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Prometeia alza le stime sul Pil Italia 2022 e taglia quelle sul 2023. “Una nuova ripresa” è possibile

Imagoeconomica

Il centro studi Prometeia rivede al rialzo le previsioni sull’andamento del Pil italiano nel 2022, portandole al +2,9% dal +2,2% stimato a marzo. Per il 2023, invece, l’operazione è uguale e contraria: si scende dal +2,5 al +1,9%. In base a questi dati, comunque, sia quest’anno che il prossimo il nostro Paese dovrebbe crescere più della media dell’Eurozona, per la quale è previsto un +2,6% nel 2022 e un +1,6% nel 2023.

Pil Italia 2022 rivisto al rialzo: ecco perché

Può sorprendere una revisione al rialzo delle stime proprio mentre in Ucraina continua a infuriare una guerra e l’inflazione è arrivata su livelli che non si vedevano da 35 anni. Tuttavia, “l’andamento superiore alle attese dell’attività nella prima parte dell’anno e l’aspettativa che i prezzi dell’energia possano aver toccato i massimi inducono a migliorare le stime per il 2022”, precisa Prometeia.

Le cose vanno dunque meglio di quanto immaginassimo? Non proprio. Gli analisti non ritengono quindi che ci sia il rischio di una recessione tecnica, perché “nei mesi estivi il contributo di turismo e servizi, oltre che delle costruzioni, dovrebbe bilanciare la caduta dell’industria e dei consumi di beni”.

Attenzione alla seconda parte dell’anno

Questo effetto, però, verrà meno “nei mesi autunnali, quando si potrà registrare una contrazione del Pil”. Per queste ragioni, “le conseguenze del carovita sulle famiglie e degli aumenti delle tariffe energetiche sulle imprese si faranno sentire nella seconda metà dell’anno e in particolare nel 2023 – prosegue il centro studi – La crescita cumulata nel biennio rimarrà identica, ma con una diversa scansione temporale”, poiché “gli effetti del caro energia sulle imprese e dell’inflazione sulle famiglie sono ritardati rispetto a quanto ci aspettavamo”.

Nel 2023 possibile una nuova ripresa

Nel 2023, quindi, il trascinamento negativo dal 2022 taglierà la crescita media all’1,9%, ma potrebbe avviarsi “una nuova ripresa”, perché “l’attività sarà sostenuta dagli investimenti finanziati dal PNRR e dal recupero della propensione al consumo. Il tesoretto accumulato durante la pandemia da famiglie e imprese sarà fondamentale sia per favorire la tenuta dei consumi nonostante la perdita di potere d’acquisto sia per garantire la resilienza delle imprese”.

Ma l’inflazione si farà sentire

Il centro studi ipotizza infatti “che non si avvierà una rincorsa prezzi-salari: ciò implica che lo shock da offerta, e quindi il trasferimento di reddito all’estero, sarà pagato in misura importante dai lavoratori dipendenti”.  

In particolare, “mentre molte imprese riescono a scaricare a valle l’aumento dei costi, le famiglie a reddito fisso stanno sperimentando una fortissima decurtazione del proprio reddito reale – conclude Prometeia – Basti pensare che un’inflazione dell’8% per un anno intero equivarrebbe alla perdita di potere d’acquisto di una mensilità”. 

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Categories: Economia e Imprese