La battaglia sulla legge elettorale entra nel vivo. Oggi alle 10 e 30 il testo dell’Italicum arriva in Aula alla Camera e i deputati voteranno a scrutinio segreto le quattro pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel, Lega, Movimento 5 Stelle e Popolari per l’Italia. L’anonimato genera qualche apprensione in Forza Italia e soprattutto nel Partito democratico, chiamato ad una prova d’unità tutt’altro che scontata.
Maria Elena Boschi, responsabile della segreteria Pd per le riforme, ostenta sicurezza, affermando che il partito dimostrerà di essere compatto. Anche il principale esponente della corrente anti-Renzi, Gianni Cuperlo, sostiene che nel Pd non ci saranno rotture.
Ieri sera, però, i deputati democratici hanno ripresentato gli emendamenti al testo che erano stati ritirati in commissione: spiccano quello di Rosy Bindi sulle preferenze, quello di Marco Meloni sulle primarie regolate per legge e quello di Giuseppe Lauricella per subordinare l’entrata in vigore della legge elettorale alla riforma del Senato.
Intanto, sempre ieri la legge è stata approvata dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. La votazione – durata appena una decina di secondi – è stata ostacolata dalla bagarre dei parlamentari grillini, che hanno messo in scena una vivace protesta. I deputati dei gruppi minori (Fratelli d’Italia, Lega, Sel, Popolari, Centro democratico), insieme ad Antonio Leone del Nuovo centrodestra, sostengono che l’operazione non sia valida e debba essere ripetuta.
Il tempo, in ogni caso, non dovrebbe mancare, perché i primi voti di merito sulla legge potrebbero arrivare addirittura martedì 11 febbraio, a causa del sorpasso nell’ordine del giorno del decreto legge sulla terra dei fuochi.
Il voto di oggi rappresenta comunque un’occasione per chiunque voglia indebolire il segretario Pd, Matteo Renzi, e mettere a dura prova il suo asse con Silvio Berlusconi. Se le pregiudiziali dovessero essere bocciate con una maggioranza esigua, il messaggio sarebbe chiaro: l’accordo non è blindato.