Scatta da oggi 30 giugno, per professionisti ed imprese, l’obbligo di accettare i pagamenti superiori ai 30 euro anche attraverso le varie forme di pagamento elettronico: bancomat, carte di credito e di debito. Un obbligo che ha il doppio fine di semplificare la vita dei consumatori ma anche di contribuire alla lotta all’evasione. Ma un obbligo che non piace ai commercianti, che lamentano i costi che da questo derivano, e un obbligo che è in realtà un obbligo a metà: non sono infatti previste sanzioni per gli inadempienti.
Nessuna sanzione
Nella pratica quotidiana i cittadini potranno quindi chiedere di pagare attraverso la moneta elettronica ma, in caso di risposta negativa, non potranno né evitare di pagare né denunciare la mancanza del professionista a cui si sono rivolti. Ad introdurre la novità è il decreto “crescita bis”, il numero 179 del 2012, che inizialmente aveva stabilito che l’obbligo scattasse dal primo gennaio di quest’anno e riguardasse solo i soggetti che fatturavano più di 200mila euro l’anno. Poi la proroga al 30 giugno ha fatto cadere questa prescrizione e da oggi l’obbligo varrà per tutti. Solo sopra i 30 euro per commercianti, artigiani, imprese e studi professionali. Dal ristorante all’idraulico, dal falegname al dentista, dal parrucchiere a tutte le attività professionali siano essi notai, avvocati, architetti o commercialisti.
CGIA di Mestre: costringe a costi inutili
Il segretario Giuseppe Bortolussi sottolinea gli aspetti penalizzanti per chi ha un’attività artigianale: “Questo comporta che ciascun dipendente – dice – dovrà essere dotato di un Pos. Chi ha voluto questa legge ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?” E ancora: secondo i calcoli della CGIA un’azienda con 100 mila euro di ricavo annuo si troverà a spendere, in media, 1200 euro l’anno tra Pos, canone mensile, canone annuale e percentuale di commissione sull’incasso.
Nessuna sanzione per gli inadempienti
Non sono però previste sanzioni per gli inadempienti. Sanzioni che saranno forse introdotte in un secondo momento, quando magari i costi di installazione e gestione dei Pos saranno resi più abbordabili, ma la cui attuale assenza rende l’obbligo una sorta di “dichiarazione d’intenti”.
I professionisti contrari
Molte nel mondo del lavoro le voci contrarie alla novità, soprattutto per i costi che questa comporterebbe. Secondo Confesercenti, un imprenditore che realizza transazioni per circa 50mila euro l’anno tra costi di installazione, canoni e commissioni pagherà all’incirca 1.700 euro l’anno. Per cui nel complesso il mondo delle imprese per questi servizi dovrebbe versare 5 miliardi. Per la Cgia di Mestre con 100mila euro di movimentazione il costo annuo dovrebbe oscillare da 2.478 a 2.608 euro a seconda delle tecnologie utilizzate (semplice Pos, Pos cordless o Gsm) che al netto delle detrazioni fiscali scende poi a 1.183-1.240 euro. Secondo uno studio dei Consulenti del lavoro il canone oscilla dai 10 euro del Pos standard ai 28 del Gsm. Per ogni operazione si pagano poi 20 centesimi per la chiamata ad un numero automatico ed una commissione bancaria che in media si aggira sul 2% dell’importo transato.