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Primo Marella, l’uomo che ha scommesso sull’arte cinese e ha vinto

Appuntamento con una personaggio che nel 1993 decise di iniziare una nuova storia e partendo da Sarnico (BG) cominciò a viaggiare. Il suo obiettivo era ricercare nuovi artisti nel panorama mondiale che con la loro arte fossero in grado di suscitare qualcosa di diverso e che sapessero lavorare utilizzando diverse tecniche e strumenti: pittura, scultura, fotografia, fino a sofisticati video e installazioni anche con l’ausilio del sonoro.

Parliamo di Primo Marella, presente in italia con il prestigioso spazio Marella Gallery di Milano e dal 2005 anche a Pechino con lo spazio Marella Gallery Beijing. Lo abbiamo intervistato a poche ore dal suo rientro dopo un lungo viaggio in alcune regioni del sud-est asiatico.

FIRSTonline – La sua è una storia lunga, ma soprattutto una storia speciale legata allo scouiting, dapprima verso artisti europei e poi asiatici, ancora prima che si parlasse di arte cinese, ci racconta cosa l’aveva “ispirata” e convinta che quella fosse una strada giusta da percorrere?

Marella – Ho iniziato a seguire l’arte contemporanea mentre ero al Liceo, e a collezionare le prime opere d’arte mentre facevo l’università’. Assieme ai trattati di Macroeconomia, ai libri di Statistica e di Diritto, leggevo e studiavo libri d’arte, con particolare attenzione al contemporaneo. Frequentavo mostre, musei, le Biennali, e le fiere del tempo, e quando potevo, aiutato dalla mia famiglia, acquistavo qualche operetta. Ho deciso di aprire una galleria poiché’ ritenevo che l’offerta di arte contemporanea, in Italia, fosse incompleta, e lagata alla logica commerciale dei galleristi e dei mercanti dell’epoca, parlo degli anni ottanta, inizio anni novanta. Per cui, parziale. In anni di grande fermento, con la crescita di poli artistici quali New York , Berlino, Londra, nelle nostre gallerie si vedeva poco di questo fermento, e i galleristi erano poco avvezzi a organizzare una galleria con personale qualificato, per seguire burocrazie ,importazioni, dogane, permessi vari, per guardare  fuori dall’Italia e per avviare un programma internazionale.

FIRSTonline – Quando ha cominciato a capire che bisognava esplorare Paesi emergenti, come la Cina, l’India, il Brasile, per trovare nuovi talenti da proporre sul mercato internazionale?

Marella – Abbiamo iniziato ad occuparci di arte contemporanea, guardando alle nuove capitali occidentali dell’ arte, a partire da New York, ma ben presto, osservando l’evolversi degli scenari internazionali, ci siamo accorti che molte cose interessanti stavano succedendo in Cina. Era il 1997-1998, e di li a poco abbiamo iniziato a presentare le prime opere di artisti cinesi, dopo lunge fasi prima di analisi e di ricerca, e poi di contatto e accordo con questi artisti. Da li si e’ innescata la nostra avventura asiatica, che ci ha portato ad investigare la Cina in lungo e in largo , portando in Italia una gran parte degli artisti che poi sono diventati i loro artisti più’ importanti e rappresentativi. Nel 2004 abbiamo infine aperto la nostra galleria di Pechino, che e’ stata la prima galleria europea ad aprire in Cina, rafforzando il nostro programma internazionale. Con un forte volonta’ di ricercare, capire , e studiare i nuovi fenomeni che stavano interessando l’arte contemporanea, abbiamo cominciato a seguire alcuni artisti Indiani, coreani, e anche Brasiliani . Verso il 2007 ci siamo spinti sempre di più’ verso Indonesia , Filippine e Africa. In questo momento stiamo monitorando l’arte in molto paesi emergenti , in particolare asiatici, quali Cambogia, Vietnam, Myanmar.

FIRSTonline – Ricordo che da lei sono passati nomi di artisti cinesi, allora poco noti con costo per un opera che non superava la decina di migliaia di euro e che poi abbiamo visto passare nelle case d’asta internazionali, a centinaia se non a qualche milione di dollari, ci può indicare qualche nome?

Marella – Abbiamo presentato in Italia molto artisti , anche a molto meno di una decina di migliaia di euro , che hanno avuto successivamente notevoli rivalutazione nelle aste internazionali di Christie’s e Sotheby’s.  Tra questi Zang Xiaogang, Liu Ye, Zhang Fanzi, Yue Minjun, Li Songsong, Liu Wei,  Chen Ke , Feng Zhengjie, Wang Xigwei , Yang Fudong, Zhou Thieai e molti  altri per la Cina; Subodth Gupta, Barthi Ker, Tukral and Tagra, A.Balasubramanian, Ravinder Reddy, Reena Kallath, per l’India; Agus Suwage, Handivirnam Saputra, Rudi Mantofani, Entang Whiarso, Jumaldi Alfi, per L’indonesia; Ronald Ventura, Nona Garcia, Annie Gabigting, Yasmin Sison, per le Filippine ; Donna Ong per Singapore; Natee Utarit per la Thailandia, AUNG KO per il Myanmar, Sopeaph Pich per la Cambogia, Os Gemeos per il Brasile, A.Konate per il Mali.

FIRSTonline – Oggi lei è molto impegnato nel sud est-asiatico, ci vuole raccontare qualcosa?

Marella – E’ un area in forte fermento, con tanta energia che si riversa verso L’arte contemporanea. Credo sia l’area più’ interessante e in fermento , con l’indonesia in testa. Anche il Guggenheim di New York ha appena inaugurato una mostra su questa regione.

FIRSTonline – Oggi, in questo periodo particolare di crisi, lei prosegue comunque la sua attitudine con grande entusiasmo, che cos’è che la ispira a continuare, diciamo pure a battersi nonostante la fatica e le enormi difficoltà del momento?

Marella – La bellezzza del lavoro che svolgo, uno staff di altissimo livello che e’ sintonizzato come me su questo lavoro, il senso della sfida e della ricerca di nuove realtà’, con occhi che vedono cio’ che altri non vogliono o fanno fatica a vedere e a capire.

FIRSTonline – La situazione del  mercato dell’arte in Italia, è risaputo che è in difficoltà e che tutto ormai si “esprime” in ambito internazionale, secondo lei cosa si potrebbe fare per riportare un po’ di ordine e fiducia per chi colleziona e investe in arte?

Marella – Va cambiata la mentalita’ che in questo momento di crisi si  sta radicando, ovvero che chi compra arte e’ un delinquente, o un benestante che ha fatto i soldi danneggiando qualcun’altro , o che e’ un evasore , e che quindi si può’ permettere di acquistare arte mentre altri fanno fatica a campare. E il redditometro e’ li pronto a verificare l’attività’ di queste persone. Tutto cio’ aggiunto ad un IVA tra le più’ penalizzanti al mondo, sta azzerando il settore dell’arte contemporanea, senza che nessuno faccia nulla. Soppravviveranno solo quelle gallerie, poche, che hanno un seguito, e dei clienti internazionali. E molte gallerie, e gli artisti più’ bravi, lasceranno l’Italia.

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