L’operazione di ristrutturazione del derivato Alexandria e il relativo collegamento con la posizione in Btp erano noti a tutte le strutture della banca Monte dei Paschi di Siena. E’ quanto ha sostenuto dall’ex direttore generale della banca Mps Antonio Vigni, imputato per ostacolo all’attività di vigilanza e interrogato oggi dal pm.
“L’operazione è nata con questo collegamento” ha detto Vigni chiarendo che anche l’altra operazione, la Santorini fatta con Deutsche bank e oggetto di restatement da parte della banca per ricalcolarne gli effetti patrimoniali e contabili, aveva la stessa struttura.
L’ex dg di Mps descrive l’operazione, entrata tra quelle contestate dall’inchiesta della Procura di Siena, “come un’operazione complicata, che il capo della finanza mi presentava come normale”. Il capo della finanza in questione è Gian Luca Baldassarri, anche egli imputato che qualche giorno fa in Tribunale ha pure sottolineato l’irrilevanza del mandate agreement e il fatto che la vigilanza di Bankitalia non aveva chiesto a lui conto di quel documento.
Vigni nel corso dell’udienza ha anche ricordato che l’allora Cfo Marco Morelli si era opposto all’operazione di ristrutturazione e aveva chiesto una ispezione sull’area finanza che poi fu fatta.
L’ex dg di Monte dei Paschi ha anche escluso che potesse esserci un collegamento tra la ristrutturazione di Alexandria, servita per l’accusa a occultare perdite, e la remunerazione della cedole sul titolo Fresh, uno strumento tra quelli utilizzati allora da Mps per pagare l’acquisto di Antonveneta che, secondo l’accusa, era in realtà uno strumento di debito e non di capitale come invece dichiarato alla Banca d’Italia.
Il titolo, intanto, perde lo 0,29% intorno alle 12,30.