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Profumo: “Ecco dove va Leonardo”

L’Ad del gruppo della Difesa e aeronautica annuncia in un’intervista a Handelsblatt strategie e obiettivi. Ma lancia lo sguardo più in generale sull’Italia, la Brexit, l’esercito europeo E in assemblea conferma la guidance per il 2018: “Sarà un anno di consolidamento”

Profumo: “Ecco dove va Leonardo”

Per Leonardo le parole d’ordine del piano industriale sono “crescita e investimenti”. Nel giorno dell’assemblea dei soci, è’ l’amministratore delegato Alessandro Profumo, da un anno alla guida del colosso nazionale della Difesa e dell’aeronautica, a fare il punto sulle strategie e gli obiettivi in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, firmata dal Regina Krieger. “Noi siamo un’azienda – afferma il manager – molto grande per l’Italia. Nel mondo nel settore difesa invece siamo tra i primi dieci. Fatturiamo in Italia solo il 15%. Con il piano vogliamo una crescita sostenibile e molto internazionale. Per raggiungerla dobbiamo avere dei prodotti eccellenti”.

Alla richiesta della giornalista di entrare nel dettaglio del piano al 2022, presentato appunto ad inizio d’anno, Profumo risponde che “: Le parole chiavi sono crescita e investimenti. Il nostro fatturato viene da un terzo dagli elicotteri – il nostro brand più conosciuto è Agusta Westland -, un terzo dai velivoli – tra cui partecipazioni all’Eurofighter e al caccia F-35s e poi l’elettronica per la difesa e sicurezza con sistemi di radar, controllo infrarosso e sensoristica, che come settore è più grande degli altri due settori. Insieme il fatturato è di 11,7 miliardi di euro. Abbiamo deciso di completare gli investimenti in prodotti chiave per raggiungere una crescita di 6% l’anno composto di ricavi e ordini”.

Ancora, commentando la trimestrale da poco pubblicata, l’Ad sottolinea che “I risultati del primo trimestre 2018, che hanno evidenziato una crescita nei ricavi del 4%, sono stati in linea con le attese e, come previsto, gli Elicotteri mostrano segnali di ripresa. Siamo focalizzati sull’esecuzione del Piano Industriale: abbiamo approvato la creazione di «Leonardo International» con l’obiettivo di rafforzare la nostra presenza sui mercati esteri, facendo leva sul modello «One Company», per garantire una presenza unitaria nei confronti dei clienti e di tutti gli stakeholders”. Quanto agli investimenti “noi investiamo per completare alcuni prodotti che devono essere certificati”. Un esempio? “Il AW609, un aereo molto innovativo a decollo verticale, come un elicottero, e che poi gira le eliche ed è molto più veloce di un elicottero. Può essere ottimo per emergency e medical services”.

Profumo attribuisce l’accoglienza negativa riservata al piano dal mercato e al titolo al fatto che “che nel 2018 e 2019 il Free Cashflow operativo era più basso di come il mercato lo aspettasse”. Ma sottolinea come ore l’attegiamento degli operatori stia cambiando in una direzione più favorevole. Anche durante l’assemblea in corso a Roma il manager ha confermato davanti agli azionisti che “il 2018 è un anno di consolidamento per porre le basi per la crescita sostenibile” di Leonardo. E ha confermato le linee di guidance dell’anno che prevedono ordini tra 12,5 e 13 miliardi, ricavi a 11,5-12 miliardi ed ebitda a 1,075-1,125 miliardi. Soffermandosi sui vari settori, sugli elicotteri Profumo ha sottolineato come Leonardo sia “un attore chiave”, ci sono “buoni segnali” e “siamo ben posizionati”.

L’intervista con Handelsblatt è stata l’occasione per allargare il giro d’orizzonte anche all’Italia e alla situazione politica: “Sono ottimista. Dopo un po’ di travagli uscirà un Paese che avrà una maggiore stabilizzazione delle forze politiche”. Il manager non vede rischi di deriva populista (“Mi sembra difficile, per essere sincero. L’Italia è molto radicata nel sistema europeo”) e riconosce che “avere stabilità politica è importante. Però credo la cosa più importante per L’Italia è rientrare in un percorso di crescita maggiore di quanto è stato raggiunto fino ad oggi. Le prime riforme hanno fatto fare l’Italia dei grandi passi in avanti. Oggi la crescita è positiva, ma dobbiamo rafforzare questo trend”.

Riguardo alla difesa europea vede l’avvio di un consolidamento del settore: “Qualcosa sta succedendo. Ma la palla sta nel campo dei sistemi di difesa nazionali, l’esercito, la marina, l’aereonautica dei diversi paesi, non in quello dell’industria che produce e fornisce. L’UE ha fatto negli ultimi due anni dei passi da gigante. Prima come fase sperimentale la cosidetta “preparatory action plan”, poi il fondo per la ricerca per prodotti e servizi comuni e infine la Pesco, che vede coinvolto 25 Paesi. E’ partito un processo, ma sarà lungo”. E per avere un esercito europeo “ci vorranno anni”.

Riguardo alla Brexit, “personalmente – afferma – mi auguro che, definite le pratiche del divorzio, sul tema difesa la Gran Bretagna rimanga fortemente vicina al sistema europeo”.

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