Prometeia rivede al rialzo la stima sul Pil italiano, portandola al +1,4% dal +1,2% stimato a luglio (a sua volta rivisto al rialzo dal precedente +0,9%). Il dato è comunque inferiore a quello previsto dal Governo, che nell’ultima nota di aggiornamento del Def ha alzato a +1,5% le stime di crescita per quest’anno.
“Il 2017 e il 2018 potrebbero rappresentare l’attimo fuggente per Europa e Italia per riformare la governance di Bruxelles e mettere in sicurezza i conti pubblici di Roma – scrive la società di analisi nel Rapporto di Previsione di settembre – Per il nostro paese una sequenza di tre trimestri di crescita congiunturale del Pil allo 0,4% non si registrava da 8 anni, dal rimbalzo post crisi del 2009. Se il contesto internazionale gioca una parte importante di questa revisione, altrettanto rilevante è il ruolo della domanda interna, soprattutto della spesa per famiglie. Ma attenzione: l’apprezzamento dell’euro, il rallentamento della Cina e l’incertezza politica freneranno la crescita dell’Italia tra l’autunno e l’inverno, rallentandone il passo trimestrale dallo 0,4% allo 0,2%”.
Quanto all’Europa, “nel vecchio continente la crescita è diffusa tra i paesi – si legge ancora nel rapporto – le condizioni della politica monetaria sono e resteranno ancora per un po’ eccezionalmente espansive. Sono state superate con pochi intoppi importanti scadenze elettorali nazionali. Sembra quindi il momento favorevole per accelerare il processo di integrazione europea. Il rafforzamento dell’euro contribuisce a mantenere l’inflazione su valori storicamente bassi e, se ciò rappresenta motivo di preoccupazione per la Bce, dall’altro sostiene il potere d’acquisto di famiglie e imprese. Per l’Europa Prometeia ha rivisto al rialzo la crescita a +2,2% (da +1,9% previsto a luglio)”.
DEBITO PUBBLICO ITALIANO ANCORA SOTTO OSSERVAZIONE
Prometeia ha analizzato costi e benefici di una strategia di riduzione delle emissioni annue per 150/200 miliardi di euro su un orizzonte di 4/5 anni, attraverso un progressivo contenimento delle emissioni di BOT e il finanziamento di titoli in scadenza e disavanzi secondo uno schema volto all’allungamento delle scadenze. Una simile strategia potrebbe portare nel 2025 le emissioni sotto i 220 miliardi e la durata media del portafoglio titoli vicina ai 9 anni e comportare, confrontata con l’ipotesi di base in cui i titoli sono rinnovati secondo la scadenza originaria, un maggior costo per le casse pubbliche intorno ai 5 miliardi annui. Con un caveat: dopo anni di tassi di interesse ai minimi storici, il costo di rifinanziamento non potrà che tornare a crescere e, con esso, la spesa per interessi; l’allungamento costituirebbe quindi un contenuto ma ulteriore aggravio per le finanze pubbliche. Il messaggio dunque potrebbe essere “Ok allungare, ma con moderazione”, ovvero procedere ancora con cautela sulla strada virtuosa già intrapresa dai gestori del debito pubblico.
IL COMMERCIO MONDIALE SORPRENDE PER SLANCIO
La crescita del commercio mondiale è stata superiore al 4% nel primo semestre 2017, più del doppio dell’espansione media annua tra il 2012 e il 2016, con un contributo crescente sia dei paesi industrializzati che di quelli emergenti. Il rafforzamento delle maggiori valute rispetto al dollaro ha portato a una redistribuzione di potere d’acquisto, riducendolo nell’area del dollaro e aumentandolo al di fuori. Questo, insieme a una ulteriore diminuzione dell’inflazione a livello mondiale, ha contribuito al miglioramento diffuso del clima di fiducia di famiglie e imprese, con effetti positivi sulla domanda complessiva.
In Cina, il leitmotiv della politica è portare al congresso di ottobre il paese con un’economia florida e con progressi evidenti in campo ambientale: ecco perché la crescita del Pil è superiore all’obiettivo governativo nel primo semestre e la produzione industriale si sta riducendo in alcuni settori molto inquinanti come quello estrattivo e della lavorazione delle materie prime. Ciò ha portato a un incremento delle importazioni di commodity in sostituzione della ridotta produzione domestica, complice anche il rafforzamento dello yuan, contribuendo all’effetto espansivo sulle quotazioni internazionali e sul commercio mondiale. Tuttavia una crescita superiore all’obiettivo ufficiale è in larga parte legata proprio alla scadenza politica autunnale: una volta superata, sono attesi per i prossimi anni un riavvio del processo di riforme e una riduzione del ritmo di espansione dell’economia cinese, con tutti gli effetti demoltiplicativi a livello mondiale che questo comporta.
BCE VERSO UN TAPERING CAUTO
La ripresa della congiuntura economica europea lascia spazio a una riduzione dello stimolo monetario, ma non mancano motivi di cautela. La decisione di modifica del piano di acquisti dopo dicembre 2017 dovrà cercare di limitare gli effetti restrittivi che potrebbero derivare da un aumento dei tassi di mercato e da un ulteriore apprezzamento del cambio.
Fino a fine 2017 gli acquisti di titoli da parte dell’Eurosistema ammonteranno a 60 miliardi mensili. Per l’anno successivo Prometeia ipotizza che venga privilegiata la gradualità nella riduzione dell’intervento: ipotizzata quindi che la fase di tapering consista in nuovi acquisti mensili inferiori di 5 miliardi rispetto al mese precedente, fino ad arrivare ad annullarsi in dicembre 2018. Tale ipotesi consentirebbe alla Bce, nel rispetto del limite degli acquisti per emittente, una elevata gradualità nel cambiamento degli interventi di politica monetaria non convenzionale.