: “Ritieniamo che sia la crisi pandemica alla base di questi aumenti che dunque, con il ritorno a condizioni di “normalità”, tenderanno via via a rientrare. È l’ipotesi sulla quale sono basate le previsioni di luglio e che sostiene un percorso di rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali molto graduale, tale da garantire a lungo condizioni molto favorevoli al finanziamento del nostro debito”.