Il 2015 il sistema bancario tornerà in utile? Forse è la volta buona. Dopo quattro anni di perdite, Prometeia si attende che l’anno in corso si chiuda per il sistema con utili complessivi di 3,8 miliardi di euro. Un’inversione di tendenza destinata a rafforzarsi da qui al 2017 quando i profitti cumulati arriveranno a 21,5 miliardi. Il Roe rimarrà però modesto salendo nel 2017 solo al 3,7%. La redditività infatti sarà condizionata ancora dal peso delle rettifiche sui crediti. Ecco perché per Giuseppe Lusignani, che ha presentato l’analisi sul comparto pubblicata per il Prometeia Banking Day, la creazione di una bad bank rappresenterebbe una soluzione efficace nel medio periodo per sostenere la redditività nel settore. Nonostante le perdite sui crediti che le banche dovrebbero sopportare subito, l’impatto sul Roe di medio periodo, che potrebbe migliorare anche di un punto percentuale, più che compenserebbe il sacrificio.
RIPRENDE IL CREDITO
MA LE SOFFERENZE SONO ANCORA UN FARDELLO
Prometeia si attende che nel 2015 il flusso complessivo dei ricavi torni a essere positivo per poi consolidarsi nel 2016-2017. Da un lato l’erogazione del credito dovrebbe tornare a crescere dalla fine dell’anno in corso grazie alle migliori condizioni economiche e all’effetto delle politiche non convenzionali della Bce: oggi si fa ancora fatica a vedere una ripresa su questo fronte che dovrebbe materializzarsi nella seconda parte dell’anno. Dall’altro, sta calando il costo del finanziamento, con le banche che fanno scadere la più costosa raccolta obbligazionaria senza rinnovarla per sostituirla con il più vantaggioso finanziamento della Bce. Il margine di interesse sarà positivo seppur modesto (+0,4%) a causa dei bassi tassi di interesse e il margine di intermediazione tornerà a crescere in media dell’1,2% nel triennio di previsione.
Non si arresterà invece la crescita dei crediti in sofferenza, pur se a ritmi progressivamente più bassi. “E’ quindi probabile – rileva Prometeia – che le politiche di offerta degli operatori rimangano piuttosto selettive, soprattutto verso le imprese, per effetto della rischiosità ancora elevata dei prenditori e dei numerosi e stringenti vincoli imposti dalla regolamentazione”. Nel 2014 il flusso di rettifiche sui crediti, anche a causa dell’Asset quality review della Bce, è stato di ben 30 miliardi di euro, che salgono a quasi 86 miliardi nel triennio 2012-2014. Nel triennio al 2017 il flusso cumulato di rettifiche su crediti dovrebbe invece scendere poco sopra i 50 miliardi.
M&A POPOLARE, BISOGNA ATTENDERE PER I BENEFICI
Negli ultimi anni le banche hanno cercato di compensare la riduzione di ricavi con la razionalizzazione dei costi operativi. Così ormai è quasi alle spalle l’attività di razionalizzazione della rete mentre le banche investono in tecnologia per cambiare il modello di business. Ecco che in questo scenario non ci si attende una riduzione dei costi, anzi, piuttosto si assisterà a una lieve crescita dei costi operativi. Rilevanti, rileva Prometeia, saranno gli impatti della riforma delle banche popolari, anche se i benefici potranno realizzarsi solo nel medio periodo. per Prometeia il cost income potrebbe scendere al 60,2% nel 2017.
PIU’ UTILI PER PIU’ BANCHE
Dopo la perdita aggregata di circa 8 miliardi di euro (che si aggiunge ai 22 miliardi del 2013), il 2015 dovrebbe segnare l’anno del ritorno all’utile. Certo si tratta di un valore complessivo, che quindi non tiene conto dell’ampia varianza nei risultati tra le banche che ancora permane. Ma la generazione di profitto dovrebbe interessare un numero maggiore di istituti rispetto alle sei delle tredici considerate nel 2014. Inoltre, la gran parte delle banche ha un grado di capitalizzazione superiore ai target minimi Bce, con l’eccezione degli istituti che hanno già programmato aumenti di capitale o altre operazioni nella prima parte del 2015. Nel complesso il Cet 1 ratio di fine 2014 è all’11,2%.
Lo scenario di lenta ripresa del settore, evidenzia infine Prometeia, sconta una situazione di perdurante rischiosità del credito in capo alle banche ma anche i numerosi e stringenti vincoli imposti dalla regolamentazione che rendono il costo del capitale ancora alto.