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Profumo (Mps): “Bersani governerà con Monti”. E sul caso Alexandria…

“Non so se Bersani dovrà chiedere l’aiuto alle forze di centro per poter governare. Ma penso che lo farà. Immagino che ci sarà un governo piuttosto ampio di forze che lo sostengono”. Alessandro Profumo, presidente di Mps, parla di politica, Europa, economia e politica, intervistato ieri sera da Alessio Vinci al Westin Palace di Milano per il Ciclo di incontri “Il mondo finanziario. Scenari e prospettive”, organizzato dal Private Banking dello stesso gruppo Montepaschi e da Progetto Città. Per il banchiere Monti è stato importante perché la credibilità internazionale è stata fondamentale per il Paese ma oggi bisogna si formi una maggioranza politica. “Monti ha fatto una serie di cose importanti, molte corrette su alcune si può dibattere”, ha detto senza volersi sbilanciare troppo e commentando con una battuta: “Chi fa su Google Alessandro profumo vede benissimo cosa penso in politica ma ci sono amici della stampa che titolerebbero subito su questo. Prima mi chiedevano sempre di Mediobanca, ogni tanto hanno delle fisse”.

Profumo indica alcune priorità del nuovo governo “Per prima cosa bisogna rassicurare chi ha quote di debito sul fatto che noi proseguiremo sul risanamento”,  dice Profumo. È  poi necessario attuare una redistribuzione della ricchezza “Va bene capire come crearla – spiega – ma l’eccesso di concentrazione diminuisce i consumi”. Non da ultimo c’è il problema degli investimenti.  “È necessario – continua – lavorare su accelerazione e semplificazione processi decisionali, lo dicono tutti ma nessuno ci riesce.  Nella mia esperienza le norme sul lavoro italiane mi hanno sempre consentito di fare cambiamenti che in molti altri paesi non riuscivo a fare, il problema per gli investimenti esteri sono invece i tempi per le concessioni e della giustizia, ossia i tempi non gestibili della creazione di un diritto e della sua tutela.  Se non hai stabilità del diritto hai un problema. Se finanzi un investimento in energia alternativa con un certo impianto normativo ed ex post l’impianto normativo cambia è un problema”.

LAVORO E MODELLO PRODUTTIVO

I dati sulla disoccupazione giovanile sono certo drammatici ma Profumo invita a tenere presenta che il momento non è di stabilità. “Abbiamo cambiato la normativa del lavoro in maniera consistente e non siamo in un momento di stabilità. Le imprese inizieranno ad assumere di nuovo non avendo più il polmone del precariato. Dobbiamo poi ragionare sul mondo dell’istruzione, avere Università vocazionali come in Germania potrebbe essere importante”. C’è poi ancora la questione aperta della competitività di sistema che per Profumo è stata trascurata dal dibattito, incentrato soprattutto sulle regole del lavoro. “Dobbiamo ridisegnare il modello produttivo – afferma – Per esempio abbiamo troppe piccole e medie imprese. Piccolo è bello nella misura in cui sta bene sul mercato , se devo proteggerlo è un problema. Forse dobbiamo discutere su come avere più Grandi e medie imprese che poi si trascinano dietro anche quelle piccole”.

SERVE L’UNIONE BANCARIA PER GARANTIRE LIQUIDITÀ ALLE BANCHE ITALIANE

L’unione bancaria è per Profumo uno dei tasselli fondamentali per l’uscita dalla crisi che deve passare tramite una maggiore integrazione Europea. “Il motore della crescita a debito non è più utilizzabile  sia che sia privato sia che sia pubblico – dice Profumo – Bisogna usare altre leve, una parte sono la creazione o intensificazione del mercato interno Europeo”. Tra le priorità è fondamentale che il Centro Est Europa si avvicini al pil dell’Europa centrale, che i grandi progetti infrastrutturali siano europei, che ci sia lo scambio nella formazione dei ragazzi Universitari e si arrivi all’Unione bancaria. “Se non avremo l’Unione bancaria le nostre banche resteranno sempre a corto di liquidità – spiega Profumo – checché se ne dica abbiamo più impieghi che depositi, i quattrini della Bce sono finiti a chiudere questo funding gap. La critica sul finanziamento alle pmi è giusta ma i soldi noi non li possiamo stampare e bisogna capire come far affluire liquidità alle banche italiane. Certo abbiamo finanziato anche cose che non vanno ad aumentare il pil, come il rileverage immobiliare, cose che nel futuro non faremo più e che abbiamo già smesso di fare”.

Nella risoluzione dei problemi europei Draghi è certo stato fondamentale. “Spesso ci dimentichiamo in fretta il passato – fa notare Profumo – noi siamo stati molto vicini alla situazione in cui alcuni Paesi potevano uscire dall’ euro facendo saltare progetto europeo. Quel rischio è scomparso, oggi nessuno più scommetterebbe sul fatto che euro salti. E anche alcune ricoperture che ci sono state su Mps sono anche legate a questo”. Ma due sono le considerazioni da aggiungere per Profumo: Draghi ha potuto fare ciò che ha fatto perché l’Italia era più credibile; una soluzione esclusivamente finanziaria non basta perché l’Europa ha problemi comunque da risolvere. Come succede per un’impresa dove, fa il paragone Profumo, la finanza è fondamentale ma che non basta se non ha prodotti da vendere.

Uno dei temi centrali per l’Europa del futuro è anche l’immigrazione. “Tutti gli altri Paesi che crescono lo fanno per fattori demografici – spiega Profumo – gli Usa non crescono più di noi nel pil procapite ma hanno un profilo demografico da Paese in via di sviluppo. Il tema dell’immigrazione è fondamentale per l’Europa. Se non gestiamo in modo intelligente i flussi migratori avremo comunque problemi di crescita.  In Europa i consumi di sostituzione, i primi a essere ridotti nella crisi”. Bisogna capire come tornare a reinventare un racconto positivo in Europa, una volta che, per fortuna, l’unione attorno al progetto di pace ha lasciato il posto ad altre preoccupazioni e si torna a parlare dell’impossibilità di svalutare. Che, avverte Profumo, non è la strada da seguire. “La svalutazione competitiva – spiega- oggi sarebbe un bel problema: con un  numero di pensionati maggiore di prima significa dare un colpo a chi non può riadeguare il debito. La svalutazione competitiva è una cosa socialmente iniqua. Dopodiché le banche con tanta inflazione farebbero un sacco di soldi, ma penso sia una cosa profondamente sbagliata”.

IL MONTE DEI PASCHI VERSO L’ASSEMBLEA DI VENERDÌ

Il ritorno di fiducia nell’Euro area aiuta anche la banca di cui Profumo è presidente, il Monte dei Paschi che anche grazie alla discesa dello spread e alle ricoperture internazionali ha visto un forte recupero delle quotazioni di Borsa.. Qui il nuovo team guidato da Profumo è al lavoro per risolvere una situazione patrimoniale complessa e una bassa redditività. “Alcune cose importanti le abbiamo fatte e iniziamo a vedere alcuni risultati – dice Profumo ricordando l’accordo di fine dicembre con i sindacati, anche se una sigla ha decisoo di non firmare –  Noi sappiamo che nei prossimi anni i ricavi scenderanno e dobbiamo tagliare in modo significativo i costi”. Il 94,62% dei 3.329 lavoratori che ha votato alle assemblee convocate dalla Fisac-Cgil (al 18 gennaio se ne sono tenute 62 sulle 156 programmate) si è espresso contro l’ipotesi di accordo quadro separato sul piano industriale di Banca Mps. Il prossimo appuntamento cruciale per la banca è per venerdì con l’assemblea straordinaria di Mps chiamata a varare l’aumento di capitale necessario per il via libera ai Monti Bond da 3,9 miliardi. Oltre ad azionisti scontenti, sindacati e disturbatori ci sarà il leader del movimento 5 stelle Beppe Grillo e uno dei fondatori di Fare per Fermare il declino (o Michele Boldrin o il leader Oscar Giannino), presenti per iniziative politiche in città. “L’assemblea del Monte dei Paschi è un’assemblea e ci sono delle regole assembleari che prevedono interventi brevi. Nella misura in cui stanno nei tempi assegnati li ascolteremo con grande rispetto”, ha detto Profumo.

L’OPERAZIONE ALEXANDRIA

Che di gatte da pelare ne ha ben di più insidiose.  L’attuale cda di Mps ha in corso accertamenti su un contratto derivato siglato dal Monte nella gestione Mussari con la giapponese Nomura, chiamato Alexandria. Oggi il quotidiano Il Fatto ha scritto che “il Monte dei Paschi di Siena nel 2009 durante la gestione di Giuseppe Mussari ha truccato i conti con un’operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro di cui oggi i contribuenti italiani pagano il conto”. Il contratto, ricostruisce il Fatto, impone subito una correzione nel bilancio di 220 milioni di euro ma i consulenti di Pwc e Eidos stanno cercando di quantificare il buco reale nei conti del Monte che, secondo una fonte anonima citata dal giornale, potrebbe salire a 740 milioni di euro. L’operazione Alexandria, al vaglio anche della Procura di Siena, sarebbe servita a Mps per abbellire il bilancio 2009 scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto segreto a lungo termine non trasmesso dall’allora vertice di Mps, guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ai revisori dei conti Kpmg e a Bankitalia. Mps, in relazione a queste notizie, ha fatto sapere che “l’operazione denominata Alexandria rientra nel perimetro delle analisi in corso in relazione ad alcune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti e ad oggi presenti nel portafoglio della banca, e oggetto del precedente comunicato stampa del 17 gennaio scorso”. “Come comunicato – aggiunge Mps -le analisi, intraprese da questa banca tempestivamente e con il massimo grado di attenzione e diligenza, sono in fase di completamento e si prevede che possano essere sottoposte all’esame del consiglio di amministrazione della banca entro la prima metà del mese di febbraio. In tale seduta il consiglio di amministrazione potrà, previa valutazione dei relativi impatti, adottare ogni misura necessaria per assicurare, anche retrospettivamente, la corretta rappresentazione contabile delle operazioni in oggetto”. La banca, come già comunicato, ha comunque chiesto un aumento per 500 milioni di euro dei Monti bond per assicurare la copertura degli impatti patrimoniali di eventuali rettifiche di bilancio. Il titolo Mps cede il 3,23% in Borsa dopo essere stato sospeso per eccesso di ribasso.

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