Per la privatizzazione di Poste italiane si entra nella settimana decisiva. Consob darà il via libera al prospetto informativo dell’Ipo (Initial public offering) “spero ragionevolemente entro la prossima settimana, questo consentirebbe di rispettare il calendario”, ha detto il presidente Giuseppe Vegas a chi lo sollecitava, a margine di un convegno a Milano, sui tempi delle prossime decisioni. L’intenzione di Poste, come si sa, è di far partire l’offerta il 12 ottobre e l’attesa è che il via libera della commissione nazioanle di controllo sulla Borsa arrivi entro venerdì prossimo, 10 ottobre. Si scaldano i motori e intanto circolano le stime delle banche incaricate del collocamento. Mediobanca Securities e Banca Imi (Mediobanca è uno dei global coordinator dell’Ipo, assieme a Banca Imi, Unicredit, Citigroup e BofA Merrill Lynch) in due diversi studi, anticipati da Reuters, valutano Poste tra i 9,3 e gli 11,2 miliardi nel primo caso e tra gli 8,95 e gli 11,42 miliardi nel secondo.
Banca Imi stima per i prossimi anni un payout del 61% mentre gli analisti di Mediobanca stimano invece che tra il 2015 e il 2018 Poste Italiane possa distribuire dividendi cumulati per 1,7 miliardi di euro su un totale 2,6 miliardi di utili, corrispondenti quindi a un payout del 65%.
“Se le nostre aspettative saranno corrette, Poste Italiane potrebbero distribuire 400 milioni di euro di dividendi nel 2015, tendendo verso i 500 milioni di euro nel 2018”, si legge nel documento di Mediobanca.
Lo studio mette in luce non solo la particolarità di Poste Spa nel panorama internazionale (solo il 14% dei ricavi è generato dal servizio postale) e il punto di forza rappresentato dai 13.200 uffici postali, diffusi capillarmente sul territorio.
Tra i punti in ombra Mediobanca segnala la scarsa visibilità sui crediti vantati verso il ministero delle Finanze e l’amministrazione pubblica e la sostenibilità del margine di interesse di Banco Posta in uno scenario di tassi di interesse bassi per un periodo prolungato di tempo.
Tra le opportunità si citano, tra gli altri, la possibilità che i risparmi delle famiglie si trasferiscano dai titoli di stato ai prodotti dell’asset management e il potenziale valore del portafoglio immobiliare.
Gli analisti di Mediobanca infine prevedono che i ricavi di Poste Italiane possano salire dai 28,51 miliardi del 2014 a 29,86 miliardi nel 2017, con un Ebitda che salirà da 1,36 miliardi a 1,73 miliardi nel 2017. L’utile netto invece crescerà dai 212 milioni del 2014 a 674 milioni nel 2017.
Lo studio di Banca Imi sottolinea che il gruppo possa fare affidamento nei prossimi anni sui redditizi business assicurativo (circa il 66% dei ricavi) e sui servizi finanziari (circa il 19% dei ricavi, includendo Bancoposta e Banca Mezzogiorno). E ritiene che il gruppo possa registrare un progressivo miglioramento dei risultati nei prossimi anni. La stima è che il fatturato possa passare dai 28,512 miliardi del 2014 ai 29,823 miliardi del 2017, con un Ebit in crescita da 691 milioni a 1,04 miliardi nel 2017, grazie soprattutto al contributo dei servizi assicurativi e del turnaround di quelli postali. L’utile netto dovrebbe salire dai 212 milioni del 2014 ai 640 milioni nel 2017.
Tra i rischi – come ad esempio i costi più alti del previsto che potrebbe comportare la ristrutturazione della divisione postale e la presenza di forti sindacati che potrebbe ritardare il processo (un primo accordo è però appena stato raggiunto dal management con le organizzazioni sindacali, ndr) – le incognite legate al compenso per il servizio universale e il rischio-Paese derivante dai 115 miliardi di bond detenuti dalle divisioni finanziarie.
Come di consueto, lo studio precisa che si tratta di una valutazione sul lungo termine.