L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di liberi professionisti: quasi un milione e mezzo di persone. In questo insieme, le donne rappresentano poco più di un terzo, il 34,8%. Le oscillazioni a livello territoriale sono piuttosto limitate – si va dal 37% del Nord Est al 30% del Mezzogiorno – ma il dato generale nasconde al suo interno differenze profonde a seconda delle attività.
Secondo l’ultimo Rapporto sulle libere professioni in Italia pubblicato da Confprofessioni, in cima alla classifica ci sono psicologhe e psicoterapeute, che dominano il proprio settore con una quota di genere che arriva al 78,6%.
In seconda posizione si trovano i servizi culturali, di pulizia e alla persona, in cui la componente femminile è del 71,4%. Sull’ultimo gradino del podio c’è un terzetto formato da biologhe, botaniche e zoologhe, che surclassano i colleghi uomini con una presenza del 68,8%.
Chiudono la top-5 le specialiste in discipline linguistiche, letterarie e documentali (59,4%) e le veterinarie (59,2%).
Il sesto posto è occupato da infermiere, ostetriche e specialiste in riabilitazione e assistenza sociale (57,5%), seguite dalle professioniste in educazione e formazione (57,2%). Le donne superano gli uomini di misura anche nelle attività turistiche, ricettive e della ristorazione (50,6%).
Il primo settore in cui la pattuglia femminile risulta minoritaria è quello di avvocati e procuratori legali, dove gli uomini prevalgono 52,8 a 47,2%.
In decima posizione ci sono le giornaliste (45,3%), che battono di appena due decimali le tecniche dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive (45,1%).
Tornando alla libera professione nella sanità, le mediche (o medichesse: l’Accademia della Crusca ha sdoganato l’una e l’altra forma) sono il 37,4% del settore. Una percentuale di poco superiore a quelle delle professioniste attive nel commercio (35,6%) e delle architette (35,3%).
La quota delle donne è pari a circa un terzo nel campo artistico (34%), mentre nella formazione professionale e nello sport scende al 30,9%.
A seguire c’è la categoria professionale più ricca, quella delle notaie (30,2%), che precede le specialiste in matematica, fisica, chimica e scienze sociali (28,8%).
Le addette alla gestione amministrativa e contabile non vanno oltre un quarto della forza lavoro nel loro comparto (25,1%), mente imprenditrici, amministratrici e dirigenti aziendali si fermano a un quinto (20,8%).
Infine, la presenza femminile è particolarmente ridotta fra ingegneri (16,4%), geologi (12,9%), agenti di commercio (11,8%) e tecnici informatici (11,2%).