E’ una cifra monstre quella ricavabile, solo teoricamente, dalla vendita di tutto il patrimonio immobiliare pubblico, il cui valore ammonta a circa 340 miliardi di euro.
Si tratta di una stima preliminare fornita dal direttore della direzione Finanza e Privatizzazioni del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia, Francesco Parlato, nel corso dell’audizione sulla gestione, razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico di fronte alla Commissione Finanze della Camera.
La stima è stata ottenuta valutando gli immobili dello Stato sulla base del valore di bilancio (55 miliardi) e quelli delle altre amministrazioni ai prezzi medi di mercato elaborati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (circa 285 miliardi).
Parlato ha presentato alcuni alcuni risultati del Progetto “Patrimonio della P.a.” avviato dal ministero dell’Economia e delle Finanze e di cui una prima fase di raccolta dei dati dei beni immobili e partecipazioni delle pubbliche amministrazione si è conclusa nel 2011.
I dati comunicati dalle amministrazioni sono relativi a oltre 530.000 immobili per una superficie complessiva di oltre 222 milioni di metri quadrati.
L’80% delle unità immobiliari è detenuto da amministrazioni locali, mentre il 70% della superficie è utilizzato per lo svolgimento di attività istituzionali e il 47% delle unità è destinato a uso residenziale, per gran parte detenuto da Comuni, enti previdenziali e Iacp. Dati che rendono il patrimonio cristallizzato e molto poco omogeneo, rendendo particolarmente difficile soprattuto dal punto di vista normativo l’alienazione degli immobili.
Negli scorsi mesi si è fatto importante il dibattito sull’opportunità di privatizzare una parte del patrimonio pubblico per abbattere il debito. Molte proposte sono state avanzate da più parti, ma le cifre iperboliche di cui si è a volte parlato (c’è chi immagina di portare il rapporto debito/pil al di sotto del 100 vendendo asset dello stato e degli enti periferici) sembrano lontane da obiettivi di realistica realizzazione, soprattutto visto il fallimento dei tentativi di cartolarizzazione di un decennio fa e le condizioni scarsamente liquide del mercato.