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Primarie Usa: la rincorsa del socialista Sanders piace ai giovani

“Ciò che è iniziato la scorsa settimana in Iowa, ciò che gli elettori del New Hampshire hanno confermato stasera, non è niente di meno che l’inizio di una rivoluzione politica. E’ una rivoluzione politica che unirà decine di milioni di persone”. Così l’outsider delle primarie democratiche statunitensi, Bernie Sanders, ha commentato la netta vittoria sulla favorita Hillary Clinton, ben più netta della risicata sconfitta incassata al primo turno in Iowa, quando l’ex First Lady aveva ottenuto appena due delegati in più dello sfidante “socialista” (23 a 21, nella tappa di ieri invece Sanders ne ha portati a casa 13 contro 9).

Che qualcosa stia cambiando nelle gerarchie del Partito Democratico americano non è solo il risultato del New Hampshire a dirlo: se infatti la vittoria finale di Clinton, che ha già il sostegno di 362 superdelegati (contro i soli 8 a favore del senatore del Vermont), non dovrebbe essere in discussione, qualche segnale di una svolta “a sinistra”, soprattutto tra le nuove generazioni, c’è. Alcuni dati spiccano su tutti: nell’Iowa, al primo turno, nella fascia di età tra i 17 e i 29 anni (il 18% dei votanti), Sanders ha raccolto l’84% dei consensi contro il 14% della candidata favorita. Settanta punti di scarto, ancora di più dei 46 inflitti da Barack Obama alla stessa Hillary otto anni fa. Sempre in Iowa Bernie ha vinto la sfida anche tra la popolazione con reddito più basso (fino a 50.000 dollari) e tra quella più istruita. Ma soprattutto ieri il socialista ha espugnato quello che nel 2008 fu un fortino della Clinton, che in New Hampshire aveva sconfitto il futuro presidente Obama: i voti di entrambi sono ora per la maggior parte confluiti, e non di poco, all’outsider.

C’è dunque voglia di “socialismo”, sempre tra virgolette quando applicato al contesto americano. Anche se, oltre allo stesso Sanders, è il Washington Post a sdoganare questa nuova tendenza, individuando due motivi principali del crescente appeal del challenger democratico. Il primo è questo: “Millennials love Sanders not despite his socialism, but because of it”. La generazione nata dagli anni 80 in poi non ha nulla contro il socialismo, anzi: cresciuta fuori dal retaggio della guerra fredda e dei regimi comunisti visti come nemici della democrazia, spiega il Washington Post, per tutti questi giovani il socialismo è associato ai “prosperous, egalitarian, relatively well-functioning Scandinavian states”. Ai prosperosi e egualitari Paesi scandinavi, mentre il capitalismo non è più visto come un modello così vincente e intoccabile, soprattutto da quando è scoppiata la crisi economica globale che non ha risparmiato neanche gli Usa, “tradendo le aspettative di un’intera generazione”. Anzi, un recente sondaggio condotto da YouGov ha rivelato che il 43% degli under 30 ha un’opinione positiva del socialismo, mentre solo il 32% la pensa altrettanto bene sul capitalismo.

C’è poi, sempre secondo il Washington Post, una motivazione di stile: Sanders, a differenza di Hillary Clinton, è percepito come molto più autentico. “Nell’era dei social, della costante ricerca di costruirsi la migliore immagine possibile in maniera anche cinica, c’è sempre più voglia di naturalezza. Sanders è sincero, appare come è. E questo piace”. Paragonandolo al popolare hashtag di Instagram #iwokeuplikethis, pensato proprio per contrastare l’ossessione dell’immagine perfetta, Bernie secondo uno dei più autorevoli quotidiani americani è esattamente così: si mostra “au-naturel”, come si alza dal letto, spesso spettinato. A differenza della concorrente che, secondo un editoriale del New York Times, non piace neanche troppo alla generazione precedente, la sua, quella dei baby boomers. Se finora in quella fascia demografica i risultati sembrano premiarla, secondo il NYT le donne che hanno vissuto con passione le prime fasi dell’impegno femminile in politica non si identificano affatto in lei, come in teoria dovrebbero, visto che l’ex moglie del presidente Bill Clinton è in corsa per diventare il primo presidente donna degli Stati Uniti.

Impresa che comunque resta ancora lontanissima. Oltre alla concorrenza interna di Sanders (le primarie finiscono a giugno), se tutto andrà come sembra la Clinton dovrà poi sconfiggere la ancora più impietosa legge dei grandi numeri, secondo la quale difficilmente è ipotizzabile un terzo mandato di fila per la stessa maggioranza. L’esperienza Obama pare giunta al capolinea anche dal punto di vista del consenso, che non è certamente più quello del 2008. Saprà Hillary – o chi per lei – rivitalizzarlo? Difficile, se si pensa che di fianco a questa voglia di “sinistra” che emerge tra i giovani meno abbienti e più istruiti, arrivano parallelamente ben altre indicazioni dalle primarie repubblicane, dove è in crescita il consenso a favore dell’imprenditore Donald Trump, per quanto più volte accusato di razzismo e sessismo. Il magnate, che una settimana fa nell’Iowa ha ceduto solo un delegato al favorito Ted Cruz, ha invece stravinto in New Hampshire: 10-2 i delegati conquistati nella seconda tappa, e sul fronte repubblicano la corsa non è condizionata dai cosiddetti superdelegates, ossia i membri del partito liberi di sostenere l’uno o l’altro candidato.

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