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Prometeia: nonostante i rischi, la ripresa avanza

Il Rapporto di previsione di Prometeia ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita globale – Attenzione però a Cina e Trump che rappresentano i principali fattori di rischio: la Cina perché potrebbe essere una fonte di volatilità; e gli Usa per il ridimensionamento dell'”effetto Trump” – A dieci anni dalla crisi il Pil italiano è inferiore del 7% rispetto ai livelli del 2008.

Prometeia: nonostante i rischi, la ripresa avanza

La crescita globale procede al rialzo, ma permangono diversi fattori di rischio da tenere sott’occhio. A dirlo è il Rapporto di Previsione di marzo 2017 di Prometeia, secondo cui i più recenti dati congiunturali suggeriscono una revisione al rialzo per la crescita globale, che si porterà a +3,3% nel 2018 da +2,8% del 2016. 

Il Rapporto contiene anche dei bilanci, a dieci anni dallo scoppio della crisi. A fine 2016 il livello del Pil italiano era inferiore di oltre il 7% rispetto ai massimi raggiunti a inizio 2008, mentre in Spagna questa distanza si è ridotta a circa l’1%. Nell’Eurozona, in Germania e in Francia il Pil è stato invece superiore rispettivamente del 2,4%, 7,8% e 4,5%.

L’Italia

Nel 2016 la crescita italiana, se misurata in termini pro-capite, è stata più alta di quella di Stati Uniti, Francia e Germania. Una buona notizia, anche se dovuta a un lieve calo della popolazione italiana. In ogni caso Prometeia ha rivisto al rialzo la stima di crescita per l’Italia sia per il 2017 (+0,9% da +0,7%) sia per il 2018 (+0,9% da +0,8%).

Dal mercato del lavoro italiano arrivano segnali contrastanti: a dieci anni dalla crisi è occupato lo stesso numero di persone, ma per meno ore, e non si è ridotto il divario Nord-Sud. Segnali positivi arrivano invece dall’offerta di lavoro femminile e degli over 55, dalla domanda di lavoro stabile e dal ri-orientamento dell’occupazione verso i servizi.

Le politiche monetarie ultra espansive degli ultimi anni volgono al termine, anche se Prometeia conferma previsioni più caute per i prossimi mesi. Previsto per la Fed un solo rialzo dei tassi di 25 punti base nel 2017 e tre rialzi da 25 punti base nel 2018. Anche se il rischio deflazione si è allontanato dall’Europa, la Bce dopo dicembre 2017 ridurrà solo gradualmente l’acquisto mensile di titoli, fino a chiudere il QE nel maggio 2018.

I fattori di rischio internazionali

A mettere a rischio l’economia globale, però, ci sono diversi fattori. Nel 2018 la Cina potrebbe tornare ad essere fonte di volatilità per l’economia mondiale. Ad ora la tenuta dell’economia cinese (Pil 2017 +6,5%) rassicura i mercati internazionali, ma è probabilmente pilotata dalle autorità in attesa del Congresso del Partito Comunista di novembre, che disegnerà la mappa di potere per i prossimi cinque anni.

L’esuberanza dei mercati successiva all’elezione di Trump si sta ridimensionando e cominciano a trapelare i rischi di deludere le aspettative. Questo ha portato Prometeia a rivedere al ribasso di due decimi la stima di crescita degli Stati Uniti sia per il 2017 sia per il 2018 (rispettivamente a +2,2% e +2,7%).

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