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Produzione elettrolizzatori: ok dell’Europa all’Italia, 100 milioni di euro per incentivare l’uso dell’idrogeno

Le risorse servono a realizzare impianti adatti all’uso della fonte pulita e non sono considerati aiuti di Stato. C’è tempo fino a dicembre 2025

Produzione elettrolizzatori: ok dell’Europa all’Italia, 100 milioni di euro per incentivare l’uso dell’idrogeno

L’Italia potrà produrre in casa gli elettrolizzatori per l’idrogeno. Gli investimenti da sostenere sono elevati, ma la Commissione europea ha approvato il piano di sostegno proposto dall’Italia per la promozione della filiera dell’idrogeno con un finanziamento di 100 milioni di euro.

Cosa sono gli elettrolizzatori?

Sono macchine sofisticate che gestiscono l’acqua e separano l’idrogeno dall’ossigeno. Hanno tanti serbatoi interni dove viene alloggiato l’idrogeno, mentre l’ossigeno residuo può andare in aria. L’energia elettrica che fa funzionare le macchine è prodotta a sua volta da fonti pulite. Si tratta, in sostanza, di una catena produttiva priva di effetti sull’ambiente e capace di assicurare buone economie di scala. È chiaro che dipende dalla grandezza degli impianti che si andranno ad installare e di cui dovrà dotarsi la grande industria manifatturiera.

L’elettrolisi così organizzata darà un grande contributo allo sviluppo dell’idrogeno verde per il quale l’Ue ha predisposto un piano specifico e addirittura una Banca. Gli elettrolizzatori in esercizio sono ancora pochi e la produzione di idrogeno verde in Italia con energia elettrica rinnovabile è meno dell’1% del totale. Bisogna correre per sfiorare i traguardi di sostenibilità al 2030. Va detto anche che i maggiori produttori di elettrolizzatori sono i cinesi che controllano circa il 50% del mercato mondiale.

Tutti i settori possono accedere al contributo economico

La commissione europea nel concedere il via libera all’Italia e il finanziamento da 100 milioni ha evitato il regime degli aiuti di Stato. La decisione è stata presa nell’ambito di quel quadro di transizione sull’economie nazionali in vigore da marzo scorso. Lo scopo di tale “franchigia” è sostenere misure in settori fondamentali per ridurre la dipendenza o l’importazione di combustibili solidi. Una sintesi tra esigenze di mercato ed ambientali, sebbene nel frattempo sia cresciuta anche in Italia la domanda di gas.

Secondo il ministero degli Esteri, “la misura europea sarà aperta a tutti i settori, ad eccezione delle istituzioni finanziarie.” L’aiuto incentiverà la produzione di attrezzature necessarie per la transizione verso un’economia a zero emissioni e sarà concesso entro il 31 dicembre 2025.

Il contesto nel quale l’Italia deve inserirsi, senza pretese locali, è il REPowerEU associato agli investimenti del PNRR. Costruire macchine in casa aprirà una competizione con l’industria Made in China e, in misura minore, con quella americana. Ma non bisogna escludere che il Made in Italy vinca anche questa partita. Certo, contano i giocatori.

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